di Gianfranco PARIS

E' la prima volta dopo molti anni che leggo un lavoro di conoscenza e interpretazione della realtà economica reatina. Lo ha scritto e pubblicato un giovane reatino studioso di economia inserendolo nel quadro di un più ampio studio sulla “Internalizzazione della piccola impresa nel contesto globalizzato” (è questo il titolo del libro edito da Aracne che è stato presentato il 4 u.s. presso la CCIAA di Rieti) a dimostrazione che anche una piccola realtà come la nostra ha la sua importanza nel contesto dell'economia mondiale, ed è dall'esame dei dati dell'economia mondiale che oggi bisogna partire per capire come ci si debba comportare per reggere nel mondo dell'industria. Il nucleo industriale reatino, che negli anni '70 e '80 del secolo scorso si era guadagnato un posto al sole nell'economia italiana e non solo con presenze veramente importanti come Texas Instruments, Telettra, Intermotor, Ariston, ecc., è oggi ridotto all'osso e può vantare solo modeste presenze di eccellenza in campi specifici come quello sanitario, del dosaggio dei prodotti chimici e telecomunicazioni, delle pompe dosatrici elettromagnetiche. Il resto è poca cosa anche se ogni tanto si registra qualche presenza tonificante come ad esempio Telpress, mentre l'intero nucleo industriale si avvia a diventare una zona a prevalente vocazione commerciale! Luca PITONI per la sua analisi parte dallo esame di tre piccole aziende la Mysui S.r.l., la Italpiume e la Injecta.

La Mysui opera nel settore del dosaggio dei prodotti chimici e telecomunicazioni, la Italpiume nel settore tessile e la Injecta nel settore delle pompe. Ciò che salta subito agli occhi dell'osservatore è che mentre la Mysui e Injecta operano nei rispettivi settori con altissima tecnologia, Italpiume è riuscita a trovare un sistema di gestione della propria attività industriale spogliandosi della attività commerciale. Mysui riesce a restare in vita e produrre utili perché, data l'eccellenza del prodotto, si mantiene a galla in quanto opera nel mondo intero, ha cioè internazionalizzato la sua attività. Analoga situazione si riscontra in Injecta. Entrambe queste realtà industriali reatine riescono a stare sul mercato, garantire lavoro e utili perché fanno tesoro della ricerca e la applicano in concreto nei loro prodotti. Questo consente loro di guardare lontano. Oggi solo la tecnologia consente ai prodotti di stare sul mercato. Se un'azienda o un commerciante ha bisogno di prodotti innovativi, l'azienda che li produce non ha bisogno di una grande organizzazione commerciale, operando nel mondo della informatica se li va a cercare da se. E la buona fama circola subito nel mondo degli addetti ai lavori. Così accade per Mysui e per Injecta, che fa parte del gruppo Seko che è riuscito a far guadagnare al nucleo industriale reatino l'appellativo molto onorevole di Valley Pump. Italpiume, poiché la materia prima per i suoi prodotti proviene dall'oriente, si è invece specializzato solo nella produzione. Importa le piume, le lavora, ma riconsegna tutti i prodotti al fornitore delle piume che pensa da se a commercializzarle nel paese d'origine o altrove. Un'idea vincente che consente all' azienda di rimanere in attività con profitto. L'esame di fatti di questo genere spiega da se solo perché il nucleo industriale reatino ha fatto la fine di “purzelletta”. Finiti gli incentivi della Cassa per il Mezzogiorno e squagliatisi i “grossi”, bisognava fare in modo che i piccoli rimasti percorressero la via della ricerca e della innovazione. Ma questo può essere fatto solo con incentivi pubblici, che però non devono essere fatti a pioggia e a fondo perduto, e bisognava mettere in campo un Centro Servizi capace di indirizzare e fornire alle piccole imprese servizi reali diretti soprattutto all'innovazione. Invece il potere pubblico, locale, regionale e nazionale, si è limitato a richiedere la cassa integrazione per mantenere in vita i defunti e il centro servizi del nucleo, finalmente realizzato quando le aziende più importanti stavano per andarsene, anziché occuparsi di incentivare le imprese alla innovazione si è dato a concedere la trasformazione di destinazione d'uso di capannoni e nuovi lotti per insediamenti commerciali, lasciando a se stessi i pochi piccoli industriali che non volevano mollare, mentre i manager del centro venivano dotati di lauti compensi a spese della collettività. Con questo libro un giovane studioso reatino perché qui da noi le cose vanno male, lo fa uno che è vittima di questo sistema di chiacchieroni che vanno a promettere ciò che sanno di non poter mantenere, il quale per potere rimanere a vivere a casa propria si è messo a fare il dirigente di una piccola azienda familiare. Ma mentre i chiacchieroni vengono poi promossi dall'elettorato a cariche sempre più remunerative, chi ha il coraggio di restare deve assumersi tutti i rischi e gli oneri, compreso quello di mantenere questi parassiti. Francamente una lettura salubre, che suscita amarezza, ma anche speranza, perché dovrà pure arrivare il momento nel quale questi giovani prenderanno il potere, anche se quelli dell'ultima generazione hanno dimostrato più di sapersi adagiare al negativo che di cercare il positivo.