Bisogna reagire al disegno scellerato di accorpare la Sabina all'Area metropolitana di Roma, scegliendo di andare in Umbria.

di Gianfranco PARIS

E' accaduto quello che avevo previsto nel mio ultimo intervento. In politica da noi è facile fare il mestiere del “profeta di sventure”, ovviamente quelle causate dai soliti noti. Avevo affermato che l'aver previsto nel decreto “sfoltisci Province” l'accorpamento della Provincia di Rieti alla Provincia di Viterbo era un fatto provvisorio in attesa che accadesse il fatto principale della creazione dell'Area Metropolitana di Roma, della quale diventasse parte tutto il territorio della Sabina, niente escluso. Una manovra che mi risultava chiara dal verificarsi di una serie di considerazioni e indizi. Nessuna persona di buon senso può pensare che l'accorpamento previsto dal decreto sia una cosa sensata che possa avere applicazione. Non lo vuole nemmeno Viterbo, che dalla nostra presenza ingombrante potrebbe ricavarne solo fastidi e disagi. Allora perché? Appare del tutto evidente che questo decreto, così com'è, non sarà mai applicato. La prima ragione sta nel fatto che a primavera si svolgeranno nuove elezioni politiche. Quello che accadrà dopo già emerge chiaramente. Lo ha anticipato qualche giorno fa il Sindaco di Paganico Sabino Clemente DOMINICI il quale, dopo una lunga parentesi nella quale sosteneva che l'Area Metropolitana di Roma doveva essere limitata al massimo a Settebagni, se ne è uscito che oggi a noi conviene diventare parte della stessa, una conversione a 360° come quella di Saulo, che fu folgorato sulla via di Damasco.

Le due assemblee dei sindaci guidate dal Presidente morituro MELILLI, che stranamente ha ritirato le dimissioni che aveva strombazzato ai 4 venti, si sono concluse con la strategia della resistenza ad oltranza senza alcuna proposta concreta alternativa alla soppressione. Sarebbe a dire, facciamo stare per il momento tutti calmi e buoni, tanto l'accorpamento non si farà, e per ora non proponiamo niente in attesa che si sia pronti per l'Area Metropolitana romana senza che il popolo gonzo se ne accorga, poi all'ultimo momento, poiché la minaccia di Viterbo sarà sempre incombente, ci penseremo noi a convincere i riottosi. E' una tecnica sperimentata della politica di regime che risale al primo dopoguerra che ha sempre funzionato e che MELILLI sperimentò qualche anno fa con il referendum indetto a Leonessa per trasferire quel Comune in Umbria, quando riuscì a sventare il tentativo del Sindaco TRANCASSINI. Oggi i leonessani sono veramente pentiti. Durante questa settimana intanto è iniziata la campagna dei fiancheggiatori. Imprese-Unindustria, che rappresenta in minima parte gli interessi delle imprese reatine e delle altre Province e in magna pars quelle di Roma, se ne è uscita con una solenne dichiarazione che rilancia la proposta di una Regione Metropolitana. Non so quanto una proposta del genere può essere vantaggiosa per le industrie reatine, collocate in zona disagiata rispetto a quella romana e prive di infrastrutture adeguate. E non so quanto gli industriali di Rieti ne siano consapevoli. Certo è che oggi sono ben poca cosa e non dimostrano di avere nel loro seno la capacità di poter contare nel futuro. Sperano sempre nella manna degli aiuti e delle agevolazioni di stato. E' anche certo che la nascita di una Regione Metropolitana toglierebbe tutti i residui poteri che oggi spettano ai Comuni del Lazio per accentrarli su Roma e asservendo tutti agli interessi della metropoli. E addio sogni di gloria anche per gli sparuti industriali reatini rimasti su piazza! Mentre a quelli che Unindustria chiama presidi strategici, che sarebbero le attuali Province o i comuni dei porti laziali, rimarrà di occuparsi solo delle cose fastidiose per il vero potere regionale, e al resto dei comuni quello di occuparsi dei fontanili o dei marciapiedi con sindaci che sarebbero più utili idioti che amministratori di un ente locale. Tutto il vero potere sarà invece accentrato a Roma. Così funzionerà l'Area Metropolitana! Non so se il giovane e nuovo Sindaco di Rieti si è posto questo problema? O forse è già stanco della breve esperienza fatta! Così, mentre i nostri eroi tacciono e si occupano delle prossime elezioni, per le quali hanno ricevuto promesse sostanziose, pur che tengano buoni i riottosi cittadini, vengono mandati avanti i fiancheggiatori per esplorare il terreno e preparare le armi per il momento della scelta definitiva alla barba di noi tutti. Come, volevasi, dimostrare. Ma questa volta le cose possono andare in modo diverso. Mercoledì mattina ha preso il via da Palazzo DOSI, sede della Provincia moritura, la raccolta delle firme per ottenere dal consiglio defunto la delibera di indizione del referendum per transitare nella Regione Umbria, della quale la Provincia di Rieti ha fatto parte con profitto dal 1861 al 1927, e nella quale andremo finalmente a contare se vi entriamo con tutto il territorio dell'attuale Provincia di Rieti. Questo referendum è previsto dalla Costituzione Italiana. E già in Italia c'è chi ci ha preceduto. Per esempio la Provincia di Piacenza che ha indetto un referendum per trasferirsi dalla Emilia-Romagna in Lombardia. E' sempre di questa settimana una buona notizia che aspettavamo da tempo. E' finita la grande galleria di 4 km. che dai pressi di Marmore sbocca in Valnerina. Ora manca solo il ponte sul Velino. Quando questa struttura sarà aperta si realizzerà un asse di sviluppo Rieti-Terni che coinvolgerà negli effetti positivi tutto il territorio delle due Province soppresse dal decreto MONTI. Rieti accorpata a Viterbo e Terni a Perugia. Si tratta di un vasto territorio al Centro d'Italia (non per niente Rieti e Spoleto si contendono lo scettro di Umbilicus Italiae), con caratteristiche socio-economiche omogenee capaci di pretendere dal Consiglio regionale umbro quella attenzione che la Regione Lazio non concederà mai a Rieti perché non vi ha interesse, anzi cercherà di asservirla e sfruttarla a vantaggio di quelli della megalopoli romana. Chi non riesce a vedere tutto questo o è cieco o è in mala fede. Io propendo più per questa seconda ipotesi. Questo referendum è l'unica risorsa in mano alla cittadinanza per sconfiggere questa mala fede. Spero che questa volta i sabini, e i reatini in particolare, abbiamo un sussulto di orgoglio e reagiscano a questo disegno scellerato.