di Federica MANCINELLI

La Sala della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo NERI, in Via della Chiesa Nuova a Roma, era piena e in attesa giovedì 7 maggio quando Padre Cassian FOLSOM (nella foto), OSB, Priore del Monastero benedettino “Maria Sedes Sapientiae” di Norcia, ha iniziato a parlare. La sua conferenza, “Quaerere Deum. L’esperienza monastica e l’azione liturgica”, si è tenuta in occasione del ciclo di incontri di cultura cristiana “Rendere Culto. La liturgia. Incessante scambio tra Dio e l’uomo”. << Il rapporto del monaco con la liturgia - ha esordito Fr. Cassian - è come quello del pesce con l’acqua: noi ci muoviamo e viviamo nella liturgia e grazie ad essa. Senza essa moriremmo >>. Il discorso del Priore di Norcia si è articolato in quattro punti principali, in un itinerario a tappe nella vita quotidiana e di preghiera del monaco che vive in comunità: 1) La preghiera incessante; 2) La preghiera liturgica; 3) Il ruolo dei Salmi; 4) Il canto.

<< È il capitolo XVI della Regola di San Benedetto che ce lo insegna: affinché la preghiera sia efficace per la nostra anima e la nostra vita, essa deve essere incessante: “Sette volte al giorno” San Benedetto invita i suoi monaci a pregare: sette volte, cioè, nella simbologia numerica biblica, incessantemente >>. A questa preghiera, che non è una serie di appuntamenti, ma piuttosto uno stile e un atteggiamento continuo, Padre FOLSOM lega indissolubilmente “l’Opus Dei”, l’Ufficio Divino, cuore della spiritualità e della giornata di ogni monaco: << Se il monaco vive nella preghiera come un pesce nell’acqua, allora la sua è una vera “full immersion”: nei giorni feriali alla preghiera liturgica dedichiamo sempre quattro ore e mezza (che nei giorni festivi diventano una in più). In questo senso è da intendersi l’insegnamento basilare e principale di San Benedetto: “Nihil amori Christi praeponere (…), nihil operi Christi praeponere”. Perché così tanto tempo ogni giorno nella preghiera? Perché la nostra anima è come un campo sassoso da arare, ma da arare ogni giorno, affinché sassi e zolle non lo infestino di nuovo. Per questo anche la preghiera deve essere ripetuta incessantemente: essa è l’aratro spirituale che rende la nostra terra fertile >>. Quindi, Padre FOLSOM è passato a illustrare contenuti e mezzi prediletti della vita in preghiera: << Anzitutto, i Salmi, o meglio: Cristo presente nei Salmi. Essi sono, è vero, un Libro dell’Antico Testamento. Ma, come insegna Sant’Agostino, “Tutto l’Antico Testamento parla di Cristo o ci esorta alla Carità”. Così come nella liturgia della notte di Natale si evoca, anche con la medesima melodia, il sacrificio della Passione del Signore, ragione unica e ultima della Sua nascita, così i Salmi rappresentano e precedono la presenza salvifica di Cristo >>. Ma i monaci non recitano: << I monaci cantano la liturgia. Il canto, infatti, esprime meglio tutti i sentimenti del cuore e il canto gregoriano ha una bellezza del tutto particolare, essendo stato creato solamente per la liturgia e non per altro. Il canto è un potente veicolo espressivo. Ancora Sant’Agostino, che ascoltava i canti liturgici a Milano, era consapevole del potere emotivo del canto e ne aveva sospetto per la “pericolosa sensualità della musica”. Ma egli stesso ricorda le lacrime di commozione “per la parola cantata con voce limpida e nel modo più conveniente. Le onde della salmodia - ha continuato Padre CASSIAN - bagnano le sponde del mio cuore. E insieme del nostro: il canto dei monaci è infatti un canto comunitario, è una scuola di formazione. È l’armonia l’obiettivo del coro monastico: “una voce dicentes”. Il canto liturgico è partecipazione ai Cori celesti, non è semplicemente un’attività umana. Se lo spirito è in accordo con la voce, il canto esprime ed evoca l’unità della fede >>. Come sperimentare e capire tutto questo? << Venite e vedrete - ha concluso Padre CASSIAN con un invito a tutti i presenti. Partecipare, anche solo per qualche giorno, ai momenti della vita monastica è fare esperienza in un mondo di bellezza, di ascetismo e di ristoro. Come ci disse il Signore, “Venite, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” >>.