di Gianfranco PARIS

Ho letto con attenzione una nota dello Assessore alla Urbanistica del Comune di Rieti Felice Costini (nella foto) che nella sua materia oppone la cultura della contrattazione e della libertà di intraprendere alla cultura del dirigismo, della quale ultima accusa il consigliere comunale Gianpiero Marroni e l'IdV che hanno sollevato il problema dei Piani integrati. Tratterò l'argomento nel merito in un miei prossimi interventi. Mi accingerò per ora a fare alcune considerazioni di principio che sono alla radice di una sana politica urbanistica in un paese che si dice democratico. Costini oggi milita nel PdL, partito che si autodefinisce di cultura liberale pur rinnegando in ogni provvedimento preso dai suoi aderenti questa affermazione di principio. La sua formazione culturale è quella della generazione della destra nazionale di marca neofascista, alla quale apertamente egli stesso dichiara e rivendica di appartenere. Io rilevo nella posizione presa contro Marroni alcune evidenti contraddizioni culturali. Se ci fu un periodo storico nel quale in Italia la cultura del dirigismo celebrò il suo trionfo, fu certo in quello del ventennio fascista, tanto caro al nostro assessore, mentre in quello stesso periodo analogo dirigismo imperava nella Unione Sovietica di Stalin. Sono un sostenitore del principio che nella vita si ha il diritto di accorgersi degli errori, ma in questo caso mi vengono alcuni legittimi sospetti autorizzati dalla proposta che viene avanzata per combattere il presunto errore dello avversario. La tesi di fondo sostenuta dall'assessore per convincere i lettori della bontà della sua proposta sta nella contrapposizione al dirigismo di una edilizia contrattata con la libera imprenditoria.

Per libera imprenditoria si intendono tutte le imprese edilizie organizzate capaci di fare proposte per la realizzazione di progetti. Nel caso di specie quelle reatine che dovrebbero realizzare i cosiddetti progetti integrati, e tutti sappiamo quali sono e come hanno ridotto il tessuto urbano della nostra città. Ma anche se volessimo dare loro fiducia, c'è un problema di fondo che sta alla base di tutto. Costini dice che il perno della sua proposta sta nella rivendicazione al comune dell'esercizio delle proprie funzioni. E qui sta il punto vero della questione. L'esercizio delle funzioni invocato da Costini spetta al comune, cioè alla totalità della cittadinanza, che è rappresentata dallo intero consiglio comunale e non alla maggioranza del momento. Nel caso dei Piani integrati accade, come in effetti accade in concreto da decenni a Rieti, che qualsiasi trattativa condotta dai rappresentanti di una maggioranza non terrà in alcun conto le ragioni della minoranza qualsiasi essa sia, di sinistra o di destra a seconda del momento. Il risultato fino ad oggi è stato che chi ha retto il timone del potere comunale ha instaurato da sempre una trattativa che, non solo ha concretizzato un patto scellerato tra edili e amministratori, ma ha danneggiato la intera città mettendola di fatto al servizio degli speculatori. Perché è vero, caro assessore, gli edili reatini sono dei veri e propri speculatori che hanno operato fino al tuo arrivo in assessorato con la complicità di amministratori compiacenti, basta vedere cosa sta succedendo sulla via Salaria per il Terminillo con la L. 167, di cui certamente Costini non è personalmente responsabile perché varata da altro assessore, e basta vedere come è ridotta la città di Rieti dal punto di vista urbanistico. Dice poi Costini nella sua nota, e in questo riecheggia il metodo Berlusconi, che l'amministratore ha il diritto di governare e di essere giudicato per i risultati raggiunti. Trascura Costini il fatto che se gli amministratori, per combinare i legittimi interessi degli imprenditori con l'interesse pubblico, come Lui sostiene, hanno licenza di trattare senza regole e di essere giudicati solo dopo che la trattativa ha prodotto i suoi effetti, nel caso che il frutto delle trattative fosse amaro per i cittadini, ci attaccheremo tutti al c … come è accaduto fino oggi. Allora l'unico rimedio è, caro amico liberale del PdL, che ci vogliono delle regole che valgano per tutti e che gli amministratori le applichino e le facciano rispettare attraverso gli organi comunali. Bisogna dare un taglio alla politica della “sensalia”, molto praticata nella nostra cultura contadina, per la quale da una parte c'è il comune, dall'altra ci sono gli edili e in mezzo c'è il sensale, che fino ad oggi è stato rappresentato dai partiti che hanno mediato solo nel loro interesse infischiandosene di quello della collettività. Questo è l'unico modo perché il comune si riappropri dello esercizio delle proprie funzioni, non ce n'è altro. Ma queste regole purtroppo non fanno parte del DNA culturale dei partiti della destra né dei partiti della sinistra di ispirazione marxista. Sono patrimonio della cultura laica e liberale, ma dei veri liberali, non di quelli che si sono dichiarati tali per sdoganarsi verso le stanze del potere. Marroni e l'IdV hanno sollevato un problema vero nel tentativo di opporsi al saccheggio continuo del nostro territorio da parte degli speculatori. E' il comune che deve indicare ciò che vuole si costruisca nelle zone oggetto dei piani integrati, e non i soliti edili che proporranno solo case di abitazione e negozi da adibire a rendita parassitaria a vantaggio delle loro sole famiglie e con danno per la nostra città. Ma di questo tratterò nei prossimi articoli sull'argomento.