di Gianfranco PARIS

Un altro degli argomenti affrontati dalle interviste contenute nel libro SFIDE di Marco FUGGETTA è il terremoto, che si è rifatto vivo dalle nostre parti a partire dall’agosto dell’anno scorso. II terremoto è l’evento più temuto dagli uomini. Il terremoto non si può prevedere, non ci si può difendere, ci si deve attrezzare prima, e anche in questo caso non si sa mai come va a finire. Io l’ho vissuto in diretta, come tanti altri reatini. La prima volta da molto vicino ad Amatrice. Quando accesi la radio sentì la voce atterrita del Sindaco di Amatrice, che vagava tra le macerie e descriveva una specie di apocalisse. Due mesi dopo la seconda scossa aumentò le macerie che, malgrado le promesse di interventi rapidi, stavano ancora sul posto senza alcun intervento. Adesso sono passati dieci mesi e penso sia giunto il tempo di fare qualche riflessione seria se vogliamo continuare a sperare che il terremoto sia non solo un malanno, ma anche una “occasione”, come qualcuno afferma nelle interviste di FUGGETTA. Lo dice anche il Vescovo. Bene, il primo fatto negativo che colpisce è la retorica con la quale la stampa, quella nazionale intendo perché quella locale si affanna a spiegare quello che non va con scarsi risultati, ha affrontato l’argomento ad uso e consumo del “regime”. Una retorica fastidiosa, fatta di un presenzialismo mal digerito dai danneggiati che conoscono i precedenti italiani di questi eventi. Questa volta il terremoto ha creato anche un nuovo eroe, il Sindaco di Amatrice, diventato il “Sergio” nazionale, come lo chiama FUGGETTA, per la sua capacità di essere presente in ogni luogo per difendere Amatrice a “prescindere” e con la felpa al collo, come fanno le tifoserie allo stadio.

 

Ha parlato con RENZI per molti giorni alle 6,30 del mattino, ha stretto mani e pianto insieme a tante persone importanti: il Presidente della Repubblica ed il Papa ad esempio, e chi avrebbe potuto di più! Ha partecipato a banchetti di ogni tipo, a concerti ed altro per raccogliere fondi. Ha mobilitato il mondo dello sport, del quale sia pur in posizione non primaria, fa parte. E’ stato indubbiamente bravo ad apparire, a provocare attenzione, a promuovere il nome di Amatrice. Credo che abbia rimediato molti bei baiocchi, compresi quelli del Principe Carlo d’Inghilterra che è venuto a fargli visita. Un gran collettore non c’è che dire! Amatrice nel medioevo fu autorizzata a battere moneta, l’unica città della Sabina. Un buon precedente. Ma tutto questo basta? Voi direte, ma al resto ci dovrebbe pensare lo Stato e per esso ERRANI in prima persona con tutto il carrozzone che lo circonda? Si questo è vero. Ma io mi sono guardato intorno, sono andato a guardare in Valnerina, che è la Sabina del nord dove il terremoto c’è pure. Mentre ad Amatrice e Accumoli per avere qualche casetta c’è voluto quasi un anno, a Norcia e a Cascia le cose vanno con una velocità che, se paragonata a quella del Lazio, c’è da rimanere sbalorditi. Lì però c’è una Regione Umbria che si occupa dei comuni che ne fanno parte, anche se sono i più periferici e lontani dal capoluogo.

Qui c’è un Lazio pachiderma che, anziché snellire la burocrazia, ci mette del suo. Poi c’è un altro aspetto, che sfugge a chi non ama fare come San Tommaso, andare cioè a toccare con mano. I comuni della Valnerina non si sono chiusi in se stessi, non hanno vietato ai “foresti” di “venire” a vedere per non essere disturbati. Provatevi ad entrare dentro Amatrice? Ci hanno provato due olandesi per fare fotografie, sono stati minacciati di denuncia per vilipendio di cadavere. Si trattava di casse da morto che il terremoto aveva fatto uscire dai fornetti cimiteriali. I comuni del cratere siti in Provincia di Rieti sono completamente bloccati. Tutto è fermo, non si fa più nulla. I negozi di prima necessità sono ridotti all’osso. Siamo in lutto. Nessuna iniziativa. In Valnerina le cose stanno diversamente. Parola d’ordine: far finta che non è successo niente, continuare come prima, non interrompere il corso della vita, attirare il più possibile turisti. Ho visto una foto pubblicata sui giornali di due stranieri davanti alla facciata semi diroccata della Basilica di San Benedetto. E’ cosa blasfema? Il fatto è che colà ci sono altri sindaci, ma soprattutto gli abitanti hanno altre teste. Andate a vedere per satanasso se non ci credete. La vita colà è ricominciata.

Lo so che quanto sopra farà storcere il naso ai dormienti per professione, ma ci sono abituato perché lo faccio da oltre trenta anni anche se si continua a far finta di non capire.

 

da Il Corriere di Rieti del 22/06/2017