di Gianfranco PARIS

Martedì scorso, su iniziativa congiunta del Foro di Rieti e dei Fori dei tre tribunali umbri, presso la CCIAA di Rieti, si è tenuto l’annunciato incontro per fare il punto in ordine alle conseguenze della ventilata ennesima riforma della struttura giudiziaria italiana annunciata dal Governo RENZI. Erano presenti i presidenti dei quattro tribunali interessati, quello di Rieti, Terni, Spoleto, Perugia e autorevoli colleghi avvocati che rivestono cariche all’interno dell’Ordine Forense Nazionale (nella foto). Ha introdotto i lavori il presidente dell’Ordine reatino, padrone di casa, che dopo aver precisato che si trattava di un incontro per approfondire la tematica imposta dagli eventi, ha dato la parola all’Avv. BENEDETTI VALENTINI, ex deputato e membro della Commissione Giustizia per lunghi anni, già protagonista della riforma di qualche anno fa, che vide il Tribunale di Rieti salvo per miracolo solo perché la città di Rieti era all’epoca ancora capoluogo di Provincia. L’Avv. BENEDETTI VELENTINI ha cercato da avvocato e politico di lungo corso, dotato di ottimo eloquio affabulatorio, di spiegare ai presenti, per verità non pochi dato il periodo estivo e il poco interesse mostrato di solito dagli avvocati reatini per temi di questa importanza, che per far fronte alla minaccia di chiusura definitiva del Tribunale di Rieti o della Corte d’Appello di Perugia non serve a niente fare proclami, trincerarsi dietro posizioni intransigenti e senza alternative e soprattutto fare affidamento sulle promesse dei politici locali o nazionali che siano.

 

Il Governo, e per esso il Ministro di Grazia e Giustizia che ne è il braccio operativo, ha un chiaro obiettivo: quello di diminuire il numero delle Corti d’appello e dei Tribunali perché la politica odierna crede che questa sia la strada giusta per riformare razionalmente la struttura attuale e, quando sarà il momento, se i non interessati al sacrificio non sapranno offrire una piattaforma di  motivi validi per non essere sacrificati, faranno la fine “de ciciu porchittu”. Il collega VALENTINI mercoledì pomeriggio, con una nota diffusa in risposta ad un ampio servizio dedicato all’argomento dal Messaggero di Rieti, così sintetizza la sua posizione: "Oggi, di fronte ad una nuova riforma che si annuncia con minaccia di soppressione di alcune Corti e anche di numerosi Tribunali con popolazione limitata, bisogna domandarsi subito se l'obbiettivo allargamento è più praticabile semplicemente confrontandosi con i più grandi Tribunali laziali - restii,  come tutti, a cedere alcunché - oppure attraverso un progetto d'area vasta che leghi, coerentemente al sano principio generale di riequilibrio (da me già fatto inserire nella legge delega del 2011), le ragioni di Rieti a quelle assimilabili del distretto umbro rispetto al distretto di Roma. E’ un discorso tecnico e politico che non si liquida con battute e proclami, né di avvocati nè di amministratori né di magistrati: nell'incontro di martedì scorso abbiamo cominciato serenamente a farlo nel reciproco interesse, senza ipotecare alcuna soluzione".

Con poche parole l’Avv. VALENTINI ha tracciato il percorso che secondo logica le quattro comunità situate nei quattro circondari di tribunali presenti all’incontro dovrebbero intraprendere per salvare le strutture che rischiano la soppressione: insistere perché al Ministero si convincano che qualsiasi riforma non può prescindere dal riequilibrio del territorio se vuole veramente risolvere i problemi dell’efficienza e della utilità delle strutture per i cittadini. La creazione delle regioni a statuto ordinario ha abituato la gente sabina a guardare a Roma come al naturale riferimento amministrativo della intera Provincia di Rieti, creando abitudini nuove e abituandosi a diventare subalterna rispetto alle esigenze prioritarie della capitale. Il problema del riequilibrio del territorio si pose da subito nel 1970, appena istituite le Regioni. Già allora la città di Roma e le restanti provincie del Lazio erano assai squilibrate tra di loro. Ma invece di operare per il riequilibrio, si dette inizio ad una politica di accentramento verso la capitale che ne accettò vieppiù gli squilibri. E questo in tutti i settori, da quello economico a quello amministrativo, a quello dei servizi, a quello scolastico ecc., lasciando alle quattro provincie le briciole e accentuando il fenomeno dello spopolamento delle zone montane e disagiate. La più sacrificata di tutte la Provincia di Rieti, anche per colpa di una classe politica subalterna intenta solo a proteggere i privilegi acquisiti. Questo spopolamento ha ridotto il territorio della Sabina a ben misera cosa e con esso si è accentuato ancor di più lo squilibrio territoriale.

Per restare al tema del giorno, è proprio questa mancanza di popolazione che oggi il Ministero invoca per la soppressione del Tribunale di Rieti. Logica pertanto vorrebbe che per non far diventare ancor di più tutta la Sabina, compresa la città di Rieti, zona di borgate romane, almeno in questo caso si operasse un riequilibrio del tribunale ampliandone la competenza fino alle porte di Roma, con benefici per il Tribunale di Roma e di quello di Tivoli, che sono intasati all’inverosimile e semiparalizzati. Ma questa opzione non piace a coloro che abitano nella Sabina romana ormai borgatarizzati e subalterni alla metropoli romana. Fu per questo che il riequilibrio non si fece nel 2011, quando riuscimmo ad ottenere solo il circondario di Fiano Romano, insufficiente di per se allo scopo. La proposta di prospettare il problema dal punto di vista di una Area vasta che preveda la possibilità di mantenere al Tribunale di Rieti anche una opzione umbra, proposta dallo avv. Valentini, nasce dalla consapevolezza che il riequilibrio che riunisca finalmente insieme tutti i territori della Sabina tradizionale, che sarebbe quello più naturale, non è stato possibile nel passato e non lo sarà ancor oggi.

Gli umbri sono venuti a Rieti martedì scorso per verificare insieme se c’è anche un’opzione umbra per salvare il Tribunale di Rieti. L’Avv. VALENTINI suggerisce un’opzione basata sul concetto di Area vasta. Questo concetto è nuovo nella geografia amministrativa italiana. E’ stato introdotto a seguito della soppressione delle Province. Le Aree vaste dovrebbero servire a realizzare progetti tra territori limitrofi che non siano collocati anche nella stessa regione o addirittura nella stessa macroregione, dato che questa riforma ormai bussa alla porta. Martedì, l’Avv. ROMITO di Poggio Mirteto ha sostenuto che c’è una sacca di comuni della Valle del Tevere che avrebbero più interesse a guardare all’Umbria che a Roma. E’ questo un altro elemento da verificare sul campo. Insomma l’Avv. BENEDETTI VALENTINI ci stimola a guardare lontano e a prepararsi per parare il colpo che purtroppo ben presto arriverà, e … arriverà, arriverà! A fronte di questa iniziativa che fa onore all’Ordine forense reatino per averla posta in campo, ci spiace dover prendere atto di una scomposta reazione del Sindaco di Rieti, avvocato anch’egli iscritto al Foro reatino, il quale, infischiandosene dello sforzo fatto dai suoi colleghi per capire meglio come difendersi dal pericolo, ha licenziato un comunicato nel quale definisce come estranee alla nostra realtà territoriale le scelte di Area vasta proposte dal BENEDETTI VALENTINI perché “… congiunturali e suscettibili di rapido esaurimento”.

Si tratta di un appiattimento sulle posizione politiche emerse nella assemblea dei sindaci di due mesi fa, convocata dal PD di MELILLI per tenere agganciati al carro della Roma Metropolitana il maggior numero dei sindaci della Sabina, la maggior parte dei quali assente a quella assemblea, e di stroncare sul nascere fughe verso l’Umbria. Suona strano che un sindaco di matrice “vendoliana" manifesti un tale zelo a favore della politica di quel PD che per quattro anni non ha fatto altro che bloccarlo in quelle poche iniziative autonome appena abbozzate e mai realizzate. Forse ha bisogno di loro per una seconda ricandidatura? Non era meglio che venisse, a spiegare a faccia aperta ai colleghi umbri il suo deciso no, invece di trattarli come degli intrusi e liquidandoli come portatori di idee “… congiunturali e suscettibili di rapido esaurimento”?  Che cosa è: la scuola di RENZI??