di Stefania MONTORI

Domenica scorsa, nella frazione di Villa Gizzi, alla presenza di autorevoli esponenti rappresentanti gli organi di culto, sociali, amministrazione pubblica locale e tutti gli abitanti, nonché familiari, parenti e amici dell’artista, è stata inaugurata la tela in onore di San Bonaventura (nella foto). La pala d’altare rappresentava una necessità per la chiesa del piccolo paese dell’Altopiano leonessano, visto che non aveva un’opera dedicata al suo patrono, che si festeggia il 15 Luglio. L’opera, di grandezza 240 cm x 200 cm, realizzata con tecnica mista: olio ed acrilico su tela, ritrae il Santo in benedizione ad alcuni fedeli. Moderatore della tavola rotonda, Padre Anavio PENDENZA, che nel presentare l’evento, era molto emozionato. I suoi occhi umidi, facevano ripercorrere eventi cristiani molto significativi ed importanti. Piccola curiosità, questo parroco, molto semplice ed umile, riesce ad entrare nelle case e nei cuori dei fedeli con una facilità incredibile e lui per ringraziarli ha voluto donare l’immagine di San Bonaventura, alla piccola chiesa, ricca di una comunità fiorente di cittadini.

Lo storico d’eccezione, Luigi NICOLI, amico della comunità, ricercatore e studioso del santo e del francescanesimo ha sottolineato che la grande umiltà, lo studio e la preghiera che il santo ha osservato durante tutta la sua vita, ha consegnato all’intera umanità, un patrimonio spirituale ed intellettuale davvero notevole. Infatti, redige la “Legenda Maior” distinta da un’altra opera, la “Legenda Minor”, destinata a uso liturgico-corale. Con questa opera san Bonaventura tenta di chiarire alcune questioni interne all’Ordine, ed è più attento al dato teologico-spirituale che alla fedeltà e alla veridicità dei fatti descritti. Il filo rosso della vicenda di San Francesco è individuato da Bonaventura, nella Legenda Maior, nel disegno divino su Francesco, che giunge a piena maturazione con le stimmate. Francesco è un’opera di Dio, chiamato, sostenuto e confermato come modello per eccellenza dell’uomo che imita Cristo. Questa edizione della Legenda Maior è arricchita dalla riproduzione di squisite miniature di un Codice latino in scrittura gotica, datato fine del XIII secolo e inizi del XIV secolo, che si conserva nel convento Cardenal Cisneros di Madrid. Il critico d’arte, Prof. Emidio DI CARLO, nel presentare la tela, ha delineato lo stile pittorico dell’artista, che nel realizzare opere sacre, nel descrivere l’evento storico-religioso, si avvicina alla sacralità espressiva della pittura. L’elevate capacità artistiche, di Massimo Bigioni, lo portano a descrivere il contesto storico-culturale, ricerca della sostanza pittorica che parte dal nero, per creare le immagini dal buio ed esprimere un’armonia di luci, di tonalità dei colori, degli ocra e delle terre, materia e sostanza che prende dalla natura e le mette nelle sue tele. Bellezza interiore e spirituale, che non ha bisogno di fiori per essere espressa ma l’utilizzo sapiente dei colori, in un equilibrio perfetto, donano all’immagine armonia e trascendenza, per andare oltre il reale. Questo contesto ci proietta nel passato, nel ricordo di un altro pittore, Michelangelo MERISI da Caravaggio, che in Massimo BIGIONI, sembra rivivere il suo talento, come testimonianza del sacro che diventa sacrale, la scena rappresentata è attuale ma i volti sono del passato. L’effetto scenico dell’opera è davvero sorprendente, inizia dal disegno geometrico del pavimento che presenta una curiosità, cambiando l’angolazione della visione sembra che ti segua, che si muova. Capacità e tecnica che ci ricordano il Giotto, legata al movimento dell’immagine. Padre Carmine RANIERI, Padre provinciale dei Frati Cappuccini dell’Aquila, parla dell’artista e in una dialettica sciolta e diretta introduce il tentativo dell’uomo che cerca di superare il senso di separazione e di solitudine attraverso l’appartenenza al gruppo per condividerne i costumi, usi, pratiche e credenze. Il modo per raggiungere l’unione è l’attività creativa, sia quella artistica che artigianale. In ogni attività creativa, colui che crea si fonde con la propria materia e rappresenta il mondo che lo circonda. Sia il contadino che coltiva il grano o il pittore che dipinge un quadro, in ogni tipo di lavoro creativo, l'artefice e il suo oggetto diventano un'unica cosa: l'uomo si unisce col mondo nel processo di creazione, questo a sottolineare come BIGIONI, attraverso la sua pittura, ricalchi il pensiero di Erich FROMM, uno dei più importanti pensatori del Novecento. Conclude dicendo che Massimo BIGIONI, è un generoso dell’immagine dei sentimenti e nel “dare”, provoca vitalità e gioia. Il Vice Sindaco del Comune di Leonessa, Alfredo RAUCO, in rappresentanza del Sindaco TRANCASSINI, ha speso parole di amicizia e di sostegno, sia all’artista che all’iniziativa. Ha in oltre, affermato che contribuiranno come Comune, con un piccolo aiuto economico, a copertura delle spese sostenute dalla comunità. Mi piace infine citare, tra il pubblico presente, la Prof.ssa Rosa NICOLI, ammiratrice e grande conoscitrice dell’artista, ha voluto sottolineare la grande spiritualità che l’opera, dedicata a San Bonaventura, sprigiona. La studiosa afferma che: << Un’incredibile energia ti assale e ti proietta all’interno dell’opera, per entrare in contatto con il divino. E’ ricco di simboli, ad es., la fiamma della candela, che si innalza e si allunga nel vortice dell’energia creata dal movimento dell’incensiere sostenuto dall’angelo fino all’espressione pura dei colori. Si apprezza amore per la terra, dignità ed onore per le origini dell’artista che nonostante la sua elevata capacità è rimasto umile e onorato dei suoi natali, i colori della scala del marrone le ricordano l’umiltà e il francescanesimo. Non ha caso il Saio è marrone >>. In conclusione, le parole dell’artista, sono di ringraziamento alla comunità che lo stima, lo ammira e lo sostiene; sue testuali parole: << Ho molti amici, qui a Villa Gizzi, mi sento come a casa mia, anche perché mia madre e altri affetti cari provengono da questi luoghi >>. Ha spiegato come nasce un’opera, quale significato essa rappresenta per l’artista che la crea, cosa essa vuole rappresentare per il luogo di culto. Bigioni, ha continuato dicendo: << E’ una grande emozione fare delle opere e vedere che le persone pregano, si inginocchiano, trovano conforto di fronte ad esse. Grazie alla mia arte e all’immagine che ne deriva molti fedeli avranno un simbolo, una figura che li unisce al sacro, al divino spirito, per ricevere sostegno, gioia ed amore. Con molta gratitudine, sono onorato di appartenere a questa comunità; che il Signore vi benedica tutti >>.