A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:

<< Oggi cercheremo di capire che sta succedendo in Italia dopo le ultime elezioni del 13 aprile u.s.
Dopo oltre un decennio di non politica, di cui 7 anni di Berlusconi e 5 di Prodi, l’Italia, credendo di fare bene si è affidata di nuovo a Berlusconi pur avendo per due volte durante questo periodo bocciato il cavaliere con il voto. Prodi questa volta aveva cercato di fare sul serio, aveva bisogno solo di tempo, ma i suoi stessi alleati lo hanno tradito nel più tradizionale stile italiano. Hanno fatto un patto con lui di legislatura, ma solo dopo due anni lo hanno trafitto infingardamente. Il risultato è che hanno fatto solo male a se stessi ed hanno riconsegnato tutto il popolo della sinistra, cioè le fasce più deboli della società, alla cupidigia di potere di Berlusconi e dei suoi alleati.
Il cambio della situazione però non è avvenuto per merito del cavaliere, è stato Veltroni che per sbloccare l’Italia dalla influenza nefasta dei rigurgiti del comunismo stalinista, unico paese europeo che vanta ancora la presenza di tali elementi, ha deciso di presentarsi alle elezioni da solo con l’appoggio dei soli partiti delle sinistra riformista che gli sembravano credibili.
Senza questo primo passo ben difficilmente il cavaliere avrebbe vinto così alla grande, ma si sarebbe ricreata una situazione simile alla precedente che non avrebbe giovato a alcuno, e soprattutto al paese. A Berlusconi è bastato andare a ruota di Veltroni perché nessuno dei suoi, e tanto meno lui stesso, è capace di voli di fantasia politica che avrebbero potuto farlo uscire dalle secche in cui aveva contribuito ad infognare la politica italiana.

Così oggi il cavaliere si trova a beneficiare delle idee politiche di Veltroni, con la differenza che lui ne gode i benefici, mentre Veltroni ne paga il prezzo.
E che le elezioni questa volta siano servite a qualcosa lo dimostra quel che sta accadendo in questi giorni.
All’improvviso sono finite come d’incanto le polemiche ed è finito il clima infuocato che durava dal 1994, cioè da quando Berlusconi vinse per la prima volta le elezioni, e si è instaurato un clima di fair play che quanto meno sorprende, anche se tutti ne sentivano il bisogno. E’ da questo clima che dovrebbero nascere le riforme di natura istituzionale e di valenza socio-economica di cui ha bisogno l’Italia che appare bloccata da meccanismi che fanno male, ma dai quali non riusciamo a liberarci.
Berlusconi ha messo la maschera dello statista, come ha brillantemente scritto Eugenio Scalari su Repubblica e ripetuto da Fazio in TV, e Veltroni ha assunto la veste dell’oppositore responsabile capace di saper attaccare quando Berlusconi va contro il popolo e appoggiare quando invece va verso il popolo.
E’ questo il momento che viviamo, una nuova fase delle buone intenzioni nella quale non si sa dove si andrà ad approdare. E’ un po’ come la navigazione di Cristoforo Colombo che non sapeva dove avrebbe approdato, infatti era diretto alle Indie ed invece approdò nelle Americhe!
Qualcuno dirà, perché questo scetticismo? Perché non concedere credito a questi due signori dai quali oggi dipende la vita quotidiana degli italiani?
Primo: Perché troppe volte siamo stati morsi dalla serpe! Ed è bene non fidarsi più di nessuno, specialmente di chi ci ha preso in giro per tanti anni.
Secondo: Perché conosciamo bene la storia e sappiamo che la vita politica italiana è malata di trasformismo.
Il trasformismo è quel modo di interpretare la politica adattandosi alla convenienza del momento che ha radici antiche nella storia degli italiani.
Esso deriva innanzitutto dalla necessità di sopravvivere durante i tantissimi secoli di dominazione straniera della nostra penisola, dalle invasioni barbariche dell’Impero romano fino al 1860, epoca della prima dichiarazione del Regno d’Italia.
Deriva ancora dalla necessità di salvare la pelle durante il triste periodo dell’inquisizione, quando ci si doveva difendere non solo dall’inquisitore ma da tutte le vendette di tipo familiare e personale.
Deriva ancora dal fatto che il Risorgimento non è finito come voleva Mazzini con il potere in mano al popolo, ma in mano ai Savoia che avevano il solo scopo di conservare il potere e per questo scopo consegnarono l’Italia per venti anni ad un avventuriero della politica come era Mussolini.
Fu proprio agli inizi del secolo scorso che durante il periodo del governo affidato a Giolitti fu coniato il termine Trasformismo per indicare la fase politica del momento, nella quale ognuno cambiava casacca per rimanere a galla infischiandosene degli interessi generali del paese.
Questa metodologia non è praticata solo dalle classi dirigenti, ma in sostanza è praticata da tutti gli italiani che di fronte all’interesse, vero o presunto, del momento si schierano subito a favore di chi lo promette senza tener conto che il più delle volte alla lunga fanno solo male a se stessi.
Questa aria di pacificazione puzza tremendamente di trasformismo delle classi dirigenti che hanno subodorato che il popolo si adatterà come al solito alla nuova situazione approvandolo addirittura nella illusione che porti dei vantaggi a tutti.
E’ l’istinto della sopravvivenza al potere che suggerisce questi comportamenti ai nostri uomini politici, non la consapevolezza di dover servire gli interessi generali del Paese.
Già molti intellettuali, o presunti tali, si sono allineati al nuovo padrone del vapore. La stampa stessa, che libera non è mai, registra quotidianamente conversioni e desiderio di collaborare col nuovo padrone. Insomma si registra una morte della coscienza per presunto interesse che veramente non si sa dove ci porterà a parare!!
Si dirà, ma allora che dobbiamo fare, come ci dobbiamo comportare? Io dico che non bisogna fidarsi di nessuno, stare a “recchie ritte” e nel nostro piccolo vigilare perché quelli che ci stanno accanto o che sono a portata della nostra voce non caschino nelle facili promesse che poi non vengono mantenute.
Il momento è troppo delicato perché si fallisca ancora, ne andranno di mezzo le giovani generazioni alle quali noi non stiamo consegnando un’Italia che valga la pena di essere vissuta. Certamente un’Italia peggiore di quella che ci fu consegnata dai padri costituenti della Repubblica italiana della quale quest’anno ricorre il ’60 anniversario >>.

 

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