<< La I Commissione consiliare Permanente della Provincia di Perugia - si legge in un ordine del giorno del Gruppo del Partito Democratico - ha già discusso tre O.d.G., due presentati dai gruppi FDU, IdV, PdCI. e PRC aventi ad oggetto “Emendamento riguardante articolo 8 della Legge regionale n° 8 del 26/05/2004” e “Richiesta Legge regionale che sanzioni con revoca del tesserino e delle licenze di somministrazione alimentare o vendita al fine di tutelare il tartufo umbro, i cavatori onesti, i consumatori, i tartuficoltori >>. La Commissione ha discusso anche dell’O.d.G. del Gruppo PdL avente ad oggetto “Azioni volte alla tutela del Tartufo Nero”. A questa seduta della Commissione hanno partecipato amministratori regionali ed esperti della materia. La raccolta, la coltivazione ed il commercio dei tartufi freschi e conservati destinati al consumo è regolato dalla legge n°752/85, normativa quadro da difendere e nel territorio regionale dalla L.R. 11/94, come modificata dalla L.R. 8/2004. La normativa regionale disciplina tra l’altro, gli interventi di miglioramento delle tartufaie (art. 5) e sottopone al parere di una commissione tecnica appositamente costituita presso ogni Comunità Montana (art. 6) l’idoneità delle operazioni colturali proposte. La stessa normativa prevede la disciplina di ricerca e raccolta (art. 12), l’idoneità per la raccolta (art. 13), le sanzioni (art. 20) per i trasgressori delle disposizioni di cui alla legge quadro ed alla legge regionale precedentemente ricordate.

La produzione delle tartufaie naturali ha visto un notevole calo imputabile alla somma di diversi fattori, tra cui: lo spopolamento delle aree montane con conseguente abbandono ed inselvatichimento del territorio; lo sfruttamento eccessivo cui queste sono sottoposte (in 50 anni i cavatori in Umbria sono aumentati del 700%); il comportamento scorretto dei cercatori-cavatori che prelevano prodotto immaturo zappettando il terreno; il cambiamento climatico che si riscontra in questi ultimi decenni; la carenza di incentivi verso i proprietari dei terreni tartufigeni a migliorare le tartufaie. Sebbene la produzione sia in calo, il tartufo ancora oggi resta una valida risorsa per l’economia delle aree montane e marginali purché integrata nell’ambito delle risorse aziendali o comunque resa di pertinenza degli abitanti di queste aree che avrebbero tutto l’interesse a curare, migliorare e salvaguardare le loro tartufaie. Le tartufaie rischiano di sparire se l’opera dell’uomo o le azioni ad essa collegate non assicureranno le giuste condizioni ambientali. Considerato il ruolo che la Provincia ha come Ente di coordinamento politico di area vasta, si evidenzia la necessità che la stessa possa coordinare in maniera organica la promozione e la valorizzazione del tartufo attraverso i vari eventi diffusi nel territorio. Consapevoli del fatto che il tartufo è una risorsa che può contribuire al consolidamento dell’economia delle aree montane e svantaggiate, ridare vitalità a queste aree marginali e quindi frenarne l’esodo demografico. Per questa ragione il PD chiede che << … il Consiglio provinciale, su proposta della I Commissione consiliare Permanente, impegni il Presidente della Provincia e la Giunta ad attivarsi verso la Regione dell’Umbria per aggiornare la normativa regionale che disciplina la raccolta dei tartufi introducendo un inasprimento delle sanzioni per coloro che violano le norme relative alla maturazione del tartufo, alla raccolta e includa tra i sanzionabili, con revoca delle rispettive licenze oltre i cavatori, i commercianti, i trasformatori, i somministratori di alimenti, al fine di tutelare e valorizzare gli ecosistemi tartufigeni; assimilare nella normativa vigente le tartufaie coltivate agli impianti di arboricoltura da legno produttiva in quanto anche le tartufaie vanno ad occupare terreni con destinazione agricola (seminativo, seminativo erborato, fruttiferi, ecc.) e non ne cambiano la destinazione; adottare e finanziare nelle aree vocate alla produzione del tartufo piani di gestione che prevedano il contenimento delle popolazioni di selvatici in particolare il cinghiale, e prevengano l’inselvatichimento del territorio, cause principali del calo produttivo delle tartufaie naturali; prevedere incentivi ai proprietari dei terreni tartufigeni, in particolar modo per l’imprenditoria giovanile, che finalizzano la propria azione al miglioramento delle tartufaie naturali; stabilire percorsi di tracciabilità del tartufo in maniera tale da tutelarne la specificità, non in quanto prodotto agricolo, ma prodotto tipico del nostro territorio; individuare attraverso adeguata cartografia regionale le aree vocate alla produzione tartufigena per regolamentare tutte le attività permesse e necessarie alla tutela del tartufo; riorganizzare adeguatamente il sistema delle tabellazioni delle aree caratterizzate dalla presenza del tartufo in modo da tutelare quanto previsto dalla legislazione nazionale >>.