A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:

<< Durante la settimana appena trascorsa due nomi sono rimbalzati alla ribalta della notizia. Quello del presidente nazionale della confindustria e quello del presidente della provincia di Rieti per due eventi che sembrano scollegati ma che invece sono collegati perché ci aiutano a capire come vanno le cose qui da noi.
Montezemolo è venuto a Rieti per partecipare all’assemblea annuale degli industriali della provincia di Rieti, evento che ha registrato l’uscita di scena del presidente D’Antonio, ultimo rappresentante di quella categoria di manager che per quindici anni hanno guidato gli industriali di casa nostra che cominciò con Schisano della Texas e che finisce oggi con D’Antonio della EEMS, che della Texas è figlia naturale.
E’ stato un lungo periodo nel quale gli industriali del Nucleo Rieti-Cittaducale, oggi ASI, decisero di prendere in mano le redini dell’associazione per verificare se fosse possibile dare una “mossa” alla classe politica locale, che era fortemente inadempiente rispetto alle necessità di sviluppo del nucleo stesso, con una serie di proposte molto chiare e concrete e con una leadership forte. Non bisogna dimenticare che fino a quel momento i presidenti degli industriali di casa nostra erano stati a turno i piccoli “capitani” delle nostre parti che avevano tirato a campare alla meglio cercando solo di difendere le loro posizioni.

Ora con l’uscita di D’Antonio siamo tornati all’antico, cioè quindici anni indietro. Il nuovo presidente infatti è di nuovo espressione della piccola imprenditoria locale. E per celebrare questo evento è stato chiamato a presenziare il presidente nazionale Montezemolo!
Lungi da me la tentazione di parlar male di Castelli, così si chiama il nuovo presidente, che è un imprenditore che sa il fatto suo e che conduce bene la sua azienda, come ben sappiamo. Ma il problema degli industriali reatini non è quello di medagliarsi a vicenda ogni due anni a conclusione dei riti assembleari. Se in questi ultimi quindici anni nulla hanno potuto o voluto i manager delle grandi aziende per convincere la classe politica locale a dotare le nostre industrie delle infrastrutture necessarie per il loro sviluppo, che cosa potrà fare il “povero” Castelli?
Di fronte al nulla ed alla impotenza dall’anno scorso è stata inaugurata una politica di facciata, vuota di contenuti, che ha il solo scopo di salvare la faccia e scaricare la colpa sugli altri.
Hanno cominciato i sindacati con l’assemblea del teatro moderno dove addirittura i tre segretari nazionali della triplice hanno promesso che se non accadevano certi fatti sarebbero stati “sfracelli”, come si dice in gergo dialettale. Ma subito dopo i tre sindacati sono tornati nel sonno del nulla, limitandosi ad inviare comunicati stampa e a commentare con pettegolezzi, beccandosi anche tra loro come i galli di manzoniana memoria.
Ora i confindustriali hanno risposto con la presenza di Montezemolo, venuto in pompa magna per non essere da meno dei tradizionali avversari. I sindacati non hanno trovato di meglio che fare la sceneggiata della consegna di una lettera, che il destinatario si è fatta consegnare coram populo, come esige la politica dell’immagine, e tutto è finito lì, quando c’è alle porte la possibile chiusura anche della RITEL. Quale migliore occasione della venuta a Rieti di Montezemolo per richiamare gli industriali al rispetto degli impegni presi nel ricevere le sovvenzioni statali per il cosiddetto salvataggio. Ma questo non rientra nel rito della politica dell’immagine, presuppone serietà e concretezza, e queste cose non sono di casa nostra!
E i politici? La terza componente di cotanto senno? Quelli sono in tutt’altre faccende affaccendati. Melilli ad esempio è prodigo di presenze quando si tratta di promesse. Possiamo affermare senza tema di smentite che è uno dei più riusciti rampolli della democristianeria della prima repubblica. E’ stato eletto presidente della provincia dopo una campagna elettorale nella quale sembrava che fosse capace di rivoltare la Sabina come un “pedalino”. Ma le cose stanno tutte come prima, anzi, tranne l’aumento di un sottogoverno senza ritegno nel quale i DS lo hanno affiancato degnamente.
Ora in alto loco, trattandosi di un uomo fidato, pare abbiano deciso che deve essere promosso deputato. E per fare questo deve dimettersi da presidente della provincia, con ciò causando uno sconquasso e nuove elezioni che, con l’aria che tira, finiranno per consegnare la presidenza della provincia ad un uomo della destra. Intanto ci sarà un vuoto di potere per molti mesi e i cittadini si sobbarcheranno le spese di una consultazione non necessaria, che va ad aggiungersi a quella nazionale anch’essa non necessaria.
Ma a chi interessa se non è necessaria? Interessa solo alle carriere e agli interessi personali, mentre i cittadini dovranno subire oltre ai danni anche le beffe di vuoti di potere durante i quali i poteri forti continueranno a coltivare bene i loro interessi.
Così l’amministrazione degli enti locali non ha valore per gli abitanti di quella zona, ma solo per le carriere personali degli amministratori!
Alle prossime elezioni Melilli andrà ad arricchire la lista dei cosiddetti nuovisti del cosiddetto nuovista Veltroni. Dove sia il nuovo in tutto questo cercherò di farmelo spiegare dal Walter nazionale che a chiacchiere qualche speranza la sta suscitando, ma se i fatti sono questi?
Si dirà, ma questo accade in tutta Italia, sarà anche vero, ma qui da noi è particolarmente evidente e comunque chi si “fregia” di apparire nuovo dovrebbe evitarlo!
Invece sembra di essere tornati ai tempi della tanto deprecata balena bianca.
Così quindici anni dopo possiamo ancora dire allegramente tutto va ben madama la marchesa! >>.