A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:

<< Negli anni settanta la Giunta comunale di Rieti di centro sinistra, la prima in Italia con la partecipazione organica dei comunisti presieduta dal sindaco repubblicano Saletti, ad iniziativa del vice sindaco socialista Nino Faraglia che ne fu lo sponsor più convinto, fu varata nel territorio della frazione di Vazia una zona artigianale. Conosco bene questo evento perché all’epoca ero il presidente della commissione urbanistica consiliare che la approvò all’unanimità.
Approvato lo strumento urbanistico con tutti i crismi di legge, l’Amministrazione comunale formò la graduatoria per l’assegnazione dei lotti. Nel 1980, alla fine della legislatura, Faraglia non fu più rieletto. Fu costretto a dimettersi dal PSI prima delle elezioni perché fortemente osteggiato dalla locale Sezione del PSI di Rieti capeggiata da Vella e da Giovannelli. Si rese promotore di una lista civica, prese oltre 600 voti ma non fu eletto per un solo voto che non gli fece scattare il seggio con il sistema della utilizzazione dei resti. Dopo quelle elezioni anche io mi ritirai dalla politica attiva perché cominciava a respirarsi quell’aria che presto avrebbe ammorbato definitivamente la politica italiana.
Con l’uscita di Faraglia la Zona artigianale di Vazia iniziò una lenta agonia. Dopo una breve riconferma di Saletti a Sindaco subentrò Augusto Giovannelli, la graduatoria non fu più varata e solo negli anni novanta la Zona artiginale di Vazia rifiorì nei pensieri della Amministrazione comunale. Per circa venti anni i lampioni della pubblica illuminazione hanno illuminato di notte tutta la zona nella quale scorrazzavano in assoluta libertà solo i sorci di campagna!

E mentre la zona artigianale di Vazia rimaneva nel limbo, progrediva a spron battuto, con licenze rilasciate dal sindaco Giovannelli, la realizzazione di capannoni lungo la via Tancia, nei pressi dei Pompieri, ad un certo Quintili, la dove invece era prevista una diversa destinazione urbanistica, con la realizzazione di sostanziosi utili.
Solo da qualche anno finalmente i soldi spesi per la urbanizzazione di quell’area di Vazia hanno cominciato a far vedere la loro utilità con la nascita dei primi capannoni. Oggi possiamo dire che è una delle poche realizzazioni reatine ben pensate e realizzate dalla amministrazione comunale.
Fatevi una passeggiata in via Filippo Micheli, via Leonardo Leonardi e via Giorgio Rossi e vedrete capannoni di buona fattura urbanistica e soprattutto una zona di rispetto attrezzata su iniziativa della Amministrazione separata dei Beni civici di Vazia , dotata di una campo sportivo per il calcetto e la palla a canestro, un parco giochi per bambini e, in avanzata fase di realizzazione, una pista che utilizza fondi per la realizzazione di un’area destinata ad educazione stradale, come risulta dalla tabella dei lavori in corso, oggi più che mai necessaria per via dei tanti morti causati dalla circolazione delle autovetture.
Insomma chi vede risulta quasi sbalordito sapendo le condizioni di tante aree cosiddette attrezzate che ci sono a Rieti che, subito dopo essere state attrezzate a spese della collettività, sono state immediatamente abbandonate all’incuria più totale. A Madonna del Passo, poco vicino alla Zona artigianale, ce ne è un esempio eclatante!
Ma allora che c’entra la Mano nera? C’entra…c’entra e vediamo perché.
Di recente la Regione Lazio ha stanziato dei fondi per la realizzazione di Iole ecologiche per la raccolta differenziata, così l’ASM di Rieti ha predisposto un progetto per la realizzazione di una di queste. Una buona iniziativa, stante anche la condizione generale del nostro paese in materia di “monnezza”. Il progetto dell’ASM, che chiameremo Gerbino dal nome del suo presidente, prevede l’insediamento di tale stabilimento, che funzionerà per la preparazione dello stoccaggio selettivo fino al trasporto nei vari stabilimenti di trasformazione, all’interno dell’ex Nucleo industriale Rieti-Cittaducale, nel quale esistono una serie di capannoni di industrie mai partite e di altre fallite, nelle quali da anni corrono i sorci, che i proprietari però sperano di affittare per attività commerciali.
Zona nella quale l’ASI presieduta dall’ex comunista Andrea Ferroni, oggi del PD, eletto alla carica anche con i voti della destra dei rappresentanti del comune di Rieti e di altri comuni, ha consentito in questi ultimi anni, specie dopo la trasformazione della ex Ariston dei Merloni in Mercatone Emmezeta che ha generato almeno due inchieste penali, quella a carico degli amministratori di Cittaducale e del socialista Graziani quando era presidente del Nucleo prima di Andrea Ferroni, e quella definita della Rose rosse che ha visto coinvolto l’on. Rositani di AN, oggi membro del consiglio di amministrazione della RAI, una nuova fiorente speculazione edilizia con il rilascio di autorizzazioni per la costruzione di capannoni non più da adibire ad attività industriali, ma ad attività commerciali.
Questa nuova speculazione è oggi al centro degli interessi di quella Mano nera che i miei lettori già conoscono e che si annida trasversalmente in tutti i gruppi di potere della Sabina reatina a prescindere dalla ideologia, ma solo per soddisfare concreti interessi economici.
Gli speculatori programmano ed i politici autorizzano. Così sta accadendo per la utilizzazione dei fondi destinati alla realizzazione della Isola ecologica.
E’ accaduto infatti che all’improvviso al progetto Gerbino l’assessore al comune di Rieti Boncompagni ha contrapposto una localizzazione diversa dell’impianto nell’area di rispetto della zona artigianale di Vazia nella quale sono stati realizzati gli impianti di zona attrezzata di cui sopra che, in caso realizzazione, dovranno essere distrutti pur essendo stati appena realizzati a spese della collettività
Io capisco che Boncompagni possa dissentire da Gerbino per una faida all’interno del centro destra, ma non capisco quale organo tecnico del comune di Rieti abbia potuto suggerire a Boncomapagni una tale localizzazione se non tutti coloro che tramano nell’ombra in combutta con i vari interessi della speculazione edilizia vecchia e nuova.
L’area in questione fa parte integrante del piano di urbanizzazione che ha istituito la Zona artigianale. La Zona di rispetto è prevista dagli standard urbanistici che ne hanno reso possibile l’approvazione. Tale area non può essere destinata ad altri usi perché snaturerebbe la stessa Zona artigianale.
Gli amministratori comunali, siano essi di maggioranza che di opposizione, che votassero un tal cambio di destinazione d’uso, oltre a commettere un illecito amministrativo che giustificherebbe il ricorso al TAR, commetterebbero il reato penale di abuso di potere.
Ma la cosa più singolare è che dell’Idea di Boncompagni né il Sindaco Emili né la Giunta erano stati informati. Così quando sono cominciati a circolare i moduli per raccogliere le firme per una petizione popolare, il Sindaco ne è stato informato e Bomcompagni è stato costretto a fare marcia indietro. E in un comunicato sibillino, tra l’altro molto reticente e fumoso, lo stesso ha confermato che l’idea c’era. Che però nessuna decisione era stata ancora presa, ma non ha dichiarato che non ci sarà, si è limitato solo a dire che comunque sarà necessario il consenso degli organi istituzionali e quello dei cittadini.
Ma allora perché non li ha sentiti prima di partorire la malsana idea?
Emili questa volta ha sventato la manovra perché qualcuno lo ha avvertito dall’esterno, ma si può fidare dei suoi assessori? Bella Giunta che si ritrova! Vedete come lavora la Mano Nera? >>.

Sito ufficiale del mensile Mondo Sabino