di Federica MANCINELLI

E’ il patrono degli ingegneri, degli speleologi e degli architetti, oltre ad esserlo dei monaci e dell’Europa. Egli, cioè, protegge le opere più precise dell’ingegno, quelle che necessitano della maggiore programmazione e di assoluta attenzione dall’inizio dell’idea al compimento dell’opera. Egli, protegge, dunque, opere molti simili alla vita che necessita di altrettanta programmazione e assoluta attenzione, prima individuale e poi comunitaria. Ecco perché Benedetto da Norcia, sicuramente esempio di preghiera e riflessione, è ancora in cima a pensieri e progetti e programmi molto concreti e terreni, quelli cioè che interessano e influenzano la vita normale e quotidiana interiore, professionale e sociale di ogni persona. Lo scorso 2 febbraio il quotidiano Avvenire proponeva un nuovo possibile esperimento, mutuato dalle parole e dall'esempio della “Chiesa col grembiule” di Mons. Tonino BELLO e certamente ispirato anche alla spiritualità monastica.

 

Una teologa, Selene ZORZI, e un Direttore amministrativo di un ospedale (luogo ancor più significativo di applicazione), Nicola MESSINA, lanciavano una sfida: nell’Anno Santo della Misericordia, perché non sperimentare un progetto di progetto di perdono e riconciliazione per le aziende? Sì, proprio per le aziende, non per le parrocchie, per le associazioni, per le famiglie. Ma per le aziende: cioè i luoghi dove ciascun lavoratore - dal direttore fino all’ultimo dei neoassunti - sperimentano ogni giorno proprio quella necessità di ideazione, programmazione, gioco di squadra e realizzazione di progetti comuni che San Benedetto da Norcia presentò nella sua Regula più di 1.500 anni fa. Un “manager col grembiule” non è ancora un leader, ma il suo primo obiettivo quotidiano è cruciale: gestire il cosiddetto “capitale umano” (che realmente proprio e solo “capitale” non è); o meglio, non gestirlo, ma motivarlo, renderlo responsabile, se necessario verificarlo per raggiungere insieme lo scopo comune.

Certo, il manager (ancor più il leader) il grembiule deve indossarlo: non lasciarlo incartato, o appenderlo, o appoggiarlo in mostra sulla scrivania, mentre tutti gli altri sporcano e consumano il proprio. Come si fa a indossare il “grembiule”, in mezzo a quella che i promotori del progetto definiscono “violenza aziendale”, cioè l’insieme di tutte le tensioni, della fretta, delle enormi preoccupazioni che donne e uomini specialmente di vertice debbono necessariamente affrontare e contrastare ogni giorno? C’è un solo modo, irrinunciabile: per usare, o inventare, un’espressione tecnica, “ingegnare” le relazioni. Prima fra tutti, quella con se stessi. Quella con se stessi è, infatti, la più dirimente delle relazioni. Spesso, specialmente le guide delle aziende, delle comunità, delle famiglie, sono portati a pensare che, appunto in qualità di guide, è necessario e imprescindibile organizzare un buon lavoro di squadra, implementare percorsi tecnologici o organizzativi di forte innovazioni, magari cambiare linguaggio e prospettiva e così far fiorire una vision. Spesso, però, a tutti i livelli, ci si dimentica che il lavoro su se stessi è un lavoro costante e propedeutico, che non parte da metodi, libri, studi e miglioramenti esterni. Ma solo e soltanto dalla propria interiorità che va costantemente riallineata a valori, princìpi e, conseguentemente, metodologie.

Perché, allora, proprio Benedetto da Norcia e perché proprio il “grembiule”? Perché Benedetto da Norcia era davvero un Ingegnere delle relazioni: anche lui nacque al centro di una profonda crisi e ha risposto ad essa “facendo impresa”, mettendo al centro la libertà dell'uomo, non solo a parole (poche e dirette), ma attraverso un “metodo”, cioè una via ben tracciata. Oggi tante aziende e comunità professionali proclamano la “centralità della persona”, ma non la capitalizzano, non fanno “comunic-azione”, cioè non creano azioni comuni. Perché Benedetto da Norcia ha insegnato - prima sperimentandolo - come passare dall'organizzazione alla comunità organizzata, integrando la matrice relazionale con quella gestionale. Ha dimostrato - prima vivendolo e poi con le parole - come far vivere anche in azienda la figura dell’abate, il “buon padre di famiglia” che coniuga in sé alte competenze e alte capacità di tessere relazioni. Ha dimostrato - prima nelle sue comunità - che in azienda c’è bisogno di un manager, meglio, di un leader che faccia sintesi: non basta il bene, esso deve essere comune. Ha sottolineato con la vita come ascoltare il talento individuale, ricchezza e luce di ogni persona che tutti i giorni lavora in una comunità, e come considerare le emozioni: è impossibile che un'azienda vada bene se le persone stanno male. E, infine, ma non da ultimo, come “avere cura”: i team funzionanti hanno “cura” e “carità”, hanno reciprocità, per ottenere risultati dalle e con le persone.

Tutto questo Benedetto da Norcia non l’ha teorizzato, scritto, pubblicato e poi applicato: egli ha fatto l’esatto contrario. Ha indossato un “grembiule interiore” - oggi diremmo, un atteggiamento di servant leadership - e, prima con l’esempio poi con le parole, ha scandito, e ancora scandisce, non solo le giornate di monaci ritirati in monasteri più o meno chiusi, ma di tanti donne e uomini che, nelle società moderne e contemporanee, nelle aziende, negli ospedali, nelle organizzazioni complesse, hanno abbracciato e sperimentato con successo il ritmo benedettino. Alla vigilia di un nuovo 21 marzo, sperimentare una “leadership col grembiule” potrebbe essere davvero una sfida rivoluzionaria ed efficace. Perché i monaci salvarono e salvano non solo la fede, ma anche il lavoro: “(…) Il lavorare degli uomini doveva apparire come un’espressione particolare della loro somiglianza con Dio e l’uomo, in questo modo, ha facoltà e può partecipare all’operare di Dio nella creazione del mondo. Del monachesimo fa parte, insieme con la cultura della parola, una cultura del lavoro, senza la quale lo sviluppo dell’Europa, il suo ethos e la sua formazione del mondo sono impensabili”. (Benedetto XVI, Incontro con il mondo della cultura al Collège des Bernardins - Parigi, 12 settembre 2008).