Donatella PORZI (nella foto) è la prima donna chiamata a presiedere l'Aula consiliare di Palazzo CESARONI. Eletta con 13 voti e 8 schede bianche espressi dai 21 componenti dell'Assemblea regionale, durante la seconda seduta di insediamento (trasmessa in diretta da MEP Radio Organizzazione) ha pronunciato un breve discorso in cui ha parlato della necessità di avviare << … un processo di riavvicinamento dei cittadini alla politica e, quindi, alle istituzioni, perché si recuperi credibilità, in un momento storico del regionalismo. Questa nostra Regione - ha affermato - può e deve rivendicare di aver creato a partire dagli anni ‘70 una identità regionale che si è tradotta in crescita e in direzione anche della qualità dei servizi.

 

In questa nuova stagione di riforme - ha aggiunto la PORZI - siamo chiamati ad esprimerci con coraggio, a non aver paura delle innovazioni, ad alzare l’asticella e dobbiamo farlo con determinazione, pronti a dominare i processi, capaci ad indirizzarli, consapevoli delle nostre potenzialità e consapevoli dei punti di forza del nostro territorio permeato da una speciale spiritualità, quella che va da San Benedetto da Norcia a San Francesco d’Assisi e ad Aldo CAPITINI, su cui lavorare per poter riprendere il difficile cammino della ripresa e della crescita. Per quanto è alla funzione affidata alla carica che mi è stata conferita avverto l’esigenza di perseguire sempre quel ruolo di terzietà e collegialità delle decisioni a garanzia di tutte le sensibilità che compongono l’Assemblea. Abbiamo sentito in quest’aula inviti a non fare di questo Palazzo il sole intorno al quale tutto gira: ci è stato proposto di tenere alcune riunioni a Terni ci è giunta l’esortazione a fare di questo palazzo un palazzo trasparente, di cristallo e, mi permetto di aggiungere, con forte senso della legalità, tema al quale ho dedicato molte energie del mio precedente mandato amministrativo. Tanto l’una quanto l’altra direzione di lavoro mi trovano d’accordo, sono proposte intelligenti e condivisibili, specie se, aggiungo, riusciamo a vederle non come segnali episodici, con i quali colpire favorevolmente l’opinione pubblica, lasciando però poi inalterato il nostro potere di penetrazione nel territorio.

Non dobbiamo mai dimenticare - ha detto - che la nostra Assemblea è fatta di 92 realtà comunali, che abbiamo il dovere, tutti insieme, di considerare come il nostro grande palazzo umbro, fatto di aree centrali e di aree di confine, di zone più ricche e di zone meno fortunate, di territori esausti e di territori rigogliosi. E’ lì che dobbiamo andare, è da lì che dobbiamo recepire, tutti insieme, le richieste di sviluppo. Il Consiglio regionale si deve muovere come una sola, grande stazione orbitante intorno alla terra umbra; nell’Assemblea poi, potremo tornare a dividerci, ma intanto avremo fatto alla gente il grande favore di presentarci uniti, alle associazioni, alle categorie, agli imprenditori, al volontariato, ai movimenti. All’opinione pubblica generale, a chi ha votato e ai tanti che si sono astenuti. Il nostro potere - ha concluso la neo Presidente - da oggi non è più un potere elettorale, ma un potere istituzionale: la maggioranza non può ridursi al potere che le deriva dalle urne, l’opposizione non vorrà isolarsi, spero, nel solo potere della denuncia. Palazzo CESARONI è la stanza più bella di un palazzo vasto quanto l’Umbria, nel quale il potere di ognuno di noi deve diventare il potere di costruire quanto conveniamo che manchi a questa Regione. Potere elettorale più potere istituzionale fanno quel potere culturale che ci è richiesto di costruire per l’Umbria di domani.

Spero, quindi, che pur nell’autonomia dei singoli gruppi,  si possano trovare le condizioni per una necessaria  e responsabile collaborazione, che si possa fare una giusta e matura sintesi per rispondere ai tanti bisogni che emergono dalla nostra comunità, soprattutto per perseguire quegli obiettivi di uguaglianza e giustizia sociale in un sistema messo a dura prova, riprendo il fortissimo monito di Papa Francesco, contenuto nell'enciclica “Laudato si” e le sue parole  di alcuni giorni fa, “… i servizi non sono un'elemosina ma un autentico debito sociale”, e noi ci dobbiamo adoperare perché nessuno resti indietro. Perché nessuno si senta solo. La solitudine sappiamo quanto male genera. E consentitemi di concludere con una espressione che mutuo da un famoso statista: “… viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ciascuno con il proprio orizzonte” e il nostro obiettivo è garantire ad ogni individuo un orizzonte di dignità >>.