di Gianfranco PARIS

Domenica 20 giugno, presso il Museo delle Culture “Villa GARIBALDI” (nella foto), è stata inaugurata la mostra dedicata alla partecipazione dell'Armata dei Vosgi alla guerra franco-prussiana del 1870-71, comandata dal Generale Giuseppe GARIBALDI. La mostra dedica particolare attenzione al ruolo del figlio Ricciotti GARIBALDI. Si tratta di cimeli e documentazione provenienti dalla donazione dei signori Didier e Myriam STACCHETTI, di recente effettuata alla Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini (ANVRG) presieduta da Annita GARIBALDI JALLET, discendente diretta di Ricciotti, e da questa Associazione collocati presso il Museo “Villa GARIBALDI” di Riofreddo.

 

Essi arricchiscono il patrimonio del museo relativo alla figura di Ricciotti GARIBALDI, fondatore della casa di Riofreddo, ora casa museo: litografie, riproduzioni di quadri e oggetti che illustrano l'epopea dell'Armata dei Vosgi, combattente in Francia dal settembre 1870 al marzo 1871. Si tratta di un evento che ha avuto una tribolata memoria nel corso della storia e per questo è rimasto nell'ombra, ma che completa l'attività militare dell'eroe dei due mondi, quando ormai si era ritirato a Caprera e pensava di aver finito con le campagne militari. La mostra è stata inaugurata dal Sindaco di Riofreddo e da Annita GARIBALDI JALLET, presenti i donatori Didier e Myriam STACCHETTI, il Presidente regionale Lazio della ANVRG e i presidenti delle sezioni di Roma, Rieti, Viterbo e Riofreddo. Presente anche la Presidente della Banda Nazionale Garibaldina della ANVRG-Comunale di Poggio Mirteto, Denise LUPI, ed un folto numero di cultori di storia garibaldina quali il Prof. Amedeo CIOTTI, il Prof. SCACCHI, il Prof. Gregorio GUMINA. Allo scopo di meglio comprendere quell'epopea, sconosciuta ai più, la proponiamo ai lettori così come ricostruita nel depliant illustrativo della mostra, redatto a cura del Museo. Nel 1870 la Francia fu aggredita dalla Prussia e sconfitta nella battaglia di Sedan. I Prussiani fecero prigioniero Napoleone III. Il governo si rifugiò a Bordeaux e tentò la difesa del territorio. Fu accettata l'offerta di Giuseppe GARIBALDI, sollecitata dal Gen. Philippe BORDONE, di organizzare un esercito di volontari per combattere alla difesa del paese. Malgrado il gesto nobile da parte di chi solo tre anni prima era stato sconfitto a Mentana, proprio dai francesi volati  al soccorso dello Stato Pontificio, a GARIBALDI furono concessi solo qualche centinaia di volontari e alcuni soldati di leva, tutti mal equipaggiati ed armati, solennemente chiamata “Armata dei Vosgi”. Il richiamo del suo nome fece affluire molti volontari, essenzialmente francesi. Fu l'ultima volta su un campo di battaglia, date le precarie condizioni di salute. Il generale riuscì ad organizzare un esercito di diverse migliaia di uomini, a loro fu affidata la difesa della Borgogna, con le città di Digione, Autun, Chatillon, Nuits, Clermond-Ferrand. GARIBALDI riuscì ad organizzare tre Brigate, comandate la prima dal figlio Menotti, l'altra dal genero Stefano CANZIO, la terza dal Gen. BORDONE, e fu possibile organizzare una 4^ Brigata al comando del figlio più giovane Ricciotti. Ricciotti si distinse già alla battaglia di Chatillon e di Nuits. Il suo momento di gloria fu nella difesa di Digione. La sua Brigata riuscì ad impedire ad un imponente reggimento, il 61° di Pomerania, il passaggio verso Digione, bloccando così l'invasione della città presso il castello di Pouilly. In quella occasione il reggimento nemico, morto l'alfiere, perse la sua bandiera. La raccolse un giovane soldato, Victor Curtat che la portò al suo comandante sotto la raffica delle pallottole. Ricciotti ebbe la gioia di consegnare la bandiera, in nome di tutta la 4^ Brigata, a suo padre Giuseppe. Raggiunto l'armistizio, il governo francese lasciò la Borgogna in balia dei Prussiani, obbligando GARIBALDI a portare in salvo in condizioni avventurose i suoi uomini oltre le linee. Recatosi al Parlamento di Bordeaux, nel quale era stato eletto da 4 dipartimenti, non gli fu concesso di esprimere il suo voto a favore della Repubblica. La Guardia Nazionale gli rese gli onori mentre lasciava la sede, e Victor HUGO disse di lui che da parte francese era il solo generale a non essere stato sconfitto.