Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Mons. Delio LUCARELLI (nella foto), Vescovo della Diocesi di Rieti:

<< La Pasqua ormai prossima, in questo anno della fede, ci invita ancora una volta a riflettere sul senso della nostra appartenenza alla Chiesa e sul senso della nostra fede cristiana. Le donne giunte al sepolcro, dopo lo spavento e lo sconcerto, corrono via, non scappano ma corrono per andare ad annunciare agli altri discepoli che il sepolcro non tiene più prigioniero il corpo del Signore. La fede è una corsa, anche concitata e frenetica per certi versi, una corsa verso le persone che ci stanno più a cuore per annunciare quanto di più assurdo si possa dire, pensare, credere: Cristo è Risorto! Ma ancora di più: non è assente; Egli è il presente. I segni inconfondibili di questa presenza li possiamo cogliere anche nelle vicende recenti che hanno interessato la Chiesa: quando tutto sembra volgere verso destini scontati, questa presenza fa sentire tutta la sua forza e il suo profumo. Lo abbiamo visto nella rinuncia del Pontefice Benedetto, nell'elezione e nelle prime significative scelte di Papa Francesco. Anzi, possiamo dire che certe novità emergono proprio dalla Chiesa, con la sua storia bimillenaria, ricca anche di contraddizioni e di scandali, ma capace di rigenerarsi e rinnovarsi, quando riesce a vedere nella storia e oltre la storia questa presenza salvifica e confortante, quella appunto del Risorto, che ci fa gridare di gioia e ci fa correre verso i fratelli. Dobbiamo correre anche noi ad annunciare agli altri la straordinarietà della fede e della risurrezione, che sono la vera speranza dell'umanità.

Prima di correre per l'annuncio di Pasqua, potremmo dire per il primo canto dell'Exultet fatto da donne, esse si accertano con la vista, con l'udito, con l'intelligenza, che un fatto straordinario è avvenuto, qualcosa nel normale decorso post mortem si è interrotto. Non poteva rimanere nella morte l'autore della vita, non poteva subire la decomposizione quel corpo che aveva ospitato la vita vera, quella che non muore mai, che non può morire perché dà vita. La fede delle donne si basa su un fatto, la risurrezione, accaduto ad una persona: Gesù di Nazaret detto il Cristo! Ed è la stessa fede della Chiesa e di ogni credente. E seppure nella concitazione del momento, quella delle donne è una fede pensata, logica. Anzi è una fede che parte dall'incredulità: “... hanno portato via il Signore”. È la frase lapidaria e ultimativa che le donne scagliano contro gli apostoli delusi e sconfitti. Non è una fede sciocca e credulona. Solo dopo, quando si ricordano delle parole di Gesù, si rendono conto che il Signore della vita è Risorto. Dunque l'incredulità, il dubbio, la diffidenza, spesso possono essere la “porta della fede”, quegli ostacoli che ci invitano a guardare oltre. Carissimi, sottoponiamo a prova critica la nostra fede, senza paura, poiché forse proprio questo ci aiuta ad abbracciare con maggiore convinzione il depositum fidei ricevuto nel Battesimo. Soltanto a partire da questi fondamenti possiamo rinascere a vita nuova. Tutti i settori della vita personale e familiare, sociale, politica ed economica, innestati su queste forti ragioni possono assumere un sapore nuovo e una dimensione più autentica e vera. Buona Pasqua a tutti e a ciascuno! >>.