Giovedì scorso, presso il “Leo Hotel”, si è svolta la conferenza sul tema “Cultura, arte e religione: quali relazioni”, dove l’artista leonessano Massimo BIGIONI ha colto l’occasione per presentare la tela in onore a “Sant’Antonio da Padova e il Bambinello” (nella foto). Nonostante qualche assenza, tra gli intervenuti nomi illustri, esponenti del mondo cattolico e laico, come Padre Carmine RANIERI, Ministro provinciale dei frati cappuccini dell’Abruzzo; Padre Anavio PENDENZA, custode del sacro convento di San Giuseppe di Leonessa e Direttore della rivista Leonessa e il suo Santo; Marisa ANGELINI, Sindaco del Comune di Monteleone di Spoleto; Andrea UNGARI, Consigliere con delega alla Cultura del Comune di Leonessa; Gastone INDONI, critico d’arte-opinionista ed editore; Quinto VANNAMARTINI, Presidente della Confraternita del Suffragio di Leonessa; Luca FILIPPONI, Presidente dello Spoleto Festival Art.

Tra gli assenti, giusitificati, hanno tutti voluto inviare e-mail di affetto e stima per l’artista, come RON, che ha scritto << … auguro all’artista Massimo BIGIONI una anno che possa dare giustizia all’arte vera >>, o l’Ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, volato a Madrid per queste festività, S.E. Al Sadr, che negli auguri ha ufficializzato, anche alla stampa, la direzione artistica del Festival della pace, per l’anno 2013 (riconfermato, al suo 2° anno), l’artista Ennio CALABRIA che ha usato parole di grande rispetto e stima per il M° BIGIONI, che sempre più si sta affermando nel mondo dell’arte con uno stile tutto suo. L’evento si è svolto con l’apertura della conferenza moderata da Stefania MONTORI, la quale ha aperto i lavori con la lettura di una citazione di Papa Giovanni Paolo II, che ha voluto sottolineare l’importanza dell’arte, del potere che ha come linguaggio universale e del grande impatto e comprensione che riesce a raggiungere i cuori di ogni essere vivente che dice: << L'Arte ha un linguaggio facilmente comprensibile a tutti, anche ai non credenti! … se io, come Arcivescovo di Cracovia, ho potuto fare qualcosa di bene con i lontani è perché ho sempre cominciato con i beni culturali della Chiesa e con le sue Opere d’Arte che hanno un linguaggio che tutti conoscono e che tutti accettano: il linguaggio del Bello. È su questo linguaggio che ho potuto innestare un discorso che per altra via sarebbe stato impossibile >>. Padre Carmine RANIERI ha voluto sottolineare che << … non sempre è stato facile per gli artisti dipingere, esprimere il sacro. Nel passato il movimento iconoclasta vietava la pittura sacra, raffigurare le madonne era rigorosamente proibito. Oggi, per fortuna, le cose non stanno più cosi, e come Caravaggio, pittore coraggioso, che per dipingere ciò che aveva nel cuore, il messaggio che voleva lasciare ai posteri, sfida la società, dipingeva, ad es., “La Maddalena” raffigurata da una donna di strada, umile, semplice; così fa BIGIONI, in questo momento dove il culto del bello sembra essere l’effimero lui dipinge Arte sacra, quasi in controtendenza per dare alla sua pittura uno scopo ed un messaggio d’amore e di pace, per riempirla di contenuti, di valori veri. La capacità pittorica di Massimo BIGIONI, nella realizzazione delle opere sacre è quella di riuscire ad esprimere, attraverso le immagini il divino. Non è un caso che di fronte all’opera pittorica, conservata all’interno del santuario di San Giuseppe di Leonessa, “San Giuseppe orante la Madonna del Soccorso”, che ci si inginocchi per pregare. L’opera, in presentazione, è dedicata a “Sant’Antonio da Padova e il Bambinello”, e rappresenta una straordinaria concretizzazione del divino che si prodiga in lui attraverso la figura del Bambinello che miracolosamente appare al santo. L’artista, con generosa maestria ritrae, il Cappuccino assorto, in contemplazione del divino attraverso la figura del Bambino Gesù, un bambino come uno dei tanti bambini del mondo, vivaci (fogli sparsi in terra …) pieni di vita, gioia con in mano un ramoscello d’ulivo … sinonimo di pace dei popoli. Il proscenio, è inoltre, composto ed arricchito dai fiori, il giglio della purezza, che si alterna boccioli e fiori maturi, così come è la storia. Esso rappresenta l’elemento di bilanciamento cromatico ed estetico all’occhio di chi osserva. Doppia visione dell’opera, con gli occhi dell’oste, che quasi con sguardo furtivo, meravigliato, testimone del miracolo, ha il volto di Giuseppe RAUCO, il mecenate dell’opera. La capacità pittorica dell’artista lo proietta nel miracolo stesso, per diventarne protagonista, insieme allo spettatore, che ha la possibilità di osservare con gli occhi dell’oste e con i suoi per una visione d’insieme. E’ la magia della pittura del creativo leonessano che cattura lo sguardo di chi osserva, lo scaglia al suo interno e lo fa diventare parte integrante della scena, partecipe di ciò che sta accadendo. Questa opera, voluta su commissione privata, dai proprietari del “Leo Hotel” che ci ospita, fa parte delle opere, sacre, a soggetto teatrale, dell’immaginario pittorico che esprime sentimenti, emozioni mediante l’espressioni delle figure umane ritratte. Come Degas, BIGIONI in questa opera, abolisce il punto centrale, il confine della tela ignora il confine della scena. S’impone una visione prospettica della stanza della vecchia osteria, la luce si espande all’esterno, le pennellate di colore creano movimento alle figure, donando una visione di grande equilibrio cromatico, di quest’artista che sta maturando uno stile pittorico tutto suo e che assume sempre più un valore comunicativo molto importante >>.