Il documento, presentato al “Comitato a difesa del nostro territorio”, istituito dal Presidente MELILLI e dai sindaci della Provincia di Rieti, è stato sottoscritto da CNA Rieti, Confartigianato Imprese, UPA-Casa, C.L.A.A.I., ASCOM Confcommercio, Confcooperative, AGCI, CGIL, CISL e UGL:

<< L’ultimo decreto sul riordino delle Province, emanato dal Governo il 31 ottobre, ha sancito l’accorpamento della Provincia di Rieti e Viterbo, una decisione, a giudizio delle organizzazioni firmatarie del presente documento, grave per gli effetti sociali ed economici di disintegrazione dell’unità della Provincia, destinata inevitabilmente a produrre. È noto infatti che le due Province sono “unite” solo da un tratto del fiume Tevere e da una rete stradale e ferroviaria che non consente una facile comunicazione, con l’attraversamento di una Provincia, Terni, e di un’altra Regione, l’Umbria. Questa distanza geografica è rappresentativa di tutte le altre differenze sociali ed economiche che dividono le due realtà territoriali. Per questo il provvedimento, non misurandosi con la complessità dei territori, in particolar modo di questa parte della Regione Lazio, ha prodotto e sta producendo elementi di fibrillazione che cominciano anche ad esprimersi, su iniziativa di alcuni comuni e di alcuni comitati, nella verifica della possibilità di trovare accoglienza in altre Province di altre Regioni, più raggiungibili perché più vicine. Le stesse organizzazioni condividono la necessità di un ridisegno dei livelli istituzionali statali delle loro funzioni, perché nel tempo essi hanno prodotto anche una stratificazione amministrativa che ha moltiplicato adempimenti burocratici e costi che è, invece, indispensabile ridurre.

Ma questa esigenza non può essere perseguita in maniera cieca, senza avere attenzione ai costi sociali che essa produce a fronte di benefici economici modesti o, addirittura, inesistenti. È necessario, nel nuovo quadro istituzionale, garantire migliori funzioni di prossimità in favore dei cittadini e delle imprese, assicurare la ricollocazione dei servizi e dei presidi, evitando eccessive concentrazioni di strutture essenziali in poche realtà locali, conservare e valorizzare il patrimonio di risorse umane presenti nelle attuali Province. Del resto la specificità del territorio reatino è dimostrata dalla possibile adozione, per evitarne l’accorpamento, di due criteri presenti nei decreti che hanno consentito di salvaguardare prima la Provincia di La Spezia e poi quelle di Sondrio e Belluno. Il comma 2 dell’art. 17 del D.L. 95/2012, all’ultimo capoverso, recita “sono fatte salve, altresì, le Province confinanti con Province di Regioni diverse da quelle di appartenenza e con una delle Province di cui all’art. 18, comma 1”, cioè quelle trasformate in aree metropolitane. Questo comma ha consentito di non accorpare la provincia di La Spezia (223.327 abitanti e una superficie di 900,69 kmq), che confina con l’Area Metropolitana di Genova e con province di altre regioni: Parma (Emilia Romagna) e Massa Carrara (Toscana). Rieti non si trova in una situazione molto diversa dal punto di vista dei parametri, 160.467 abitanti e una superficie di 2.749,16 kmq, confina con l’area metropolitana più importante del Paese, Roma, e con province di altre Regioni: Perugia/Terni (Umbria), Ascoli Piceno (Marche), L’Aquila e Teramo (Abruzzo) e con il fiume Tevere, che deve considerarsi un confine fisico e non “politico”. Il successivo decreto emanato il 31 ottobre scorso recita che “ … è opportuno preservare la specificità delle province il cui territorio è integralmente montano, in virtù della peculiarità del territorio”. Con tale criterio sono state fatte salve le province di Sondrio e Belluno che hanno caratteristiche analoghe a quella di Rieti dal punto di vista geografico/altimetrico. Belluno: 213.000 abitanti - 69 comuni (31 solo al di sopra dei 600m) 3.687 kmq - 58 ab. /kmq; Sondrio: 183.000 abitanti - 78 comuni (29 solo al di sopra dei 600m) 3.211 kmq - 57 ab. /kmq; Rieti: 165.000 abitanti - 73 comuni (31 solo al di sopra dei 600m) 2.749 kmq - 58 ab. /kmq. A rendere oltremodo ingiusta e paradossale la non applicazione del criterio della montanità a Rieti è il dato che la montanità è un parametro costruito, a partire dalla legge 991 del 1952, cioè la prima legge che disciplina gli interventi a favore dei territori montani, anche da indicatori di tipo socio economico che rinviano al concetto di montagna quale equivalente di area svantaggiata e in ritardo di sviluppo. È quindi paradossale che Province che tutti gli indicatori socioeconomici descrivono come più ricche di quella di Rieti siano considerate montane, solo perché nel tempo tutti i comuni hanno chiesto e ottenuto il riconoscimento di Comuni montani, mentre sono considerati totalmente montani solo 57 dei 73 Comuni della Provincia di Rieti. Le associazioni imprenditoriali e sindacali fanno appello a tutte le Istituzioni, perché si facciano interpreti di queste argomentazioni o di altre tese a salvaguardare l’integrità del territorio reatino anche dal punto di vista istituzionale. Per le stesse ragioni non condividono le iniziative referendarie che, in questa fase di discussione e di confronto stanno producendo effetti di ulteriore disaggregazione dell’attuale territorio provinciale. Si impegnano, inoltre, a rivolgere una vigile attenzione al problema e a partecipare a iniziative tese al raggiungimento dell’obiettivo del mantenimento della Provincia di Rieti >>.

Riceviamo e pubblichiamo una nota della UIL provinciale:

<< Come noto, nella giornata di ieri le organizzazioni CNA Rieti, CGIL, CISL, UGL, Confartigianato Imprese, UPA-Casa, C.L.A.A.I., ASCOM Confcommercio, Confcooperative e AGCI hanno sottoscritto un documento unitario contro il decreto del riordino governativo dei territori, che vede Rieti perdere l’autonomia come Provincia e annessa a Viterbo. Una decisione, come scritto nel documento, che, a giudizio delle organizzazioni, avrebbe gravi effetti sociali ed economici di disintegrazione dell’unità della Provincia. Anche la UIL di Rieti è del tutto d’accordo con quanto contenuto nel documento e con la necessità di mantenere unito il territorio provinciale. Il sindacato non è stato chiamato a sottoscrivere questo documento e non vorremmo che il sostegno che è stato accordato al Comitato Rieti in Umbria sia stato male interpretato. Mai la UIL ha creduto che si potesse avviare un discorso basandosi su ipotesi di disgregazione, tuttavia, di fronte all’aberrazione governativa della proposta e, di contro, alla totale mancanza di alternative, anche da parte di una politica regionale incapace di tutelare, come avvenuto in altre Regioni, le peculiarità della Provincia di Rieti, quella di tentare il passaggio di tutta la Provincia in una regione dove, di sicuro, maggiori sarebbero le affinità socio culturali ed economiche dei due territori che si andrebbero ad unire, ha ritenuto che l’ipotesi referendaria potesse essere intesa come il male minore a dispetto della soluzione proposta dal Governo, quella dell’unione con Viterbo, dalla quale si trarrebbero solo gravi svantaggi dai quali, i comuni del reatino, in maniera autonoma e schizofrenica, avrebbero cercato di sottrarsi con iniziative autonome >>.