di Gianfranco PARIS

E' la seconda volta che gli avvocati della Camera penale di Rieti si cimentano in convegni nel tentativo di contribuire a chiarire le idee a coloro che debbono mettere mani sulla crisi del sistema giustizia italiano. Questa volta lo hanno fatto insieme alla Associazione della galassia radicale “Il Detenuto Ignoto”, che è calata a Rieti al gran completo con la Presidente Irene TESTA, l'On. Rita BERNARDINI, Valter VECELLIO e Valeria CENTOMARE. Per le Camere penali sono intervenuti il Vice Presidente nazionale Renato BORZONE, il responsabile dell'Osservatorio Carcere Alessandro DE FEDERICIS ed i rappresentanti della Camera penale reatina, il Presidente Marco ARCANGELI e Morena FABI, che ha moderato il dibattito. Dopo i saluti di rito, ai quali ha partecipato anche il neo Sindaco di Rieti Simone PETRANGELI, anche lui avvocato penalista, il dibattito ha preso immediatamente quota introducendo la foltissima platea nella tragedia delle carenze della giustizia italiana. Così una platea (nella foto) per lo più di addetti ai lavori ha avuto l'occasione di formarsi un quadro generale di tutti i problemi della crisi accumulatasi in decenni di incuria e di pannicelli caldi. E' emerso con chiarezza che l'attuale stato di cose ha il suo punto terminale nella piaga purulenta del sistema carcerario, ormai incapace di far fronte ad una richiesta di detenzioni senza precedenti da parte delle istituzioni preposte alla salvaguardia della pace sociale.

Il carcere è diventato la valvola di sfogo di esigenze elettoralistiche completamente estranee alle norme costituzionali che presiedono alla istituzione carceraria. La legge BOSSI-FINI sugli extracomunitari, la legge FINI-GIOVANARDI sulla droga, l'applicazione dello istituto della carcerazione preventiva, usato da troppi PM come deterrente con il fine di indurre l'arrestato alla confessione, hanno generato una produzione di detenuti che rasenta il 75% della popolazione carceraria. Pensate che il 42% dei detenuti di oggi sono carcerati in attesa di giudizio, di cui la metà saranno certamente dichiarati innocenti, come affermano chiaramente le statistiche. Mentre il 33% del totale sono di provenienza Legge BOSSI-FINI, il 33% di provenienza legge FINI-GIOVANARDI e solo il 33% detenuti per violazioni del codice penale. Questa situazione ha creato un grave superaffollamento delle carceri italiane al limite della tortura. Ci sono celle di due metri nelle quali sono stipati 22 ore al giorno 4 detenuti, e qualche volta 6, che debbono stare in piedi a turno. Ci sono carceri senza acqua corrente continua e senza possibilità di conservare il cibo acquistato con denari propri. Ma queste non sono che alcune cose perché ce ne sono molte altre. La cosa più grave è che le carceri italiane registrano suicidi di detenuti e addetti alla sorveglianza quasi giornalieri. Le istituzioni comunitarie della UE continuamente emettono moniti e sentenze che invitano l'Italia a far cessare questa situazione. A questa crisi gravissima della situazione carceraria si aggiunge la crisi ancor più grave del funzionamento della giustizia che è sommersa dal numero dei procedimenti che non possono essere sfoltiti per mancanza di personale e di mezzi. Tutti gli intervenuti hanno sottolineato che una tale situazione non può essere affrontata con i pannicelli caldi di questo o quel Governo, come l'ultimo provvedimento preso dal Governo MONTI che aveva lo scopo di far scontare a casa gli ultimi diciotto mesi della pena. Provvedimento che ha dato scarsi risultati riducendo di appena mille detenuti un superaffollamento di oltre ventimila. E' stato sottolineato che la classe politica fino a oggi non ha dimostrato alcun interesse per i progetti che giacciono in Parlamento di riforma della giustizia, la maggior parte dei quali promossi dai parlamentari Radicali, perché ritengono che rendere la giustizia conforme alla costituzione sia meno remunerativo in termini elettorali che utilizzarne lo spauracchio come deterrente demagogico. Ci sarebbe oggi ragionevolmente una sola via per affrontare con serietà il problema. Ripulire il carcere dei detenuti e le cancellerie dei tribunali delle centinaia di migliaia dei fascicoli con una amnistia ed un indulto adeguati, depenalizzare molti dei reati che riguardano il mondo della droga e quello degli extracomunitari ed avviare subito un programma pluriennale a passi possibili di potenziamento delle strutture carcerarie e del personale necessario perché il carcere diventi non un luogo di pena, bensì quello della rieducazione come previsto dalla costituzione. Su questo tutti i presenti sono stati concordi. Lo ha sottolineato anche il deputato del PDL Alfonso PAPA che è stato di recente testimone diretto della situazione carceraria, dopo l'assenso del Parlamento al suo arresto e che è intervenuto al convegno reatino. Si è invece ben guardato dallo intervenire il Dott. Giovanni TAMBURINO, Capo del Dipartimento della Amministrazione penitenziaria, che pure aveva promesso la sua presenza. Da Rieti comunque, città nella quale è situata una delle case circondariale più moderne perché di recente inaugurata, ma già superaffollata e carente di personale, è stato indirizzato un ulteriore appello per tenere vivo l'interesse su una delle più evidenti vergogne nazionali. Non ci illudiamo che esso possa sortire effetti concreti a breve, anche perché la situazione politica è quella che è, ma almeno l'associazione radicale del Detenuto Ignoto e gli avvocati penalisti hanno dimostrato di non voler demordere e di essere pronti a fare la loro parte. E noi, che siamo attenti osservatori di ciò che accade, facciamo i nostri complimenti agli organizzatori.