Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Stefano VINTI, Segreterio regionale del PRC Umbria:

<< La decisione dei gruppi consiliari, dell’UdC, Lega e IdV prima, di non partecipare al voto per il rinnovo dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale dell’Umbria, e del PdL poi, è stata una decisione grave. L’obiettivo dichiarato è quello di portare alla paralisi l’attività della massima assise legislativa dell’Umbria, sovrapponendo in maniera irresponsabile l’aspro confronto politico con il corretto funzionamento delle istituzioni. Una decisione che assume i caratteri di una azione di rottura democratica, in un paese dove anche il Parlamento è subordinato ad un governo “tecnico” di professori della BOCCONI. Il confronto in Consiglio regionale è passato da una discussione alta ed impegnata sulla natura del governo “allargato” dei territori, delle città, dell’Umbria, della sua inadeguatezza a fronte della crisi del sistema liberista e della dittatura della finanza che schiaccia la democrazia, la politica e l’autonomia delle regioni, dal rapporto tra morale pubblica e forme organizzate della politica ed istituzioni locali, ad un attacco senza precedenti alla massima istituzione rappresentativa del pluralismo politico, culturale e sociale dell’Umbria. Si è passati dal confronto politico e culturale sulle forme a garanzia dei cittadini all’incomprensibile attacco al funzionamento del Consiglio regionale.

E’ lecito chiedersi qual è l’obiettivo non dichiarato, impossibile da esplicitare, così vitale da portare alla decisione di praticare la inagibilità del Consiglio regionale? Insomma nel volgere di poche ore si è passati dal come far funzionare meglio le istituzioni al volerle paralizzare. Rifondazione Comunista, per il ruolo che ha ricoperto e che ricopre, per la sua storia di oltre venti anni nelle istituzioni umbre, non accetta la deriva “sfascista” delle istituzione, anzi la contrasta con determinazione. All’inizio del confronto in Consiglio regionale abbiamo dichiarato che la maggioranza guidata dalla Presidente MARINI è vittima indiretta delle azioni giudiziarie in corso; che la maggioranza politica a cui gli umbri hanno affidato il governo della Regione è stata democraticamente e nettamente definita dal corpo elettorale; la crisi economica e sociale, la riduzione dei diritti, le crisi produttive, l’aumento della precarietà e della disoccupazione, il senso di sfiducia nella politica e nelle istituzioni, impongono una riflessione e un’analisi, sul modello di sviluppo regionale e sulla cultura di governo che dia il senso di una svolta riformatrice. Il confronto in Consiglio regionale ci ha dato risposta con l’impegno, ad iniziare dal Partito Democratico, di avviare questo percorso innovativo e riformatore. Una risposta positiva, il cui esito dipende da tutti, Rifondazione Comunista non si tirerà indietro, ma farà sentire la sua voce e avanzerà le sue proposte ad iniziare dalla necessità di ridistribuire la ricchezza, di salvaguardare il valore del lavoro, dai beni comuni, da una nuova idea di democrazia partecipata, da uno stato sociale moderno ed efficiente, ecc. Appare chiaro, ormai, che la scelta del PdL fa svanire come neve al sole ogni ipotesi di larghe intese e che il “loden” è utile solo per coprirsi dal freddo. Nel 1993 alcune istituzioni locali e la Regione dell’Umbria furono colpite da una bufera giudiziaria che portò, tra gli altri, all’arresto di due assessori e all’accusa di corruzione di un altro. Anche in quella circostanza fu battuto chi riteneva di dar vita ad una maggioranza che l’elettorato non aveva scelto e Rifondazione comunista si impegnò nella Giunta guidata da Claudio CARNIERI con due assessori, Pierluigi NERI e Giampaolo BARTOLINI, proprio per aiutare a fronteggiare una situazione politicamente difficile e far funzionare le istituzioni democratiche. Oggi come allora è urgente salvaguardare la dignità e la piena agibilità del Consiglio regionale e per farlo siamo stati disponibili a candidare alla Vice Presidenza il Consigliere Damiano STUFARA (nella foto). La scelta di Rifondazione Comunista dell’Umbria, è stata una assunzione di responsabilità al servizio del Consiglio regionale, al servizio delle Istituzioni repubblicane >>.