A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:

<< Oggi cercheremo di capire il casino che si è attizzato da qualche mese intorno alle Olimpiadi cinesi a causa del comportamento dei nuovi “mandarini” del sol levante di marca capital-comunista. Quando ero giovane la parola Olimpiadi suonava alle mie orecchie con armonia. La cultura classica dei miei studi mi aveva trasmesso una immagine dello sport come messaggio positivo perché tendeva a premiare i migliori e nello stesso tempo stimolava un sano spirito di competizione che spronava alla fratellanza. In effetti le olimpiadi dell’era moderna che riapparvero all’inizio del secolo scorso rispondevano a questo spirito e gli atleti che riuscivano a primeggiare nelle gare di olimpia erano di esempio per tutti i giovani che intendevano primeggiare anche nella vita. Poi le cose sono cambiate pian piano quando il commercio ha cominciato ad impadronirsi delle immense possibilità offerte dalla pubblicità rivolta alla immensa platea mondiale ed il potere politico vi ha intravisto una grande possibilità di glorificazione.

La nuova danza iniziò alle olimpiadi di Berlino delle quali HITLER approfittò per glorificare il suo potere e già lì iniziarono ad emergere le prime contestazioni a causa della competizione razziale. Ma il grande cambiamento è avvenuto a partire dagli anni sessanta dopo la seconda guerra mondiale. Il cambiamento è avvenuto nel nome dello spettacolo, un concetto nuovo per quell’evento, che si è sostituito a quello della competizione. Nella competizione prevale l’impegno personale e la lealtà dei partecipanti, nello spettacolo prevale la necessità di fare sempre di più per soddisfare il terzo spettatore che sta a casa e che non gareggia. Quindi mentre prima per essere ammessi a gareggiare e rispecchiare gli ideali di olimpia gli atleti dovevano essere rigorosamente dilettanti, dopo sono stati ammessi anche i professionisti che, introdotti all’inizio con piccoli trucchi, sono diventati poi la regola delle Olimpiadi moderne.
Con l’arrivo della mondovisione delle Olimpiadi si è impadronito il business degli affari di tutti gli stati del mondo e così oggi le olimpiadi non sono più dei giochi nei quali la gioventù gareggia per soddisfare le esigenze dei valori tradizionali, ma una occasione per arricchire il commercio mondiale al servizio dei detentori del grande capitale. La prima occasione furono le olimpiadi di Los Angeles, celebrate proprio nel paese del grande capitale, dove la nuova verità venne a galla senza alcuna reticenza e da allora è stata una grande escalation verso eventi sempre più spettacolari. Così per ottenere la designazione di un città alla celebrazione si mette in moto un meccanismo che è identico a quello della più spietata concorrenza commerciale.
La Cina ambiva da tempo ad ottenere la designazione, specie da quando a causa della globalizzazione selvaggia è diventato il luogo dove tutte le grandi imprese del mondo si sono trasferite per sfruttare la povertà di una popolazione che, rimasta arretrata, ambiva a cambiare status.
Di questo ne ha approfittato il potere comunista, post maoista, di quel paese che ha intravisto nella occasione olimpica la glorificazione di quello che sta succedendo in Cina a spese della maggior parte della popolazione che era povera e sfruttata e che tale è rimasta e rimarrà a beneficio dei più ricchi del mondo. Ma tutti sappiamo che gli eredi di Mao non conoscono o non vogliono saperne della democrazia, come la si intende in occidente, così procedono come se nulla fosse con gli stessi metodi della dittatura comunista ben noti a tutto il mondo. E lo fanno anche con notevole arroganza perché pensano che i ricchi smidollati dell’occidente pur di non rinunciare ai loro profitti staranno zitti anche se faranno finta di sdegnarsi per quello che sta succedendo in Tibet.
La paura di perdere le facili entrate dello sfruttamento della manodopera cinese terrà a freno i dirigenti politici dei paesi dell’occidente e farà ingoiare loro qualsiasi brutalità sarà inflitta ai tibetani nello interesse del potere di Pechino. Se le olimpiadi di Pechino rispondessero allo spirito del suo propugnatore De COUBERTEN, il Comitato Olimpico Internazionale avrebbe dovuto per coerenza già annullare l’evento, ma non lo ha fatto fino ad ora e non lo farà perché le Olimpiadi sono ormai un affare per tutti, anche per i dirigenti del CIO, e di fronte agli affari i tibetani possono bene essere oggetto di un genocidio. Del resto il comunismo internazionale è ben collaudato in genocidi, checché ne dicano i residui di comunismo che ancora girano qui da noi.
Queste sono le Olimpiadi moderne. Io sono convinto che il problema non sta nel boicottaggio, ma per coerenza il mondo dovrebbe smettere l’ipocrisia di considerare questo evento come l’erede della fiamma di olimpia e avere il coraggio, se si vorrà continuare perché fa comodo, di cambiargli nome soprattutto per rispetto di se stessi. Intanto l’unico modo per protestate a noi che contiamo poco è quello almeno di rifiutarsi di seguire alla TV l’evento che tutto è meno che un evento sportivo. Io mi regolerò in tal senso >>.

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