Pubblichiamo integralmente una nota del Dott. Felice COSTINI (nella foto), Assessore all'Urbanistica del Comune di Rieti:

<< Credo doveroso, dopo aver letto alcuni articoli conseguenti la presa d’atto dei risultati del gruppo di lavoro sulle aree ex industriali, fare alcune precisazioni, in particolare in riferimento a quanto dichiarato dal Consigliere Ivano Paggi, del quale comprendo totalmente lo sfogo, la delusione e finanche le conclusioni, ma che rischia di dare una percezione erronea di quanto avvenuto nella seduta di consiglio di venerdì sera. A Palazzo di Città si è ottenuta una grande vittoria, riuscendo, dopo decine di anni, ad arrivare una decisione sul futuro di un’area che è cruciale, non solo per lo sviluppo urbanistico, ma anche e soprattutto per il rilancio economico e sociale di Rieti. L’aspetto più impressionante è che si è arrivati, al di là dei tatticismi della politica su cui tornerò dopo, ad una scelta condivisa, un successo che va ascritto innanzitutto alla pervicacia e determinazione di chi ha fortemente voluto quel gruppo di lavoro, il Consigliere Paolo Tigli in primis, il Sindaco, l’Assessore che mi ha preceduto e lo stesso Paggi, insieme agli altri membri del gruppo di lavoro.Tre principi fondamentali oggi divengono il sestante sul quale qualsiasi decisione che potrà essere assunta: 1) le tre aree ex industriali rappresentano un unicum urbanistico, un unico comprensorio che dovrà essere progettato in modo omogeneo, funzionalmente unitario e integrato; 2) quel comprensorio dovrà avere una vocazione multifunzionale, avendo come scopo la realizzazione di servizi capaci di creare occupazione stabile, ulteriore rispetto a quella naturalmente collegata all’intervento edilizio, nessuna speculazione di tipo residenziale, nessuna ‘nuova Campoloniano’ per intenderci; 3) qualsiasi intervento dovrà obbligatoriamente essere preceduto dalle bonifiche di tipo residenziale dell’area.

Questi sono i punti principali risultati dal lavoro della commissione, questi rappresentavano il contenuto dell’emendamento che insieme con l’opposizione avevamo preparato, al fine non di modificare la sostanza del documento, il quale queste enunciazioni le riporta in modo chiaro. L’obiettivo era solo di renderli più evidenti per dare una lettura immediata e chiara di quanto avremmo approvato. Principi totalmente condivisi dalla quasi totalità del consiglio comunale, come il dibattito aveva dimostrato, anche perché figli di un confronto che nella nostra città va avanti da quasi mezzo secolo, e che finalmente avevano trovato una sintesi. Perché si è arrivati ad un confronto muscolare, con la minoranza che ha votato contro? Perché in questo caso si è mancato il coraggio, o meglio si è messo a nudo quel nichilismo politico che, fortunatamente permettetemi di dire da uomo di destra, rappresenta il più grande difetto della sinistra italiana: la paura di decidere, la paura di essere tacciati di consociativismo dalle frange più estreme di uno schieramento che non riesce a trovare un asse politico comune al suo interno. I consiglieri Paolo Bigliocchi, Pierlorenzo Scacciafratte e gli altri capigruppo di minoranza avevano perfettamente compreso che questi principi rappresentavano la migliore sintesi, e forse anche la migliore scelta che il consiglio comunale potesse fare. Lo avevano compreso e anche dichiarato, ma al momento del voto non sono riusciti ad andare oltre l’astensione, il porsi cioè in una specie di limbo che ancora una volta potesse loro permettere di dire: ‘mai con la destra’. Non hanno avuto il coraggio di ammettere l’errore, sciocco e privo di senso politico, di non aver partecipato a una commissione bipartisan e, per non ammettere l’errore precedente, ne hanno commesso uno più profondo. Cosa potranno dire oggi sulle aree ex industriali? Che sono contrari a considerarle un unico comprensorio? Che sono contrari alla multifunzionalità? Che non vanno fatte le bonifiche? Non credo. Penso che, come noi, siano convinti che quanto emerso dal consiglio sia la migliore premessa per affrontare e risolvere questa criticità, e credo ancora che proprio l’aver raggiunto una sintesi sostanzialmente condivisa, anche facendo proprie da parte della destra alcune considerazioni storiche della sinistra, rappresenti il grande successo del lavoro svolto. All’amico Ivano Paggi dico: mettiamo alle nostre spalle le considerazioni e le delusioni per quello che poteva essere e non è stato, e sottolineiamo con enfasi, invece, la grande vittoria della città, che dopo quasi cinquant’anni vede finalmente imboccare la strada per un nuovo sviluppo. E questa è una vittoria né di destra né sinistra, ma della Politica >>.