di Gianfranco PARIS

Il terremoto de L'Aquila ha regalato Gheddafi agli antrodocani così come il comunismo dell'albanese Enver Hocha regalò loro il pittore Lin Delja. Quest'ultimo portò in quel lembo dell'Abruzzo ultimo del Regno delle due Sicilie una ventata di cultura, ho il timore che Gheddafi porterà solo una sbronza di illusioni e resterà nell'immaginario collettivo di quella popolazione più come un'ombra che come una luce. Gheddafi è capitato di passaggio ad Antrodoco in occasione di quel G8 che Berlusconi trasferì a L'Aquila sottraendolo con un colpo gobbo alla Maddalena. Arrivò via terra perché egli non si fida di viaggiare in elicottero percorrendo a sorpresa la vecchia Salaria degli antichi romani. Ha paura degli attentati. I suoi scelsero Antrodoco per consumare uno spuntino. Così per un pranzo Antrodoco assurse alle cronache internazionali. Sembra che la cucina antrodocana abbia conquistato il palato e la mente del beduino libico. Dico beduino perché egli ama vivere in tenda come i beduini, che sono persone rispettabili forse più dei nostri pseudoborghesi. Chi l'avrebbe mai detto. Io sarei curioso di comoscere il menù di quel giorno perché, se ha conquistato il palato di un beduinio abituato a ben altro cibo, potrebbe fare ben altri miracoli su tutti i nababbi del petrolio mondiale che con i nostri soldi se la spassano in giro per il mondo ostentando ricchezza e comprandosi i nostri beni. Così a fine pranzo Gheddafi fu così contento che gli parve doveroso ascoltare per un po' i suoi entusiasti ospiti e ben presto il discorso scivolò dalle bellezze del posto alla miseria della economia locale.

Non che ad Antrodoco la gente muoia di fame, per carità, tant'è che in paese c'è il supermercato più florido dell'alta valle del Velino, ma perché l'economia langue anche perché quasi tutti vivono di rendita di posizione e di stimoli per intraprese di qualsiasi tipo ce ne sono pochi. Certo è che Antrodoco, come tutta la Sabina del resto, è un paese economicamente depresso anche se finanziariamente ricco, ma la gente anziché investire preferisce comprare case o tenere i soldi in banca o alla posta. Gheddafi a sentir piangere miseria, lui che è spietato in politica, si è intenerito ed ha promesso qualcosa, ha acceso un lume di speranza nell'animo di coloro che erano presenti a quel colloquio. Disse loro che se gli avessero fatto delle proposte di investimenti la Libia non si sarebbe tirata indietro. Della cosa si è subito impadronita la furba Faina che governa il paese, alla quale non è parso vero di farsi una passeggiata esplorativa e così è partita un'ampia delegazione per Tripoli, così ampia da comprendere anche il capo dei vigili urbani di Rieti, “noblesse oblige!” Chissà se il prefato si è portata dietro la grande uniforme e la feluca che indossò in occasione della festa della repubblica di due anni fa quando la prefettessa dell'epoca lo quasi obbligò a confezionarsi per partecipare al luculliano ricevimento di palazzo Vincentini? Così la Faina & C. furono ricevuti in tenda, con tanto di foto ricordo, e l'elenco delle richieste fu snocciolato con la dovuta diligenza. Al ritorno grande festa e grande traffico di immagine. Così ora ad Antrodoco non si parla d'altro. Tutti aspettano l'arrivo di Gheddafi, la Faina intanto ha dato l'ordine al capo del VV.UU. di far sgombrare la piazza per installarvi la tenda del grande amico libico di Allah. Così ora Gheddafi, oltre che sull'amico Berlusconi, può ora contare anche sull'amica furba Faina di Antrodoco! Ma intanto si è scoperto che non tutti sono d'accordo. C'è ad esempio l'ex sindaco Paolo Mannetti, erede di quella famiglia che rese celebre Antrodoco con il suo pastificio, e l'opposizione del consiglio comunale che non sono d'accordo proprio per niente. Debbo ringraziare MEP Radio che mi ha fatto ascoltare quella “delizia” del consiglio comunale di giovedì scorso, durato ben 4 ore, nel quale ne ho sentite di tutti i colori. Ci si potrebbe scrivere sopra una novella rusticana alla Giovanni Verga. Ma in questa sede importa altro. Si contrappongono due visioni della sviluppo del nostro territorio. Una quella della furba Faina che spera che Gheddafi sia la gallina dalle uova d'oro che la nostra Faina spesso riesce ad agguantare nei pollai di casa nostra, e l'altra quella che manifesta scetticismo verso la speranza dell'arrivo della manna dal cielo? Non sarebbe meglio che gli antrodocani si attivassero in proprio per mettere in moto l'economia locale? E poi a quale prezzo il presunto capitale libico sarà investito ad Antrodoco, se sarà investito? Ho l'impressione che quando non si hanno idee per lo sviluppo di un territorio e non si vogliono investire soldi, il più delle volte ci si affida alla fortuna e si abbraccia ogni tipo di illusione. Non mi sento di augurare ad Antrodoco che Gheddafi mantenga la promessa, primo perché non credo che lo faccia per “beneficenza” e secondo perché non mi piacerebbe avere a che fare con la presenza dei suoi compari nelle nostre zone. Ma intanto una curiosità mi punge vivamente: ce la farà la Faina di casa nostra ad assaporare qualche briciola del pollo libico? Mi permetto di esprimere sommessamente i miei più riservati dubbi!