Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota dell'Avv. Gianfranco PARIS, candidato alle Elezioni Regionali nella lista BONINO-PANNELLA:

<< Esercito da decenni la professione forense e da decenni mi occupo di politica. La mia storia personale è nota al colto ed all'inclito di tutta la Sabina e non solo.
Ritengo pertanto di aver titolo per parlare con cognizione di causa di quello che accade oggi nel nostro paese.
Tra il ruolo della politica e quello della professione forense vi è alla base una cognizione diversa della funzione per la quale la collettività ha ritagliato uno spazio ad entrambe.
La politica dovrebbe servire a tutelate il cittadino nei riguardi di una corretta tutela nell'ambito di interessi collettivi. L'avvocato serve invece a tutelare il cittadino nell'ambito di interessi legittimi privati, di qualsiasi natura essi siano, ma sempre privati.
Sono due funzioni importantissime che hanno convissuto nel settantennio repubblicano in corso con proficui risultati rispettando ciascuno la sua sfera di competenza, senza interferenze. Sono rari i casi nei quali fino agli anni novanta del secolo scorso la politica è ricorsa al sostegno degli avvocati per farsi supportare nella giustificazione delle sue decisioni.
La Costituzione italiana mette a disposizione gli strumenti attraverso i quali chi governa il paese deve farsi assistere nelle proprie decisioni sempre nell'ambito del rispetto degli interessi generali della collettività nel suo complesso.
Ciò è previsto perché l'interesse generale in uno stato democratico deve essere sempre prevalente rispetto a quello dei privati per prevenire qualsiasi forzatura se non abuso nell'esercizio del potere.
L'arrivo di Berlusconi al governo del Paese ha modificato radicalmente la prassi costituzionale applicata correttamente per cinquanta anni.

Pressato dalla necessità di difendere la sua persona dal modo “spregiudicato” con il quale era riuscito ad entrare nel mondo dell'imprenditoria con forti ambizioni, non ha trovato di meglio che circondarsi di avvocati per difendere il suo fortilizio politico-economico né più e né meno di come fa il manager d'azienda per tutelare gli interessi privati della sua azienda.
In questo modo anno dopo anno è stata operata una specie di decostituzionalizzazione della vita politica del Paese, secondo la quale tutto ciò che non fa comodo agli interessi della parte predominante in quel momento deve essere prima disatteso con ogni genere di cavilli e poi modificato con leggi dello stato.
Questo processo lo si ravvisa ogni giorno da oltre quindici anni e diventa sempre più invadente fino ad essere applicato per ogni atto della vita politica del Paese.
L'ultimo tentativo è quello che riguarda la mancata presentazione della lista del PdL nella provincia di Roma. Il tribunale di Roma ha dichiarato irricevibile la lista perché non presentata nei termini previsti dalla legge e subito si assolda un esercito di avvocati per aggredire chi ha rispettato la legge con denunce-querele calunniose perché rappresentano fatti non veri e si invoca l'intervento del Presidente della Repubblica o del Governo per modificare regole con leggi impossibili per la costituzione italiana a favore di chi detiene la maggioranza in quel momento. A questo si aggiunge una campagna mediatica contro presunti responsabili di violenze per precostituirsi un clima favorevole nell'opinione pubblica.
E' il trionfo degli azzeccagarbugli al servizio della politica, quasi tutti retribuiti con incarichi politici lautamente compensati.
A Renzo, il fidanzato di Lucia, nel romanzo “I promessi sposi”, in tempi che somigliano molto a quelli nostri di oggi, fu suggerito di recarsi appunto da un azzeccagarbugli e lo fece con le mani ingombrate da pollastri svolazzanti. Ma ben presto dovette constatare che degli azzeccagarbugli non poteva fidarsi perché stavano sempre dalla parte dei più forti ed arroganti.
Che quattro secoli dopo l'Italia repubblicana non abbia ancora capito che gli azzeccagarbugli debbono stare lontani dalla politica, lascia molto pensare.
Ora sono veramente curioso di vedere come andrà a finire con la lista del PDL per la provincia di Roma e speriamo che sussista ancora un sussulto di dignità e di legalità almeno nella magistratura.
Qualsiasi tentativo di natura politica costituirebbe un vulnus così grave della costituzione che non potrà essere avallato dal Presidente della Repubblica >>.

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