<< Oggi mi piace di parlare di basket perché questo sport fa parte da tempo della nostra vita quotidiana e perché attraverso di esso abbiamo l’occasione di entrare a pieno titolo nei grandi fatti nazionali.
La pallacanestro in Sabina data da oltre mezzo secolo. Ci furono anni di preparazione che durarono fino tutti gli anni ’60 durante i quali la società Sebastiani creata, in memoria dei tre fratelli fucilati dai nazisti, dai loro coetanei fece da palestra di lancio in attesa di una esplosione sperata da tutti e che arrivò, quasi inaspettatamente, negli anni ’70 con risultati da capogiro, almeno per la nostra piccola realtà.
Il là definivo fu dato dall’arrivo a Rieti di LOMBARDI, un nazionale ormai sulla via del tramonto che, prima come giocatore poi come giocatore allenatore, riuscì ad ottenere la promozione in serie A, l’olimpo del basket nazionale.
Furono anni di grande entusiasmo, non c’era famiglia reatina che non fosse rappresentata al palazzo dello sport ad ogni partita casalinga e l’entusiasmo finì alle stelle quando arrivò a Rieti Willy SOJOURNER che ci guidò fino alla conquista della Coppa KORAC che all’epoca rappresentava uno dei più prestigiosi traguardi internazionali.
Ma non poteva durare a lungo perché qui da noi spesso il germe dell’autodistruzione produce effetti deleteri.
Si cominciò a criticare Renato MILARDI, il Presidente che aveva permesso il grande salto procurando le sponsorizzazioni ed intervenendo di persona quando fu costruito il palazzo di Campoloniano a tamburo battente, costringendo la Cassa di Risparmio ad intervenire a cose iniziate.
Renato sopportò a lungo, poi si ruppe .... e se ne andò, approfittò di un suo trasferimento in Messico come manager d’impresa e non si fece vedere più.
Così cominciarono i guai, la squadra perdette prima i suoi pupilli e poi tornò in serie B e più giù ancora. I presidenti che succedettero a Renato MILARDI si rivelarono non all’altezza del compito. Anzi qualcuno speculò sopra i trasferimenti di alcuni giocatori e lo stadio tornò ad essere un catino vuoto.
Ma le colpe furono anche della tifoseria locale che ha l’abitudine di correre alle gradinate solo quando si vince. Quando le cose non vanno bene tutti si squagliano come neve al sole e giù a criticare senza nessun costrutto peggiorando le cose e creando un clima da disfatta prima ancora della disfatta.
E’ un vizio antico ed infantile. Il vero tifoso è prima di tutto uno sportivo, e come tale partecipa alla vita del sodalizio con amore e con spirito costruttivo. Quando la squadra perde e attraversa momenti difficili, si stringe intorno ai giocatori ed ai dirigenti e cerca di sostenerli, non si abbandona a critiche e a sfoghi di rabbia. E’ in questo momento che si verifica se una tifoseria merita o no una squadra di alto livello.
Vincere non deve essere l’imperativo categorico di ogni tifoso, deve essere l’obiettivo da raggiungere.
Oggi poi per partecipare ai massimi livelli ci vogliono molti soldi e la cittadinanza, come tale, non è in grado di partecipare al sostegno finanziario. Chi si assume la carica di presidente deve essere sostenuto da tutti perché rischia in proprio. E’ facile criticare senza rischiare niente e con i soldi degli altri.
Il campionato di quest’anno è iniziato alla grande. La prima partita abbiamo vinto con la squadra di Milano, una delle più forti d’Italia. La seconda con il Biella, una squadra rivelazione di questi ultimi tempi. E’ un momento favorevole e di grande soddisfazione. Certo non può durare così, speriamo che duri il più a lungo possibile.
E speriamo che quando sarà necessario la tifoseria e tutti gli sportivi non abbandonino il palazzo di Campoloniano e non si diano a critiche distruttive >>.