A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:

<< Domenica prossima ci recheremo a votare anche per il rinnovo del consiglio provinciale di Rieti. Non è mia intenzione dare indicazioni di voto, non è questa la sede per alcun appello Di tal genere.
Oggi invece cercheremo di capire insieme come sono diverse le elezioni provinciali di oggi da quelle della cosiddetta prima repubblica. Poi giudicherete voi quali siano le migliori.
Ho navigato personalmente nel mare agitato delle elezioni per tre decenni. Ho cominciato come attacchino ed ho finito come candidato.
Alle provinciali bisogna eleggere 1 presidente e 24 consiglieri. I collegi prima della riforma erano uninominali. Il presidente lo eleggevano i consiglieri in seconda battuta, così come la Giunta provinciale.
Oggi non è più così. Il presidente viene eletto direttamente nelle urne dagli elettori. E’ poi il presidente eletto che sceglierà gli uomini per la formazione della sua Giunta. I consiglieri eletti svolgeranno nel consiglio provinciale una funzione di controllo. Almeno così dice la legge!
Prima della riforma i candidati venivano selezionati dalle assemblee dei vari partiti politici, erano questi che depositavano il simbolo e le liste.
Oggi i partiti tradizionali sono quasi del tutto scomparsi. L’unico partito della prima repubblica rimasto nel panorama nazionale con gli stessi connotati di prima è il Partito Radicale, ma questo alle elezioni provinciali di Rieti non c’è. Partecipa solo alle elezioni europee con la lista Bonino-Pannella.

Al loro posto è proliferata una valanga di Gruppi di potere di natura personalistica che non svolgono attività politica in senso proprio, ma nascono e muoiono a seconda degli interessi del momento di questo o quel personaggio che si propone per la gestione del potere. Prima erano i partiti che determinavano gli indirizzi politici che dovevano essere applicati dagli eletti dopo il filtro delle assemblee degli iscritti secondo orientamenti ideologici sperimentati nel tempo, oggi non c’è nessun filtro o dibattito, gli indirizzi li da solo l’uomo o gli uomini che hanno organizzato il gruppo per chiari scopi di potere. Questo nuovo sistema di organizzazione del consenso ha generato delle conseguenze di non poco conto.
Per fare politica oggi non bisogna più iscriversi ad un partito, come era una volta e quivi formarsi e farsi valere dimostrando di essere bravo. Bisogna solo organizzare un piccolo gruppo di parenti, amici e clienti, anche di varie estrazioni ideologiche contrapposte, puntando sulla soddisfazione di loro piccoli interessi, inventare un simbolo ed il gioco è fatto.
Poi ci si candida a presidente nella speranza che si vada al ballottaggio, fase nella quale si va da uno dei due e si dice: io ho preso questo pacchetto di voti, se dico ai miei elettori di votare per Te, Tu che mi dai?
Se invece ci si candida per gareggiare come sostenitore di un candidato alla presidenza, il patteggiamento avviene prima, ed il gioco è fatto fin dall’inizio.
Il risultato di questo meccanismo è di solare evidenza e risulta per tabulas, come dicono gli avvocati, cioè per prova scritta, se prendete un fac-simile di scheda elettorale, di quelli che circolano in questi giorni.
Vi potrete leggere che per la Provincia di Rieti concorrono ben 7 candidati presidenti, cinque da soli, senza alcuna speranza di essere eletti, ma al solo scopo di strappare qualche cosa al turno del ballottaggio, e ben 28 simboli in rappresentanza di 28 gruppi di potere che hanno già trattato quel che dovranno avere in base ai voti che riusciranno a racimolare.
L’elettore non ha nessuna possibilità di scegliere in base a proposte politiche, viene sollecitato solo per ragioni di opportunità di gruppo o per favori ricevuti, con il risultato che nessuno sa più niente di interessi della collettività e di come sarà amministrata la Provincia.
16 sono i gruppi di potere che sostengono il candidato della destra e 12 quelli che sostengono il candidato della sinistra. Qualche simbolo addirittura è stato inventato ad arte per raccattare scontenti, facendo apparire come un’ esca la faccia ancora pulita di qualcuno.
Tutti questi simboli, che compresi quelli dei candidati presidenti sono 36, coprono le pirolette politiche dei tanti cosiddetti politici di casa nostra che, pur di mantenersi a galla, cambiano casacca passando da una sponda all’altra senza ritegno alcuno, ma anzi vantandosi di farlo perché non hanno ricevuto dal vecchio alleato quello che volevano, o perché magari hanno visto in forse il loro “sgabello”, o perché il partito in cui militavano non gli ha garantito la candidatura o la rielezione.
Evito di fare nomi perché siamo i campagna elettorale e perché voglio stimolare i radioascoltatori a fare esercizio di lettura e di memoria nello individuare nelle varie liste e nei vari simboli almeno i protagonisti più in vista della non politica locale di questi ultimi anni.
In queste condizioni, per coloro che vedono la politica dalla angolazione degli interessi generali della collettività, andare a votare è veramente arduo, perché se li sapesse individuare tutti si spaventerebbe e si vergognerebbe di andare a votare.
E allora che fare?
Se ce ne fosse, tra i gruppi che si presentano, qualcuno composto da persone serie alle quali affidare la fiaccola di una Nuova Resistenza, ancora un tentativo si potrebbe fare. Ma ci sono?
Io, che non sono uno sprovveduto, non ne vedo. Sono proprio cieco? E allora?
Giudicate Voi, amici radioascoltatori, e regolatevi per il meglio, io penso che bisognerebbe dare un segnale massiccio di dissenso! >>.

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