Riceviamo e pubblichiamo integralmente:

<< A seguito degli eventi sismici del 24 agosto 2016 e successivi che hanno colpito il centro Italia, la Comunanza Agraria di Castelluccio aveva richiesto la delocalizzazione temporanea della chiesa principale di Castelluccio (nella foto, le macerie della struttura religiosa), affinché la comunità tutta potesse avere un luogo di culto idoneo a far fronte alle intemperie e alle rigide condizioni climatiche del luogo. L’Archidiocesi di Spoleto-Norcia aveva inoltrato siffatta richiesta alla Protezione Civile. E di tempo da tale richiesta ne è passato. Da qui il nulla. Non si riesce più a capire a che punto si trovi l’iter per la delocalizzazione temporanea della chiesa, e soprattutto se tale iter sia mai iniziato. Eppure, la delocalizzazione delle chiese è espressamente prevista, in deroga alle normative ordinarie, dalla legislazione nazionale sul terremoto del centro Italia del 2016, tanto che sono numerose le chiese delocalizzate in modo temporaneo realizzate nel territorio della medesima Diocesi.

 

Ma ad oggi, nonostante che la comunità di Castelluccio e la Comunanza si farebbero carico dell’intera spesa necessaria per la chiesa delocalizzata, ed avendo oltretutto messo a disposizione un terreno della Comunanza stessa per la sua realizzazione, non si riesce ad offrire una spiegazione, che possa dirsi esaustiva, al motivo per il quale l’iter si sia fermato, o forse neanche mai avviato. Nella giornata odierna abbiamo assistito alla terza ricorrenza, dopo il sisma, della festa del patrono di Castelluccio San Vincenzo Ferreri: una giornata piovosa, con una perturbazione che ha messo in ginocchio l’Italia intera provocando numerosi danni, dalle temperature rigide anche in pianura, si immagini a 1.400 metri di altitudine sopra il livello del mare come Castelluccio. E la frazione, compresa la componente numerosa di persone anziane ma tanto saggie, dovrebbe vivere una simile giornata all’aperto?  

E questo accade a luglio: ma ad ottobre, novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile? Con il termometro di molti gradi sotto lo zero, le funzioni religiose dovrebbero svolgersi a temperatura ambiente? Il senso di sconforto e di abbandono dilaga fra la comunità. E noi, che rappresentiamo la frazione e ci interfacciamo con le istituzioni, che mai abbiamo visto così insensibili e indifferenti nei riguardi della collettività, non sappiamo nemmeno offrire una soluzione all’unica richiesta che la comunità, dopo ben 3 anni, ci ripete a gran voce: una chiesa, un luogo di culto, una struttura che permetta, anche solo per qualche minuto, di sollevare gli animi di fronte a cotanto strazio e distruzione che imperano sul borgo di Castelluccio, esanime. Specialmente in un momento come questo, dove, allargando le vedute oltre le nostre montagne, si fa molta fatica a riempire le chiese, una richiesta come quella avanzata dalla frazione di Castelluccio dovrebbe essere non solo accolta, ma anche incentivata e valorizzata.  

Da subito la Comunanza ha messo a disposizione il terreno, la comunità e le varie rappresentanze hanno sempre rassicurato sulla copertura di tutte le spese economiche necessarie, la normativa nazionale lo permette, come accaduto in altre realtà, eppure nulla si muove. Perché un simile blocco? La comunità dovrà avere una risposta esaustiva in merito? Lo stato di completo smarrimento e di abbandono attuale, che una comunità da sempre fedele, credente e vicina alla chiesa come quella castellucciana sta vivendo, ci impongono di attivarci urgentemente e di far fronte a tanto sconcerto. Pertanto, qualora il presente appello non risolva una volta per tutte questa vicenda, ci vedremo costretti a ricorrere a Papa Francesco e al Presidente della Repubblica >>.