Riceviamo e pubblichiamo integralmente:

<< Le SAE, strutture abitative di emergenza consegnate alle popolazioni terremotate di Amatrice e Accumoli, rappresentano l’ennesimo esempio di come le soluzioni imposte dall’alto, senza l’indispensabile coinvolgimento delle popolazioni interessate, portano al disastro annunciato. Innumerevoli sono i problemi grandi e piccoli che gli assegnatari debbono affrontare quotidianamente, e che vanno ad accrescere il disagio di chi già ha perso la propria casa. Così, ad esempio, ecco comparire i roditori, che bucano il materiale con cui l’isolamento delle condutture idriche è stato “pensato”, e i cittadini debbono intervenire per mettere in sicurezza le tubature - privatamente, a quale rischio? E se non si avverte l’amico che abita “due SAE più in là”, si corre il rischio di farlo saltare dal letto ogni volta che si avvia una lavatrice: in queste strutture prefabbricate, infatti, le vibrazioni si trasmettono, e l’effetto è un “terremoto simulato". Se poi decisori e attuatori perdono di vista la quota - quel s.l.m. che ad Amatrice, ad esempio, segna 955 mt - allora si hanno SAE con porte che aprono verso l’esterno.

 

Poco male ad agosto, ma qualche problema in questo periodo, o fra un mese, con un metro di neve che di fatto impedirà di uscire. Il Comitato 3e36 denuncia l’ennesimo intervento “tempestivo” (ammesso che 16 mesi configurino davvero una risposta tempestiva?) realizzato in modo pressappochista. Una politica che “tappa i buchi” alla meglio, dimenticandosi di immaginare i bisogni delle persone vere. In questo caso, come in molti altri, sarebbe bastato condividere: progetti, messa in opera, siti di realizzazione … le popolazioni locali sono depositarie di conoscenze e competenze che, visti i fatti, sono esattamente ciò di cui avrebbero bisogno decisori politici e attuatori per rendere ogni decisione o intervento davvero risolutivi >>.