di Ottorino PASQUETTI

Se si va sul sito dell’UIL, si scopre che il Segretario generale Luigi ANGELETTI (al centro nella foto), sposato, un figlio, reatino, nato a Greccio, cinquantanove anni fa, è appassionato di storia e di letteratura americana. Quindi, si deve supporre che conosca bene Jack Kerouac e il suo On the Road, Maggie Cassidy e Beat Generation, e il vecchio Truman Capote, e il suo Colazione da Tiffany e a Sangue freddo, nonché la dottrina di Monroe e la battaglia delle Medway. Ma tutti o quasi, ignorano la terza, irrefrenabile passione del segretario confederale, che massimo ogni quindi giorni egli soddisfa, e che lo fa svegliare presto il mattino e lo spinge a saltare giù dal letto alle quattro antelucane. Questa celata passione è la caccia, che esercita sulle montagne di Borbona, dove la selvaggina c’è ed è quella che appartiene alle prede più ambite dai cacciatori più bravi: pernici e beccacce, come per i sindacalisti lo sono la firma del contratto dei metalmeccanici o addirittura dei piloti di Alitalia, gli autonomi. Delle puntate del Segretario dell’UIL tutti i cacciatori di Borbona sono a conoscenza e ne sono felici per lo spirito di colleganza che li fa sentire vicini al leader dell’UIL e a dargli tranquillamente del tu. Sabato sorso, ANGELETTI, partendo da Roma, ha raggiunto la piazzetta di Borbona alle sette e trenta del mattino, in una giornata un poco nebbiosa, in compagnia di un amico. Il sole ha però vinto presto sulla nebbia e il cielo è divenuto terso per rallegrare il giorno di distrazione e di riposo (“oggi pensiamo ad altro”, ha detto al cronista), del leader della UIL. Ad attendere ANGELETTI, c’erano sulla piazza, da dove partono numerose squadre di cacciatori sui grandi suv ogni week end, come se fossimo ai margini della savana, un suo giovane amico, il Dott. Fernando SALVI, veterinario ed esperto cacciatore, una passione ereditata dal nonno, dal padre e dagli zii, che gestivano la famosa armeria SALVI, in Via Roma a Rieti, e il Presidente dell’Azienda faunistica venatoria di Borbona Gianni MASTRANGELI.

Sorbendo insieme un caffè d’orzo prima dell’escursione sui monti di Borbona ed entrare nei boschi fitti e ricchi di cacciagione, Angeletti non si è sottratto ad alcune domande sulla situazione economica di Rieti e su alcuni gravi problemi nazionali. “Il caso Rieti – ha risposto scuotendo la testa quasi sconsolato, come a dire di una brutta situazione – è difficile e risolverlo dipende in gran parte, anche se non del tutto, da noi reatini. Siamo noi reatini che fuori dalla nostra provincia facciamo bene e siamo eccellenti dirigenti e manager e così altrettanto siamo lavoratori instancabili, eccezionali nella capacità di programmare e nel progettare. Ma a causa nostra, non si capisce come, forse per le divisioni eccessive che dobbiamo a malincuore registrare e che esistono fra gli schieramenti politici, non siamo capaci di fare altrettanto. Non riusciamo a far squadra, a stare uniti insieme e condividere quel che è buono. Così le questioni si sono incancrenite nei decenni e ora appaiono inestricabili”. Su Alitalia ha espresso la convinzione che l’accordo sottoscritto con CAI sia di fatto conclusivo dell’annosa questione rappresentata dalla compagnia di bandiera e possa per ora chiudere la vicenda, anche se non sarà facile scorticafarne la coda rappresentata dagli scioperi proclamati da piloti per i prossimi giorni. A proposito, ricorda il cronista, c’è stato anche un oriundo reatino ad amministrare Alitalia qualche anno fa, e fu Roberto Schisano, presidente europeo di Texas Instruments e di Texas Italia, che aveva sede a Rieti e all’epoca spopolava. “Beh, era uno che aveva capito i problemi di Alitalia, uno che era stato educato dalla cultura esistente ai vertici di una grande multinazionale e stava risolvendoli. Ma l’hanno presto estromesso!”. Non sapendosi spiegare la presenza di un cronista in quel luogo e a quell’ora, la risposta che gli abbiamo dato non l’ha affatto sorpreso. A Borbona, c’era in corso una convivenza d’inizio d’anno di una Comunità cattolica neocatecumenale della parrocchia di S. Agostino ed è per questo che c’era un cronista. “Ah, …. anche Raffaele, è un neocatecumenale!”. E Raffaele sta per Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, che a Roma segue, con molta fedeltà anche se condizionato dai suoi molteplici e gravosi impegni, così come ha dichiarato qualche settimana fa al magazine del Corriere della Sera, il Cammino neocatecumenale presente nella sua parrocchia. Sulla tenuta del sistema bancario italiano, preoccupazione avanzata da molti innanzi alla crisi dell’intero settore e sui default registrati a livello internazionale, Angeletti ha espresso la convinzione che le nostre banche abbiano buona salute e che possiedano le condizioni sufficienti per svolgere bene il loro lavoro, perché i nostri manager sono stati furbi a non esporsi più di tanto nella concessione di mutui, pretendendo effettive e solide garanzie dai richiedenti, anche se questi erano protagonisti del mercato mondiale. “Se qualche banca soffre, - ha aggiunto riferendosi a Unicredit - è dovuto all’acquisizione di Hvb che ha una forte esposizione nel settore immobiliare tedesco. Anche in questo caso, però, i problemi saranno presto superati, anzi lo sono già in via di superamento”. Alla domanda se rinascerà l’IRI e quindi la prassi del sostegno dello stato alle aziende in crisi con l’acquisto di capitale privato da parte pubblica in contrasto con il Trattato di Maastricht, Angeletti ha detto “che molti importanti Paesi dell’EU stanno facendo questo e noi ancora no”. E la polemica sulla capienza di Piazza S. Giovanni e le ricorrenti esplosioni di gioia di leader politici e di quelli sindacali all’annuncio che “siamo due milioni e mezzo, siamo un milione e mezzo?” Allacciandosi la felpa sportiva di un color azzurro intenso, Angeletti ha sfoderato ancora un sorrisino e poi ha avanzato ai presenti la propria proposta, sottoponendo a tutti un problemino di aritmetica assai semplice da risolvere: “Piazza S. Giovanni ha una superficie di poco più di trentacinque mila mq.. In ogni mq., pigiandole come sardine in una scatola, entrano quattro persone. Fatevi il conto e tirate le somme. L’altro è tutta fantasia!”. Tre ore di caccia sui monti di Borbona, una salutare scarpinata e qualche sparo. Non molti. Il carniere del segretario si è però egualmente riempito: una beccaccia, un paio di fagiani, più di dieci starne e qualche quaglia. Commento del dr. Salvi: “L’amico Luigi si è divertito ed è stato allegro e sereno. Tutto è andato per il meglio. Camminando per i boschi abbiamo parlato della bellezza della zona e della natura. Ed anche di Rieti”. E come cacciatore, com’è stato? “Per uno che nella vita fa cose tanto diverse e difficili, bisogna essere pazienti e premiare la buona volontà. I miei cani, che sono allenati, l’hanno aiutato. Ma Luigi ha fatto per bene la sua parte”.