Riceviamo e pubblichiamo integralmente:

<< All’esito dell’Assemblea degli iscritti all’Ordine degli  Avvocati di Perugia, tenutasi il 1° aprile scorso ed avente ad oggetto la prospettiva di nuovi tagli tesi a modificare l’attuale geografia giudiziaria come licenziata dalla Commissione VIETTI, avevamo già espresso le nostre perplessità rispetto ai toni rassicuranti della politica.  Il dibattito che emerge dalla cronaca locale, tanto umbra quanto reatina e che lega le due realtà confinanti ed entrambe a rischio - per la soppressione della Corte d’Appello la prima e del Tribunale la seconda - evidenzia da un lato l’esigenza - comprensibile ad avviso di chi scrive - dei colleghi reatini di difendere e consolidare anche nel Lazio il proprio Tribunale e d’altro canto la vocazione della Corte d’Appello di Perugia di mettere a disposizione di più ampie popolazioni limitrofe il proprio servizio istituzionale.

 

Eppure non pare che le due posizioni siano necessariamente inconciliabili. Riteniamo infatti  che entrambe le realtà vadano preservate e potenziate, magari, si ipotizza, alleggerendo a vantaggio del Tribunale di Rieti realtà confinanti molto cariche e, d’altro canto, ove dovesse prospettarsi l’eventualità di un assorbimento da parte della Corte d’Appello di Perugia, incrementando il servizio del presidio umbro così da offrire ai colleghi reatini un’opportunità, non un disagio come oggi francamente appare la complessa logistica romana (che a sua volta ne risulterebbe alleggerita). Si ragiona a voce alta di soluzioni prendendo le mosse da certi argomenti eloquentemente espressi, come si è avuto modo di ascoltare nella citata Assemblea e leggere dalla cronaca, dall’Avvocato Domenico BENEDETTI VALENTINI, che più volte ha manifestato - per essersene peraltro già occupato a suo tempo nell’autorevole contesto della Commissione Giustizia - il proprio concetto di “difesa attiva”, tesa a scorporare popolazione e carichi di lavoro dalle sedi troppo grandi e sovraccariche, redistribuendo competenze verso le sedi minori portatrici di un servizio fisiologicamente più fluido.

Bisogna capire se le reciproche finalità siano meglio perseguibili prospettando un “pacchetto” propositivo coordinato e finalizzato al miglior funzionamento della giustizia. Ci troviamo a ragionar di geografia giudiziaria in questi termini non già per sposare colori e posizioni: se è nota la trasversalità politica del Movimento Forense, ne è altrettanto chiara l’attitudine pratica e l’interesse esclusivo a fornire il proprio contributo nell’individuazione di soluzioni concrete, che consentano ad una professione fin troppo vessata di lavorare nelle migliori condizioni possibili >>.