di Gianfranco PARIS

Ho letto con attenzione il contributo di Rieti Viva, il sodalizio politico ispirato dall'ex Sindaco di Rieti Paolo TIGLI (nella foto), un tempo comunista ortodosso, poi folgorato sulla via di Damasco che lo condusse a diventare il primo Sindaco comunista di Rieti con i voti della DC e del PRI negli anni 1988-1989-1990 al crepuscolo della prima Repubblica sulla soglia di tangentopoli. Il compagno TIGLI, che all'epoca amava esibire un eloquio politico-filosofico mirante verso l'alto, prefigura oggi, come esito della prevista ristrutturazione in macroregioni dell'assetto amministrativo italiano, l'approdo di Rieti nell'Area Metropolitana di Roma mantenendo l'unità territoriale odierna, cioè nel territorio provinciale accorpato nel 1927 fino ad oggi, cambiandogli solo il nome di Provincia con quello di Area Vasta. Si tratterebbe in parole povere della solita operazione, tanto in voga durante il Regno dei Savoia, del solo cambiamento della insegne dei Sali e Tabacchi.

 

Il punto forte del ragionamento degli amici di TIGLI è che, fallita l'industrializzazione prevista con il Nucleo, alla città di Rieti rimangono solo i servizi che, secondo Rieti Viva, sono l'ultima spiaggia per l'economia dei reatini. Cito testualmente: << Questi servizi occupano un gran numero di dipendenti e garantiscono la circolazione di tante persone che dalla Provincia si riversano in città per il disbrigo di una pratica amministrativa o per qualunque altro motivo, generando un certo livello di consumi e, quindi, sostegno all'economia locale >>. Ora è a tutti noto come la città di Rieti si è retta dal 1927 ad oggi solo ed esclusivamente sul sistema dei servizi. L'unico periodo nel quale le cose sembrava stessero per cambiare è stato tra il 1965 e il 1975, quando il Nucleo industriale Rieti-Cittaducale sembrava potesse dare una svolta definitiva in meglio all'asfittica economia dei servizi pubblici.

Dal dopoguerra ad oggi il sistema dei servizi in genere è andato man mano scemando con la perdita dei principali uffici ritenuti non più remunerativi a causa dello spopolamento del territorio della Provincia iniziato nel dopoguerra e ancora in atto. Dopo l'entrata in vigore del decreto MONTI e successivamente del decreto DEL RIO, a Rieti non c'è rimasto quasi niente. Proprio in questi giorni sono stati portati a Viterbo i dirigenti degli ultimi uffici rimasti, perfino la CGIL e la CISL hanno trasferito i centri decisionali a Roma, la Prefettura è diventata una sottoprefettura e la Camera del Commercio è in via di partenza. Ci rimarranno solo sedi periferiche che fungeranno da sportelli di informazione. Questa è la realtà dei servizi oggi, ed ancor peggio sarà quando finalmente la riforma delle macroregioni andrà in porto, e “Rieti Viva-Paolo TIGLI” vuole risolvere i problemi dell'economia reatina offrendo agli abitanti dei paesi vicini il servizio degli sportelli di informazione di uffici le cui decisioni verranno prese tutte a Roma, dove le pratiche saranno lavorate e decise !?!?

E' proprio il caso di dire che costoro conoscono proprio bene come funziona la P.A. in Italia! Se invece i vari comuni della ex Provincia di Rieti tornassero ciascuno a casa propria, cioè in quella dove erano situati prima del 1927, sempre secondo costoro sarebbe la fine. A questo punto mi viene spontaneo ricordare alcune cose accadute proprio negli anni nei quali Paolo TIGLI fu sindaco della città di Rieti. Furono quegli gli anni nei quali le tre industrie principali insediate nel Nucleo industriale Rieti-Cittaducale, cioè Texas, Telettra e Merloni, poiché ben sapevano come sarebbe andata a finire, fecero l'ultimo tentativo di salvare la presenza dei loro insediamenti qui da noi. Decisero di prendere possesso della Associazione degli Industriali della Provincia di Rieti assumendone in prima persona la responsabilità, alla Texas la presidenza, alla Telettra la vice presidenza, alla Merloni il direttore generale, e chiesero formalmente con una serie di convegni e manifestazioni che finalmente gli enti locali si attivassero per rimediare alla carenza di servizi e infrastrutture.

Tutto questo risulta descritto nei servizi redatti e pubblicati in quell'epoca nella collezione del giornale Mondo Sabino (esistente presso la Biblioteca Paroniana), la cui rilettura consigliamo all'ex Sindaco che, anziché attivarsi nel senso richiesto dagli industriali, in quel tempo si dilettava nel filosofeggiare. Oggi a Rieti non c'è più niente, caro Paolo TIGLI e Tu lo sai bene. Mentre se ti prendessi la briga di recarti per esempio a Norcia e a Cascia, due realtà urbane che negli anni del dopoguerra erano rimaste nella Provincia umbra e che per raggiungere il capoluogo Perugia dovevano prima attraversare tutta la Valnerina e poi risalire a nord con due ore e mezza di viaggio, e ti degnassi di visitarle oggi, ti accorgeresti che Norcia è una città alla pari di Rieti, con una industria alimentare sviluppatissima (a Norcia si essiccano due milioni di prosciutti), c'è lo stabilimento produttivo di Grifo Latte che impiega centinaia di operai e rende produttivo l'allevamento di migliaia di capi di bestiame, con un turismo e un commercio che non conoscono soste durante tutto l'anno; che Cascia è vanta un turismo religioso del calibro di quello di Padre Pio a con centinaia di migliaia di presenze annue; che le acque del fiume Nera producono il 17% delle trote di allevamento esportate dall'Italia ai mercati internazionali; che la Regione Umbria ha dismesso le ferrovie minori, ma ha costruito gallerie stradali che oggi uniscono Norcia e Cascia a Perugia con  meno di un'ora d'auto.

Questo accadrà anche a noi se ci mettono nella macroregione con gli umbri, perché abbiamo le stesse risorse naturali dei sabini che vivono sotto i Sibillini, ma che a differenza di noi stanno nella Regione Umbria e non nel Lazio degli intrallazzatori. Per poter parlare seriamente di politica e di economia bisogna conoscere la realtà della quale si vuol discettare. Andate a vedere prima di parlare, rendetevi conto della realtà, diversamente continuerete a fare del male a voi stessi. L'Umbria è una realtà economica che non ha niente a che fare con il vuoto che circonda la città di Roma che riduce tutti a borgatari! La periferia serve a Roma per scaricarci tutte le negatività, niente altro.