Caro Gianfranco,

intanto fammi dire che l’aspetto positivo di queste vicende è che finalmente riaprono un dibattito che mancava in totale assenza della politica con la P maiuscola. Detto questo ti ricordo che all’epoca noi lavorammo giustamente nell’ottica di un restringimento dell’area metropolitana ex L. 142/90 e di una riunificazione delle due sabine. Oggi però. Le cose stanno diversamente. Roma è diventata città metropolitana con la sua provincia e quindi è impossibile parlare di ridurne il territorio. Essendo ormai la Provincia non più in grado di auto sostenersi, rimangono quindi in piedi altre soluzioni che vanno per la maggiore quali quelle dell’accorpamento degli uffici statali e parastatali a Viterbo mentre al posto della Provincia ci saranno mini enti di area vasta (Unioni di Comuni o altro). Il tutto mentre si stanno ridisegnando i confini delle Regioni riducendole, sulla scia del modello francese.

 

In questo quadro noi come ci dovremmo muovere? Secondo me partendo da un assunto: tenere legato comunque il territorio a Rieti; diversamente la città subirebbe un’altra bella batosta sul piano economico ed occupazionale. Ma per arrivare a ciò che dovremmo fare? Cercare di costruire una base programmatica che vada bene a tutti i comuni. E quale è questa base? Non certo mandare in Umbria solo i comuni ad essa confinanti (ammesso che poi l’Umbria non finisca in Toscana, giacché la Bassa Sabina, l’Amatriciano, il Cicolano, il Turano non accetterebbero mai e cercherebbero giustamente altre strade. L’unica soluzione, quindi, secondo me è quella di entrare nella città metropolitana. Ma anche se ce ne volessimo fregare dell’unitarietà della Provincia, una volta fatta la scelta per l’Umbria, i pendolari di Rieti come andranno a lavorare a Roma? Ancora con il Co.Tra.L.? Non credo. E in questi anni che ci vorranno per concretizzare la cosa, quali saranno i nostri rapporti con la Regione? Questi sono i miei dubbi, caro Gianfranco. Un saluto.