A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:

<< L’ultimo avvenimento di cronaca nera registrato dal Giro ciclistico di Francia suggerisce la opportunità di cercare di capire perché oggi lo sport è cambiato a tal punto da diventare oggetto di cronaca nera anziché di cronaca sportiva.
Una evoluzione certamente non in meglio che suscita in molti di noi, specialmente quelli che hanno una certa età, sorpresa e stupore ma, a ben vedere, non ci si dovrebbe stupire più di tanto.
Lo sport, come ogni attività umana, è figlio del suo tempo. Fino a qualche anno fa quando uno sportivo, o uno studente, avevano bisogno di tenersi su, di mantenersi svegli o di prolungare uno sforzo, bastava una iniezione di vitamine naturali, la si chiamava la “simpamina” e, poiché tutti la potevano prendere perché non faceva male, non suscitava scandalo. Anzi in alcuni casi di abuso di sforzo poteva addirittura essere di aiuto a superare gli effetti negativi dell’abuso.
Il cosiddetto progresso scientifico di questi ultimi decenni ha in breve tempo messo a disposizione di tutti una serie di droghe che non sono più un rimedio naturale alla stanchezza, ma un mezzo per “sembrare” più forti degli altri e per vincere sugli altri che non le assumono.
Così in un mondo dove lo sport non è più competizione, come la concepiva De Coubertin all’inizio del secolo scorso, ma business nel senso più capitalistico del termine, ben presto queste droghe sono diventate un mezzo per vincere non allo scopo di primeggiare nel senso greco del termine olimpia, ma per fare soldi. E la faccenda è diventata una vera e propria organizzazione di stampo affaristico per far soldi da parte di molte persone prive di scrupoli che si servono dell’ambizione al primato dei giovani per realizzare delle competizioni sportive che sono delle vere e proprie burle per tutti gli sportivi che amano lo spettacolo come sano rifugio per il tempo libero e che vivono con passione da tifosi le imprese dei propri beniamini.

Siamo arrivati al punto che anche nelle competizioni sportive amatoriali l’assunzione di droghe per vincere ad ogni costo è diventata una prassi quasi regolare che spesso uccide chi ci ricorre.
Tutto questo è stato abbondantemente agevolato dal costume sociale dell’epoca nella quale viviamo nella quale molti dei valori tradizionali sono stati sostituiti con altri di dubbia affidabilità sociale.
Il più insano di questi valori è certamente quello della associazione del concetto di successo a quello di denaro. Il successo è successo solo se porta con se molti soldi. Costi quel che costi, anche senza il rispetto delle leggi, strumento indispensabile per una convivenza civile corretta che non provochi danni alla società nel suo insieme. Anzi se riesci ad avere il successo in barba alle leggi, sei ancora più meritevole di lode, hai cioè successo due volte, una perché ti sei arricchito, l’altra perché hai dimostrato di essere più furbo degli altri.
L’esempio purtroppo di tutto questo viene dall’alto, basta seguire giornalmente quel che accade nella politica italiana per rendersene conto e valutare il perché questo processo negativo cammina ed è molto difficile arrestarlo.
Una corollario di tutto questo è l’arroganza. Chi compie questi fatti, pur essendo consapevole di quel che fa, fa finta che non sia vero e si dichiara sfacciatamente innocente e perseguitato. Ne più ne meno come nella politica.
Ma i veri responsabili sono i beneficiari del commercio di queste droghe, cioè quei medici stregoni che le hanno inventate, quelli che le suggeriscono, gli sponsor che beneficiano degli effetti dell’immagine generata dalle vittorie, quelli che le vendono. Una bella ragnatela di delinquenti che non saranno mai perseguitati e che si arricchiscono ai danni degli atleti che rischiano la salute ed il carcere e del pubblico degli sportivi che ha come arma di difesa solo quella di allontanarsi dallo amato spettacolo sportivo.
La scusante per gli atleti è stata fino ad ora che se non ti dopi, poiché lo fanno tutti, non potrai mai vincere anche a parità di forze con il tuo avversario. Dal punto di vista umano una giustificazione di tal genere potrebbe sembrare legittima, specie se consideriamo che nell’ambiente si lascia correre, come avviene il più delle volte. Infatti difficilmente chi organizza si mette contro questo sistema perché l’omertà costa meno dell’impegno.
Il classico “tutto va ben madama la marchesa” è sempre rassicurante e, se nessuno sa quel che c’è dietro, non si corre alcun rischio.
E’ per questo che mi sento di essere solidale con il rigore dei francesi posto in essere al tour de France in questi ultimi anni. L’unico neo me lo suggerisce il fatto che tanto rigore è arrivato solo dopo la vittoria di cinque tour dell’americano Amstromg che era malato di leucemia e che certo non poteva non assumere droghe o medicine che dir si voglia per dominare la corsa nel modo che tutti abbiamo visto. Per non dire che subito dopo il suo ritiro i suoi più importanti gregari, che stavano ripetendo le sue imprese, sono stati squalificati e cacciati dal tour de France.
“Meglio tardi che mai”, recita il detto popolare, così oggi possiamo accettare che il giro di Francia faccia da apripista contro le droghe, purché dietro non ci siano le manovre della politica sportiva e commerciale dei dirigenti di quella corsa, perché allora al novero della delinquenza andrebbero iscritti anche loro, sempre ai danni dei poveri atleti e del pubblico al quale piace amare i propri beniamini!
Tra qualche giorno inizieranno le olimpiadi di Pechino. Tutti sappiamo che esse sono una grande occasione per la Cina di inserimento nel novero del mondo di cultura occidentale verso il quale oggi guarda quel paese, pur mantenendo ancora strutture politiche che contrastano con quelle del mondo occidentale. Dietro quelle olimpiadi ci sono grossi interessi politici, industriali e commerciali. La Cina ha bisogno, oltre che di dimostrare di essere un paese capace di organizzare una grande olimpiade, che almeno alcuni atleti cinesi vincano alcune medaglie.
Sarà una competizione leale, oppure anche qui la dirigenza internazionale delle olimpiadi preferirà chiudere un occhio per favorire il munifico ospite?
Ragion vorrebbe che in Cina il CIO facesse quello che in Francia sta facendo l’Agenzia antidoping al tour de France. Staremo a vedere >>.

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