di Ottorino PASQUETTI

Le ragioni del perché è stato editato questo libro, "E venne il Buon Pastore", che tanto successo sta avendo, le ha spiegate ieri sera all'Auditorium VARRONE il primo Direttore di Frontiera, Luciano MARTINI, che ne ha curato la redazione. << Abbiamo voluto offrire ancora un servizio alla Chiesa locale e colmare un vuoto di ricordi spazzato via dall'archivio privato di Mons. Giuseppe MOLINARI la notte del devastante terremoto de L'Aquila >>. Le motivazioni più profonde, di ordine pastorale, le ha spiegate, innanzi ad una sala pressoché piena, Mons. Lorenzo CHIARINELLI. Infine, l'incontro è servito per offrire ai tanti intervenuti, perfino giunti da lontano, l'occasione di conoscere il volto nuovo della Chiesa italiana in generale, impegnata in un'azione di cambiamento ed in particolare di quella reatina, che si vanno uniformando pian piano al pontificato di Papa Francesco. Da un'analisi della conclusione della serata, sembra evidente che la Chiesa stia ritrovando il coraggio e la spinta ad una rinnovata evangelizzazione, attraverso cui salare la società in gravissima crisi di valori.

In questo contesto in difficoltà, in cui la Chiesa è incardinata e dove opera, il rinnovamento si verificherà grazie alla Parola e alla testimonianza a volte scioccanti dall'ultimo successore di Pietro, come nell'intervista rilasciata a Civiltà Cattolica, che rappresenta un singolare e toccante documento del suo pensiero e del suo atteggiamento umano. Il Papa argentino ha infuso nelle coscienze e nell'operato dei vescovi, l'urgenza di tornare sul cammino della testimonianza evangelica, su quella del perdono e della carità, della tenerezza e della povertà di San Francesco, innanzitutto dell'uso della tenerezza verso i peccatori, come lo fu Matteo, l'esattore, virtù tutte queste da vivere a contatto diretto con il gregge, che è il popolo affidato da Dio alla cura dei pastori. Appunto, gli Episcopi. E questo MOLINARI lo ha fatto! Di vescovi, ieri sera, ce ne erano tre al "VARRONE". E tutti espressione della Chiesa locale. Oltre a MOLINARI, l'attuale ordinario Mons. Delio LUCARELLI e quello, proprio generato nel seno dell'Ecclesia reatina, il tanto amato Lorenzo CHIARINELLI a cui Luciano MARTINI e la vecchia redazione del quindicinale cattolico diocesano, hanno affidato il compito di presentare il libro che narra "l'Episcopato breve di Don Giuseppe MOLINARI". Una scelta felice è stata anche quella del moderatore, Fabrizio TOMASSONI, un focolarino, espressione del rinnovamento laicale suscitato dal Concilio Vaticano II, che ben ha saputo condurre la serata e legare i vari interventi. Conclusasi la fase dei saluti portati molto calorosamente e fraternamente da Mons. LUCARELLI e quelli del Consigliere regionale Daniele MITOLO, a suo tempo, uno dei tanti giovani di MOLINARI e del Sindaco Simone PETRANGELI, la parola è passata a Mons. CHIARINELLI. Quella di Don Lorenzo è stata una prolusione di grande impegno e contenuto ecclesiale, civile ed insieme culturale: un sollievo dell'animo, che ha rallegrato gli ascoltatori ed è discesa su tutti come un conforto innanzi alle sofferenze di questa stagione italiana e reatina, gravide di problemi irrisolti, di contrasti e di odio non solo politico, di parole roventi sparate contro gli avversari come i proiettili di una guerra che sembra non finire mai. Don Lorenzo ha osservato come il periodo precedente all'arrivo a Rieti di Mons. MOLINARI, nel 1990, abbia concluso un ciclo non solo della politica, ma anche dello sviluppo economico nel Reatino e nel Paese. E che poco dopo, a seguire, sia iniziata un'altra era di problematiche difficili, di situazioni complesse, di gravi difficoltà della stessa politica e della medesima economia, sfociate nel fenomeno del "personalismo". Nel mezzo di questi anni si sviluppa l'episcopato di MOLINARI che si caratterizzerà e si evidenzierà per l'amore verso il gregge, per il rapporto privilegiato e collaborativo con il clero, per l'abbandono di orpelli cerimoniali, per l'assunzione di una vita semplice del Presule che vuole vivere la sua missione in mezzo al popolo e con il popolo, di cui conoscerà i bisogni attraverso la continua frequentazione degli umili ed anche di chi, come politici e uomini di cultura, è lontano dalla Chiesa e da Gesù, che è davvero l'unico Buon Pastore. Don Lorenzo ha detto che quello di MOLINARI fu un episcopato di cerniera e che nella Chiesa i vescovi con il loro agire, non sono una frattura, non c'è interruzione dell'annuncio della Resurrezione, ma tra essi c'è un legame definitivo che è Cristo stesso. E questo ha fatto Don Giuseppe, così come i suoi predecessori ed ora il suo successore. C'erano in sala, anche i sindaci in carica quando MOLINARI era attivo nella Chiesa reatina: Paolo TIGLI, Sindaco della giunta che vide insieme, per la prima volta, comunisti e democristiani, lui comunista che ospitò a casa sua, in tempi che non lo permettevano, proprio il vescovo MOLINARI, ricevendo sostegno ed incoraggiamento e non giudizi; poi il Sindaco Antonio CICCHETTI con l'accesso della destra a Palazzo di Città, che ha testimoniato del bel rapporto con MOLINARI, lui che condusse una giunta riformatrice e bene operante e che ebbe la parola incoraggiante ed insieme consolatrice del vescovo. In fondo alla sala c'era anche un altro Sindaco, il socialista Augusto GIOVANNELLI. che fu un estimatore di MOLINARI e che subì molti triboli in Comune. MARINI ha preso la parola per dire che << … in futuro saremo partecipi della gioia di camminare insieme, facendo memoria dell'oggi della nostra Diocesi, che guidata dal Buon Pastore Delio LUCARELLI, è protagonista di spinte positive che vanno determinando cambiamenti significativi per il presente e, ci auguriamo, anche per l'avvenire di questa Comunità reatina >>. Dire che il Buon Pastore di quegli anni lontani, il settennato di Don Giuseppe si concluse nel 1997, si sia commosso, è comprensibile. Alla fine, lasciando dei pensieri ai tanti cittadini presenti e a tutti coloro che ancora lo ricordano con amore, il vescovo venuto 23 anni fa da L'Aquila, si è dimostrato gioioso. La gioia è stata sempre la caratteristica della personalità di MOLINARI. Egli ha cercato di trasmetterla a tutti, fidandosi di Dio che è padre, che non abbandona nessuno e che non delude mai. Aver intonato la propria vita alla totale adesione al Vangelo della carità e della semplicità, gli è servito per essere coscientemente gioioso sempre, non perdendo mai la speranza. Nello splendore del palazzo papale reatino, dove ha vissuto, ha occupato poche stanze. Quindi, nell'umiltà, ha ricevuto dalla Parola la circoncisione del proprio cuore, per renderlo vivo e palpitante per il suo gregge, che ha difeso dai lupi e dai mercenari con tutta la sua forza e soprattutto con tutta la propria fede.