<< POSCIA CH'IO V'EBBI ALCUN RICONOSCIUTO, VIDI E CONOBBI L'OMBRA DI COLUI CHE FECE PER VILTADE IL GRAN RIFIUTO >> (Dante ALIGHIERI - “La Divina Commedia”, Inferno, canto III). Il sommo poeta si occupa anche di Celestino V nel suo capolavoro, collocando Pietro Angelerio da Morrone (Papa Celestino V, appunto, eletto nel 1294 dopo un lunghissimo conclave) tra i pusillanimi proprio per la “viltade” con la quale il frate rinuncia, pochi mesi dopo la sua elezione, alla reggenza della Santa Chiesa. Ma fu davvero un atto di vigliaccheria? O, piuttosto, si trattò dell’epilogo di torbide trame di potere ordite nelle segrete stanze di cardinali e vescovi impegnati nell’elaborazione di strategie individualiste? Il dubbio sta animando la rassegna storica sangeminese, dove accanto alle tradizionali due contrapposte fazioni, Rocca e Piazza, cominciano ad affiancarsi altri due movimenti di pensiero…”danteschi”: chi difende la buona fede di Celestino V e chi elogia Bonifacio VIII, il Papa salito al soglio pontificio proprio in seguito alla rinuncia del frate francescano. Al dilemma si è cercato di dare una prima, seriosa risposta nella conferenza “Il caso Celestino V - Gran Rifiuto, viltade o dignitosa coerenza?” dello scorso 2 ottobre, con il serrato confronto che ha visto l’impegnativa moderazione del giornalista Moreno CERQUETELLI.

Invece, nella serata di venerdì 5 ottobre, l’intrigata vicenda sarà al centro dello spettacolo teatrale “Il Gran Rifiuto - Celestino V, Bonifacio VIII” (ore 21.00, abbazia di San Nicolò, ingresso libero) durante il quale Celestino V e Bonifacio VIII si materializzeranno in carne e ossa e si saprà … (forse) … come andarono effettivamente le cose. Si tratta, ovviamente, di una lettura teatrale ideata e messa in scena dal regista Beppe CHIERICI, che si è liberamente ispirato al testo di Ignazio SILONE “L’avventura d’ un povero cristiano”. In scena 22 umbri, attori non professionisti, animati da una grande passione per la recitazione e per una storia affascinante che richiama alla mente le recentissime vicende dello scandalo Vatileaks, di cui tutti oggi si occupano. Con la messa in scena de “Il Gran rifiuto - Celestino V, Bonifacio VIII” nell'abbazia romanica di San Nicolò la Giostra dell'Arme di San Gemini riprende il suo percorso di implementazione culturale che guarda al teatro, iniziato nel 1996 con una trilogia sui Classici del Trecento (Dante, Petrarca, Boccaccio) affidata tra il serio e il faceto a Gianni Ippoliti. Percorso sfilacciatosi nel corso degli anni e finalmente tornato alla luce nel 2010 con la tragedia politico-religiosa “Assassinio nella cattedrale” (da T.S. Eliot e J.Anouilh) per la sceneggiatura e la regia di Beppe CHIERICI. Lo spettacolo teatrale darà al via al secondo fine settimana della 39^ edizione della Giostra dell’Arme, interamente dedicato a un autentico approfondimento culturale del Medioevo grazie anche alle due principali manifestazioni dei rioni Rocca e Piazza. Sabato 6 ottobre, in Piazza di Palazzo Vecchio e per le vie del centro storico, il Rione Rocca realizzerà quadri di vita medievale in collaborazione con l’Associazione teatrale “Il Cinciallegro” (ore 18.30) e presenterà, in serata (ore 21.30, Piazza di Palazzo Vecchio), il concerto di musiche medievali “Musiche sulle vie del pellegrinaggio” dell’Ensemble Micrologus. Dalle ore 10.00 alle ore 22.00, il Rione Piazza organizzerà una giornata medievale senza sosta, con l’allestimento di un campo militare nel parco dell’hotel Duomo e duelli di spade, sia a piedi sia a cavallo, in piazza San Francesco. Alle ore 21.30, sempre in piazza, grande spettacolo della Compagnia dei Folli di Ascoli Piceno dal titolo “Il Cavaliere Errante”.