A cinquant’anni dalla grande mostra “Sculture nella città”, curata nel 1962 da Giovanni CARANDENTE, l’Amministrazione comunale di Spoleto celebra la scultura contemporanea attraverso le opere di una cinquantina di artisti italiani che si dislocheranno tra Palazzo COLLICOLA e vari luoghi della città. All’interno di Palazzo COLLICOLA (inaugurazione per sabato 23 giugno, alle ore 12.00) ci saranno tre grandi mostre personali, diversi progetti speciali, oltre al nuovissimo Collicolab (spazio aperto a giovani artisti, associazioni culturali, fondazioni, realtà individuali). Per le vie di Spoleto, in altri musei e sedi istituzionali si svilupperanno tre mappature: una prima di carattere storico (che prenderà forma il prossimo autunno grazie a una serie di totem che testimonieranno, attraverso immagini fotografiche del 1962, la collocazione delle opere della prima mostra); una seconda, sempre di carattere storico, dedicata al riposizionamento di alcune opere del 1962 nei luoghi d'origine (CONSAGRA e POMODORO in particolare), oltre alla creazione di un archivio coi materiali storici del progetto; una terza di taglio contemporaneo in cui decine di artisti collocheranno le loro opere scultoree nei luoghi più affascinanti della Spoleto storica. Nel ’62 la rassegna fu un avvenimento unico e scardinante, qualcosa in più di una semplice mostra, possiamo dire il primo evento globale che relazionò una città ad alto valore storico con le visioni dei più grandi scultori del dopoguerra.

Quest’anno vuole conservare la memoria e riflettere sulle nuove formule espressive della scultura contemporanea. Cinquant’anni fa prevalse la cultura della fusione e delle leghe pesanti, secondo una concezione elaborativa che esprimeva nel ferro la sua natura primordiale e al contempo avanzata. Oggi sono cambiati i codici figurativi ma anche i materiali, le tecniche d’esecuzione, i modi di integrarsi o reagire nel contesto urbano. Diminuiscono le simbologie astratte e crescono i legami con la città viva, il corpo mutante, gli oggetti tecnologici. Diminuiscono (ma non scompaiono) le antiche tecniche elaborative a favore di un approccio eterogeneo, in dialogo con il progresso dei nuovi materiali e delle gigantesche possibilità tecniche. La forza del nuovo progetto sta proprio nella sua doppia natura: da una parte la scultura come atto innovativo, esperimento sul presente, volume aperto; dall’altra il forte rispetto per la memoria storica, reso evidente da autori che lavorano il marmo, il gesso o la cera con raffinata sapienza “classica”, adattando la memoria alle storie del nostro tempo digitale. +50 sarà una “mostra diffusa” che mapperà la città e diventerà un percorso a tappe tra interni ed esterni, visibilità e nascondimento, tra l’impatto figurativo e le molteplici chiavi narrative. Una “caccia ai tesori” dove vincerà sempre l’opera coi suoi codici e le sue infinite nature sentimentali.