Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Stefano VINTI (nella foto), Segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista:

<< L’Umbria è attraversata da una crisi economica e produttiva seria, certificata da più analisi e ricerche ma soprattutto da una crisi sociale pesante che pigia sul lavoro e sulle sue condizioni materiali. Tutti i dati ci ricordano di una crisi profonda, da quelli sulla cassa integrazione a quelli del tasso di occupazione, alla crisi dell’area ternana a quella della fascia appenninica. E poi c’è una “questione salariale regionale”. L’Umbria è la Regione con la media salariale più bassa d’Italia e la più bassa delle Regioni del centro-nord. Questo significa che i lavoratori umbri, a parità di lavoro guadagnano meno dei loro colleghi di tante altre parti del Paese. E come non registrare una crescente precarietà del lavoro, in tutti i settori, dal manifatturiero ai servizi fino alla Pubblica Amministrazione. Una precarietà che produce lavoro poco qualificato, che penalizza i giovani dopo un percorso formativo alto, che punisce in modo inaccettabile le donne. Dunque esiste una più generale “questione lavoro” in Umbria a cui la Politica, e aggiungo, la sinistra politica dovrebbe delle risposte rapide che diano il senso di un cambio di direzione. Fa bene il Segretario della CGIL dell’Umbria, Mario BRAVI, ad annunciare l’apertura di una “vertenza lavoro” nella nostra Regione. Una vertenza che richiama le istituzioni ma anche Confindustria Umbria alle proprio responsabilità.

BRAVI invoca concertazione e contrattazione, ma occorrerà anche fare un bilancio di venti anni di concertazione, dei risultati che ha prodotto in termini di quantità dei livelli occupazionali e di qualità del lavoro. A nostro giudizio i risultati non sono positivi. Occorre ricostruire rapporti di forza sociale, culturali e politici, favorevoli al mondo del lavoro, in modo tale che la contrattazione non sia solo un semplice arretramento dei diritti, della sicurezza nel e del lavoro, ma permettano che il diritto al lavoro e il suo valore monetario siano diritti inalienabili e non subordinati ad un mitico “interesse generale” che poi è l’interesse dei più forti socialmente e politicamente. La contrattazione si riconquista proponendo il punto di vista del lavoro che non necessariamente è sovrapponibile a quello dei datori di lavoro, gli interessi del lavoro non possono che partire dal riconoscimento di “interessi altri”, e questi interessi si fanno valere a partire dal “conflitto sociale”. Questa è la prima condizione per l’apertura di una vertenza lavoro in Umbria, partire dal “conflitto sociale” e conquistare le trattative poggiando su un consenso largo e partecipato delle lavoratrici e dei lavoratori umbri. Una vertenza del lavoro in umbria deve avvalersi d un quadro politico e sociale favorevole, per questo è necessario, innanzitutto, che dall’Umbria ci sia una grande adesione allo sciopero e una grande partecipazione alla manifestazione della FIOM del prossimo 9 marzo, per la difesa del contratto nazionale e contro le politiche sociali del Governo MONTI. Rifondazione Comunista dell’Umbria ci sarà >>.