Riceviamo e pubblichiamo integralmente il messaggio per il Natale di Mons. Gualtiero BASSETTI (nella foto), Arcivescovo della Diocesi di Perugia-Città della Pieve:

<< Immersi nella luce del Natale, contempliamo la presenza del Verbo che ha posto la sua tenda in mezzo a noi, e ha dato se stesso per noi, cercando di cogliere il significato vero di questa grande festa religiosa, spesso sepolta da tanti altri richiami legati al mondo del consumo e ben lontani, purtroppo, dallo spirito del Natale di Cristo. Cerchiamo di cogliere, soprattutto, la grazia che il Signore ci dona in questo periodo e non facciamoci sopraffare dagli affanni del mondo in questo tempo di crisi economica che appare, ogni giorno che passa, sempre più grave. Una crisi che non investe solamente il mondo finanziario, ma che trova le sue radici profonde in una crisi di valori morali che abbraccia tutto il mondo occidentale. Proprio qualche giorno fa, in un discorso al collegio cardinalizio, Benedetto XVI ha detto chiaramente che “il nocciolo della crisi” in Europa “è la crisi della fede”. Anche se valori come la solidarietà, l’impegno per gli altri, la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi, “manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici”. “Se la fede non riprende vitalità diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo - ha concluso il Santo Padre - tutte le altre riforme rimarranno inefficaci”. È fuori di dubbio che non possiamo più comportarci come in passato. È urgente scegliere altri modi di vivere rispetto a quelli del passato, meno affannati e più attenti ai rapporti umani in famiglia, a quelli tra noi e con gli altri, e quindi comportarci in maniera più attenta al bene comune delle nostre città e dell’intero Paese.

Ma serve soprattutto una rinnovata tensione etica, partendo dai rapporti economici quotidiani: pagare le tasse, esigere le ricevute, pretendere ed offrire trasparenza, non avere una mentalità eccessivamente utilitarista e materialista, agire con prudenza e responsabilità. E lo stesso deve accadere anche nei rapporti politici: difendere i valori che garantiscano stabilità sociale, responsabilità, educazione dei giovani; promuovere l'apertura alla vita, perché una società che invecchia è destinata al collasso. Questa crisi economica, morale e spirituale trae le premesse da un esasperato materialismo e da un sempre più ostentato egoismo individualistico. Queste semplici riflessioni, condivise anche da molti non credenti, testimoniano che esiste un bisogno diffuso di un nuovo umanesimo, proprio come è stato recentemente riproposto all’incontro per la Pace di Assisi di questo autunno. Quello che è però importante, anzi direi decisivo per ogni credente, è di non perdere mai la speranza nel mistero dell’Incarnazione e nel Cristo redentore. Quella speranza che faceva dire a San Francesco quando pregava davanti al crocifisso: “Altissimo glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio e damme fede retta, speranza certa e carità perfetta, senno e conoscimento”. “Speranza certa e carità perfetta” diceva San Francesco. Potrebbero sembrare, in prima battuta, delle virtù difficilissime. Purtroppo anche nella nostra città la situazione non sembra essere migliore rispetto al resto d’Italia. Faccio un solo esempio che ci tocca da vicino: la diffusione delle sostanze stupefacenti a Perugia. Le ultime rilevazioni di questo drammatico fenomeno ci dicono che nella nostra “vengono vendute ogni giorno 6 mila dosi per un giro d’affari che sfiora i 40 milioni di euro l’anno”. Tutto questo sottolinea una drammatica mancanza di speranza: di quella Speranza concreta perché si è fatta carne, e non idea astratta, nel bambin Gesù che nasce a Natale. Quella speranza che noi vediamo testimoniata nella vita di moltissimi credenti, nella gratuità dell’andare verso il bisognoso e di morire per l’altro. Voglio citare solo tre esempi che ho visto con i miei occhi e che riguardano i giovani. Oggi si dice spesso che i giovani non hanno più ideali, sono senza spina dorsale e non hanno più nessun rapporto con il cristianesimo. Non è vero, non è sempre così. Molti dei nostri giovani hanno dimostrato di conoscere quella Speranza. Per esempio tutti quegli adolescenti e tutti quei ragazzi che questa estate si sono messi in cammino e hanno partecipato, con dedizione e spirito cristiano, alla GMG di Madrid. Oppure quei mille giovani che il 15 dicembre si sono trovati in cattedrale per la veglia di preghiera d’avvento e hanno avuto il coraggio - nonostante tutte le difficoltà che la vita gli propone, per primo la mancanza di lavoro - di stipulare una “promessa d’impegno nella gioia”. E infine, tutte quelle giovani coppie della nostra diocesi che eroicamente rifiutano il pansessualismo dilagante, decidono con l’aiuto di Cristo di fare un fidanzamento casto e si sposano aprendosi alla vita anche se non hanno certezze economiche su cui basarsi. Costoro infatti hanno un’altra certezza: la consapevolezza della presenza di Cristo nella propria vita. Vorrei ricordare anche un giovane un po’ particolare, protagonista di un episodio che è avvenuto nella nostra Metropolia. Quel 29enne calciatore di origini romane che gioca nel Gubbio, Simone Farina, e che ha rifiutato 200 mila euro (il doppio di quanto guadagna in un anno) per truccare una partita di calcio. Quel rifiuto che agli occhi di molti appassionati potrebbe apparire una cosa scontata è invece una grande testimonianza laica di come si possa vivere onestamente in una società dove tutto sembra corrotto e corruttibile, dove tutto pare che si possa comperare con i soldi e con l’arroganza del potere. Il denaro non potrà mai comprare la Speranza in Cristo. E proprio Cristo è quella speranza che non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato, come afferma Paolo nella lettera ai Romani. Lungi dall’essere un semplice augurio per l’avvenire, la speranza cristiana è la presenza dell’amore divino in persona, lo Spirito Santo, fiume di vita che ci porta verso il mare di una piena comunione. Ma questa speranza non ci fa dei privilegiati fuori dal mondo, noi “gemiamo” con il mondo, condividendo il suo dolore, ma continuiamo a sperare, sapendo che, nel Cristo, “le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende” (1 Giovanni 2,8). Carissimi, è questo il significato profondo del Natale che auguro alla città di Perugia, all’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve e, in particolare, alle vostre famiglie: ho nel cuore in questo momento tutte le famiglie nelle quali, nell’arco di quest’anno, una nuova creatura ha aperto gli occhi alla luce; ai giovani: a tutti i giovani particolarmente quelli che non abbiamo mai alcuna possibilità di avvicinare; agli operai, a chi non ha lavoro o è cassaintegrato; agli anziani in tutte le case di riposo; ai malati nella varie case di cura; ai profughi ospiti nella casa di accoglienza di Prugneto, lontani in questo tempo dalle loro famiglie; agli immigrati; ai carcerati. A tutti voi un Natale buono, fecondo di grazia, di amore e di pace >>.