Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Marco GIORDANI, Segretario di Sabina Radicale:

<< Sulla stampa si dibatte molto di cosa avverrà della Provincia, ma stranamente poco dei Comuni. Ultimamente, abbiamo letto che la difesa della Provincia preparata dal Senatore CICOLANI si basa proprio sull'assunzione che quanto previsto per i comuni sia una buona cosa: sarà necessaria la "cabina di regia" della Provincia per farlo, quindi bisogna dare tempo alla Provincia! Invece, a noi sembra che quanto previsto per i Comuni sia pessimo, ed ancora di più in questo territorio; e neppure vediamo quale possa essere in questo processo il ruolo della Provincia. Occorre allora spiegare cosa preveda il decreto, che prevede come ci si aggregherà e come si governerà l'aggregazione. Sull'aggregazione c'è molta confusione, anche su organi nazionali come il Corriere della Sera, quando si parla di soppressione di comuni o di accorpamento a comuni più grandi. In realtà, la "aggregazione" riguarderà solo comuni "piccoli" e fra di loro. L'aggregazione avviene automaticamente (non per scelta ed opzione dei comuni) su due soli criteri: confine geografico e che la popolazione della unità municiaple che ne risulta arrivi ad almeno 5mila abitanti; su questo limite la Regione può dire la sua, ma vedremo che nella maggior parte dei casi, poco importa. Per quanto riguarda il confine geografico, si può immaginare cosa questo comporti in un territorio di alte montagne o di ripide scarpate di fossi che da secoli fanno confine. Il fatto che non si possano aggregare o "scavalcare" comuni con oltre mille abitanti, fa sì che nel nostro territorio sorgeranno cinque unità municipali.

La più a nord sarà costituita da Accumoli, Cittareale, Borbona, Posta, Micigliano, arrivando a 2700 abitanti; la logica richiederebbe che Accumoli condividesse problemi e soluzioni con Amatrice, e Micigliano con Antrodoco (e Borgo Velino) ma tant'è. La seconda sarà costituita da tutta la valle del Turano, da Belmonte a Collalto, più il lato sinistro del Salto ed Orvinio: ben 16 comuni che tutti insieme riescono ad arrivare alla soglia: hanno 6mila anime; forse qui un intervento della regione potrebbe consentire 2 unità municipali. Nella conca reatina, si aggregheranno Colli, Labro e Morro, sfiorando i 3mila abitanti ed in un territorio abbastanza omogeneo. In Sabina, ci saranno due unità: Casaprota, Frasso, Mompeo, Montenero, Monte San Giovanni, Poggio San Lorenzo e Salisano passeranno insieme 4mila abitanti, mentre Configni, Cottanello, Montasola e Vacone non arriveranno a 2mila. La prima aggregazione, in particolare, sembra costituita da centri vicini, in linea d'aria, ma con comunicazioni abbastanza complesse. Da tutto questo puzzle rimarrà fuori Montebuono, che assurgerà solitaria al rango over mille, non avendo nessun confinante con cui aggregarsi. Confusione c'è anche su cosa accadrà della e nella vita dei singoli comuni. Non ci addentriamo nel fatto che questo avverrà "a partire dal prossimo mandato" ma non si capisce di cosa, visto che i consigli comunali hanno scadenze diverse; qui ci interessa vedere cosa deve accadere nelle intenzioni del Governo e di CICOLANI, non con quali equilibrismi ci si arriverà. Innanzi tutto i comuni non saranno soppressi: essi rimarranno, governati ognuno da un Sindaco da solo, senza nessun aiuto da consiglieri ed assessori e senza nessun controllo della minoranza. In più questo sindaco dovrà essere parte di un Consiglio di Sindaci che opererà come il Consiglio comunale di oggi e magari a questo Sindaco toccherà anche (sicuramente per Labro, Colli, Morro) essere Assessore. Sembra che neppure gli "uffici" saranno eliminati, visto che il decreto prevede che saranno compito del Sindaco "la tenuta dei registri di stato civile e di popolazione e agli adempimenti demandatigli dalle leggi in materia elettorale, di leva militare e di statistica" ed il decreto si limita a obbligare a che "tutte le funzioni amministrative sono esercitate obbligatoriamente in forma associata", cosa che già per la gran parte dei casi, ma che conferma che esse non sono "accentrate". La cosa che più spicca è la solitudine del Sindaco, che sarà costretto a fare il Sindaco a tempo pieno, cosa che oggi ben di rado accade, in comuni di queste dimensioni: in sostanza, sarà più difficile trovare persone di qualità che vogliano occuparsi della cosa pubblica ed in più aumenteranno coloro che vivono di politica. Altro aspetto da considerare è la ridotta funzione di controllo da parte della minoranza (e di conseguenza, in mancanza di una trasparenza completa di tutti gli atti, da parte della cittadinanza) ed anche un difficile ricambio amministrativo, sia tra maggioranza e minoranza, sia tra personale amministrativo; un nuovo Sindaco dovrà passare dalla nessuna esperienza amministrativa al totale controllo della macchina comunale; si è parlato di "Podestà", per questa figura; noi immaginiamo più un trasmettersi della carica di padre in figlio >>.