A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:

<< Venerdì scorso c’è stato uno sciopero generale provinciale indetto dalla triplice per sottolineare il disagio di zona economicamente depressa della provincia di Rieti. Molti uffici, i trasporti e molte attività economiche se ne sono infischiati dei sindacati. Un flop che non dovrebbe sorprendere nemmeno coloro che lo hanno proclamato, ma loro testardamente hanno voluto ugualmente la sceneggiata. Così ora cerchiamo di capire perché la gente comincia ad avere le tasche piene dei sindacati. I motivi sono vari. Cominciamo da quello che potremmo definire di natura tecnica. Siamo in piena campagna elettorale; i destinatari del messaggio contenuto nello sciopero sono tutti impegnati nelle lotte, tutte interne ai partiti, per riuscire ad ottenere la ricandidatura, nessuno sa come andrà a finire il 13 aprile, tutti comunque temono di dover sparire dalla circolazione e figuratevi se possono prendere in considerazione i motivi posti a fondamento dello sciopero?

Un altro motivo è che la gente ha capito che queste inutili sceneggiate degli scioperi sono riproposte a cicli ricorrenti dai sindacalisti per salvare la loro faccia. E’ chiaro a tutti che i sindacalisti sono una parte importante del ceto politico nazionale e locale, si sostengono l’un con l’altro ciascuno recitando la parte del finto nemico. Poi vanno a braccetto spartendosi la torta del potere. La prova più evidente è data dalla presenza in tutte le sedi istituzionali nazionali e locali di un gran numero di ex sindacalisti che al termine della carriera, e rispettando un turno interno che accontenta tutti, vengono immessi nei ranghi del parassitismo di stato.
Lo sciopero di venerdì è la dimostrazione che dalla parte dei lavoratori, mi duole il còre ad usare questo termine, non c’è speranza che possa accadere qualcosa di nuovo che spinga nella direzione di una rinascita della Sabina. Non che dalle altre parti ci sia qualche speranza.
Cercando di capire fino in fondo risulta evidente che i sindacati, che pure hanno svolto una funzione importante in Italia fino agli anni ottanta del secolo scorso, oggi sono diventati delle sovrastrutture al servizio delle persone dei sindacalisti che nel frattempo sono diventati un ceto di professionisti esigenti più dei manager delle imprese che dovrebbero essere la loro controparte. Da quando il Parlamento ha votato la legge che ha consentito la trattenuta sulle buste paga della quota sindacale, le sedi dei sindacati sono diventate dei veri e propri ministeri, e le sedi provinciali e camerali dei veri e propri uffici periferici, né più e né meno che quelli dello stato.
Intorno a queste strutture ruotano una montagna di parassiti che vivono alle spalle dei lavoratori e che si servono del loro potere nei confronti del ceto politico per fini personali come la sistemazione di amici e parenti, la promozione dei figli o delle mogli senza il rispetto delle regole, ponendo in essere un sottogoverno che fa impallidire quello praticato dal ceto politico.
La gente pian piano ha cominciato a capire ed è anche per questo che la sinistra sta in grave difficoltà di fronte alla politica aggressiva dei berlusconidi, i quali hanno buon gioco a servirsi di questi argomenti per indurre la gente a non votare per la sinistra.
Il ceto politico è ricattato perché il legame tra loro e i sindacalisti è troppo stretto e non c’è la forza necessaria per liberarsene. E poi non è conveniente. Ci hanno provato i sindacati indipendenti, ma la protezione dei partiti riesce sempre a tenere a galla quelli della triplice e per il momento non si vede come questa tendenza possa essere invertita.
Rinnovare l’Italia in questa situazione è veramente cosa ardua sia per la sinistra che per la destra, perché il verme ormai vive bene nello stomaco della partitocrazia e ucciderlo sarà veramente arduo.
Intanto però bisogna cominciare a capire bene quale è il nocciolo del problema e dove bisognerebbe infilzare il bisturi della rigenerazione. Ed è certo che la non partecipazione della gente alle manifestazioni sindacali, in altre parole il flop, è uno dei segnali più importanti verso il quale il ceto politico dovrebbe porre più attenzione.
Perché non si abolisce la legge che consente le trattenute alla fonte del costo delle tessere sindacali? Sarebbe un passo fondamentale per togliere il fieno dalla mangiatoia. Un provvedimento del genere sarebbe forse improponibile per un governo di sinistra, ma uno di destra, se vuole fare realmente gli interessi dei cittadini, lo potrebbe certamente fare! Ma ciò non accadrà, come non è accaduto che un governo di sinistra affrontasse il bubbone del conflitto di interessi di Berlusconi.
Come vedete siamo dentro un giro vizioso nel quale ognuno recita bene la sua parte, ma lo fa solo per se stesso, infischiandosene bellamente degli interessi della collettività >>.