A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:

<< La Consigliera regionale Massimi, in risposta alla chiacchierata di due domeniche fà, mi ha inviato una lettera nella quale mi accusa di aver detto sulla sua persona frasi che respinge nella maniera più assoluta e che niente hanno a che fare con l'impegno che ha messo in difesa dell'ex istituto Strampelli negli ultimi due anni e mezzo e di aver formulato pesanti giudizi ai quali mai nessuno si era prestato.
Chiunque ne abbia voglia, potrà rileggere quello che io ho scritto nel sito di MEP Radio. Io mi sono limitato a riportare fedelmente le parole scritte e sottoscritte nel comunicato conclusivo della riunione indetta dalla medesima per fare il punto del “tentato salvataggio” dell'Unità reatina del CRA alla quale parteciparono tutti i maggiorenti della vita politica locale. Non erano parole mie, erano frasi licenziate con la firma della signora Massimi.
In nessuna parte dell'articolo è scritto un giudizio sulla consigliera regionale, né si possono leggere i pesanti giudizi ai quali fino ad oggi nessuno si era mai prestato (per chi poi?). Il mio personale commento riguarda solo ed esclusivamente il comportamento della classe politica locale nel suo complesso, maggioranze ed opposizioni, che ci prendono in giro sul caso dell'ex istituto Strampelli da oltre quarant'anni. E non vedo come questo possa essere contestato.
Da quanto scritto risultava chiaramente che l'impegno della Massimi era l'unico che aveva prodotto qualche risultato: 50 milioni di euro stanziati dalla Regione Lazio per la ricerca, anche se questo stanziamento appare agli occhi di tutti come un “pannicello caldo”.

Gli interventi degli altri, come scritto nel comunicato diramato dalla Massimi, apparivano solo ed esclusivamente delle vaghe dichiarazioni di intenti di nessun valore concreto. Insomma le solite promesse. Quindi una lode, non giudizi pesanti sulla Massimi, che si ricava dalla lettura del contenuto di tutto l'articolo, pur senza aver scritto esplicitamente la parola lode, che sembrerebbe necessaria per non far “infuriare” i nostri uomini politici.
Un giornalismo serio ha il dovere di rilevare tutto questo allo scopo di stimolare chi di dovere a uscire dalle secche del “fatuo” ed entrare nel mondo delle “certezze” delle quali abbiamo bisogno.
Il fatto è che gli uomini politici locali sono abituati ad una stampa compiacente, che si limita il più delle volte a pubblicare senza commenti i comunicati stampa redatti dai loro impiegati, pagati con i soldi nostri, facendo um..pà..pà!
E' un'abitudine deleteria che ha il solo scopo di addormentare l'informazione con grave danno della democrazia perché senza informazione corretta il cittadino non è in grado di decidere e di giudicare.
Questo andazzo ha preso il sopravvento in Italia perché chi va al potere, sinistra o destra ha poca importanza, usa i soldi pubblici per addomesticare la stampa locale o nazionale con contributi o convenzioni di favore. Tanto per restare a casa nostra, è bene che si sappia che le due televisioni locali prendono varie decine di migliaia di euro sia dal comune che dalla provincia e che il comune e la provincia foraggiano tutta la stampa locale pagando interventi e pubblicizzando manifestazioni con somme che non giustificano il risultato, ma che premiano la fedeltà o il ruffianismo.
Questo ha generato una tremenda insofferenza verso chi non intende stare a questo gioco e preferisce mettersi le mani in tasca per mantenere la proprra libertà di pensiero e di espressione.
Io con Mondo Sabino ho fatto la scelta opposta. Se qualche volta il giornale ha ricevuto qualche manchette pubblicitaria lo ha fatto perché richiesto e sarebbe stato “troppo” rifiutare.E si è trattato solo di spiccioli perché l'esclusione totale avrebbe potuto generare nella opinione pubblica una qualche reazione!
Forse è questo clima che ha generato fastidio nella Massimi nel leggere chi non si limitava a pubblicare il solo comunicato, ma a commentare l'evento?
E credo che questa domanda contenga la risposta non alla sua “meraviglia”, ma alla “mia” nello apprendere che la consigliera regionale che io avevo contribuito ad eleggere, somigliava più agli altri che a me. Peccato!

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