Pubblichiamo integralmente il messaggio di Mons. Delio LUCARELLI (nella foto), Vescovo della Diocesi di Rieti, in occasione delle Festività Natalizie 2009:

<< La novità sconvolgente che ogni cristiano sperimenta dentro di sé è la certezza che Dio è venuto e sempre viene incontro all'uomo e alla donna di ogni tempo, a condividere la vita, la storia, le difficoltà e le gioie della vita terrena. Per questo non è mai routine rivolgere ai credenti nel Cristo Signore e Salvatore l'augurio più cordiale e caloroso di un sereno Natale e un buon anno nuovo. Nel cuore di chi guida una comunità, grande o piccola che sia, si annidano sempre tanti pensieri e tante preoccupazioni, sia di ordine spirituale che materiale. E la lettura critica di ciò che è accaduto nel corso dell'anno che volge al termine, sia a livello locale che globale, non è di disperazione o di sfiducia, ma di grande ottimismo per l'avvenire e di speranza in un mondo diverso.
La comunità cristiana sosta ancora una volta davanti al presepio. È l’immagine che rappresenta la Natività, è quella che molti di noi si portano dentro, anche come ricordo di quando erano bambini.
Eppure fermarsi a riflettere su questa immagine genera in tutti tenerezza e meraviglia. È un’immagine unica, semplice e allo stesso tempo disarmante e forte.
In questa scena, che può essere quella della storia di tante persone, di tante famiglie e di tanti poveri, noi vediamo l’avvicinarsi di Dio, anzi l’immergersi totale di Lui nella vicenda umana.
In questa immagine, resa anche visivamente dai presepi che si allestiscono ogni anno nelle case e nelle Chiese, noi vediamo la storia di ognuno di noi, la storia della vita dell’uomo e la storia del Figlio di Dio che si fa uomo.

Fermarsi a pensare di fronte al mistero della nascita suscita tanti interrogativi e ci impone delle scelte, come singoli e come comunità, scelte che riguardano l’accoglienza della vita, il rispetto della vita in tutte le sue fasi, l’amore per la vita.
Ci riteniamo, per molti versi giustamente, sviluppati ed avanzati, ma ci sono mamme che partoriscono in una sala d’attesa di ospedale. Facciamo interventi di microchirurgia, ma ci sono bambini che muoiono per una setticemia: sono le grandi contraddizioni della nostra società a cui non vi sarà rimedio se non sapremo far tesoro di insegnamenti antichi eppure tanto nuovi. Dobbiamo tornare ad imparare a stupirci di fronte alla vita, alla bellezza della vita, quella terrena, che è solo preludio ad una vita nuova nel Regno.
È questo il significato del Natale a cui non possiamo rinunciare e che ci apre anche all’accoglienza dei fratelli.
Con queste convinzioni di fondo possiamo leggere i fatti della storia, anche quando sono tristi e drammatici, per scoprire il piano di Dio nella nostra vita e sull’umanità.
Questa forte motivazione ideale è come una lente di ingrandimento perché possiamo poi chinarci sulle sofferenze degli uomini che incontriamo nella nostra vita o che vediamo trasmesse nei mezzi di comunicazione.
Non possiamo dimenticare, in questo periodo di Natale, i nostri fratelli de L’Aquila, colpiti pesantemente dal terremoto del 6 aprile scorso, senza pensare al disagio con cui vivranno queste Feste: sperimentano la vicenda di Gesù, di Maria e Giuseppe, ma sono anche cristianamente aperti alla speranza.
Sono anche vicino a S.E. Mons. Giuseppe Molinari, che è stato Vescovo di Rieti per quasi un decennio, e che ha l’onere di guidare la Chiesa di una città duramente provata.
Rivolgo un pensiero di intensa vicinanza a tutte quelle famiglie lacerate da incomprensioni, divisioni e dissapori, che ricadono sulle persone più indifese, soprattutto i bambini.
Penso con preoccupazione e profonda partecipazione a tutti coloro che hanno perso il lavoro e che non intravedono una prospettiva di vita dignitosa per il futuro.
A tutti sono vicino con il mio augurio e con la preghiera >>.