Riceviamo e pubblichiamo integralmente:

<< Sabato 18 maggio, alle ore 10.00, i terremotati del centro Italia scenderanno in piazza, a Montecitorio, per una grande manifestazione di protesta. Molti pullman si stanno riempiendo in queste ore e dalle principali città del cratere partiranno alla volta della capitale per una protesta pacifica ma determinata contro l'immobilismo dei governi - sia nazionale che regionali - che hanno in mano la vita di decine di migliaia di persone e il compito di avviare una ricostruzione che, a quasi tre anni dal sisma, è ancora solo un miraggio. Non abbiamo governi amici, non siamo più disposti a concedere deroghe, non vogliamo e non possiamo più pazientare, non ci interessa fare regali a nessuna forza politica. Da quasi tre anni assistiamo a passerelle politiche sulle macerie delle nostre case. In questi anni ci è stato promesso di tutto e noi molte volte siamo scesi in piazza sia a Roma che nelle nostre città per protestare contro l'immobilismo che congela le nostre vite.

 

Oltre a protestare, però, abbiamo anche partecipato a tavoli con i governi e i commissari straordinari, consegnato decine di proposte ed emendamenti che non sono stati recepiti da nessuno dei tre governi che si sono succeduti dal 24 agosto 2016. Abbiamo sempre presentato proposte di buon senso, perfettamente realizzabili, argomentate e sostenute da dati scientifici. Il messaggio che si vuole mandare è chiaro: chi sbaglia paga, anche in termini di consenso elettorale. I terremotati di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo chiedono al Governo nazionale di attivarsi per garantire la ricostruzione sociale e economica del territorio colpito dal sisma. Questo si può fare con misure mirate. Zona franca di medio-lungo periodo, incentivi alle imprese artigiane, incentivi a chi vuole intraprendere sul territorio, azioni mirate al rilancio delle attività di agricoltura, allevamento e filiera agroalimentare. Ma tutto questo si può fare se viene garantito lavoro e reddito alle popolazioni terremotate oggi sfollate.

Pertanto è necessario garantire un reddito trasformando il contributo di autonoma sistemazione in modo da evitare il rischio di spopolamento e allontanamento dal territorio insito nel cosiddetto reddito di cittadinanza. Bisogna porre attenzione ai parenti delle vittime con misure speciali per loro. Vanno poi orientati i fondi delle regioni sia ordinari che quelli straordinari concessi dallo Stato e dall'Europa proprio per il Sisma ad una politica mirata e partecipata dai cittadini. I fondi devono essere orientati alla rinascita ecosostenibile delle terre ferite dal sisma con progetti mirati e localizzati direttamente agli operatori concordati direttamente con gli operatori del territorio, evitando la logica delle grandi opere infrastrutturali inutili. Fondamentale poi suddividere il cratere in aree di priorità, ma anche potenziare il servizio di supporto psicologico alle persone colpite dal trauma del terremoto. Insomma, quella dei terremotati sarà una protesta pienamente motivata e sostenuta da contenuti importanti >>.