di Gianpaolo STEFANELLI

Finalmente il Sindaco di Norcia, Nicola ALEMANNO, è tornato con i piedi per terra ed ha preso coscienza, dopo 14 mesi dal primo evento sismico del 2016, che bisogna cambiare passo, che ci sono ritardi, che è tutto fermo: dalla consegna "effettiva" delle SAE ai cittadini rimasti senza casa, alla rimozione di tonnellate di macerie; dall’avvio della ricostruzione leggera alla semplificazione delle procedure; dal rilancio delle attività economiche alle risposte da dare alle problematiche sociali cresciute nel territorio a dismisura dopo il sisma. Dopo 14 lunghi mesi ALEMANNO, l’uomo dei palindromi, si è svegliato all’improvviso per evidenziare i palesi ritardi nella gestione della post-emergenza e dell’avvio della ricostruzione dimenticando che se la situazione a Norcia è quella che è il principale responsabile è proprio lui che ha voluto gestire "da solo" il terremoto, senza l’opposizione consiliare messa a tacere, senza le voci critiche dei cittadini che da tempo ormai cerca di evitare adducendo riunioni, incontri e viaggi istituzionali.

 

Il << … lasciateci lavorare >> pronunciato da ALEMANNO alla Camera è diventato un << … lasciatemi lavorare >> che non ha prodotto risultati tangibili e lungimiranti: la piana di Santa Scolastica è diventata una distesa infinita di SAE, la realizzazione dei ristoranti nei parcheggi ha privato la città di posti-macchina e messo a rischio anche gli spazi verdi limitrofi alla cerchia urbica; la popolazione da troppo tempo è lontana da Norcia e non farla rientrare in tempi brevi significa aumentare il rischio di spopolamento del territorio e il depauperamento dei servizi. Ma c’è di più: non è dato sapere che fine abbiano fatto le donazioni arrivate a Norcia grazie alla generosità non solo degli italiani e se quelle presenti sotto l’ex parcheggio di Porta Romano posto sotto sequestro siano ancora lì. Inoltre, che fine hanno fatto i 2 miliardi di euro promessi dall’On. TAJANI? Quanti ne arriveranno a Norcia? Che fine hanno fatto i dollari del Canada? Ora che ALEMANNO ha rimesso i piedi in terra, però, è necessario che prenda coscienza di una cosa: in Umbria il sisma ha colpito pesantemente Norcia e i due comuni limitrofi di Cascia e Preci.

Durante la sua “assenza”, invece, il sisma del 2016 è diventato il terremoto dell’Umbria al punto che territori marginali alle zone effettivamente colpite dal sisma stanno drenando, nel silenzio assoluto del sindaco di Norcia - tra l’altro capofila della Valnerina - risorse per il recupero dei beni culturali, per realizzare scuole antisismiche, per rilanciare le attività economiche, per restaurare edifici pubblici e privati. I riflettori mediatici stanno per spegnersi: il tempo che passa potrebbe essere letale per il territorio di Norcia e per il resto della Valnerina. Qui l’età è medio alta e il lavoro, per come è impostata questa ricostruzione, non è finalizzato a impiegare nel post-sisma le professionalità locali. Evitiamo di creare cattedrali nel deserto e pensiamo ad una strategia per il futuro che guardi in primo luogo alle persone, perché in questo cataclisma chiamato terremoto è ora di cambiare passo, prima che sia troppo tardi.