Riceviamo e pubblichiamo integralmente un comunicato stampa a firma dei segretari provinciali di CGIL/CISL/UIL:

<< L’ATER: la vendita degli alloggi ex-case popolari è anche una questione sociale, perché l’Azienda ritarda il confronto con il sindacato? Risalgono rispettivamente al febbraio 1994 e al gennaio 1996 le delibere del Consiglio di Amministrazione dell’allora Istituto Autonomo Case Popolari con le quali furono approvati la “proposta di piano di vendita degli alloggi di proprietà dell’Istituto” e “l’articolazione temporale del piano di vendita degli alloggi stessi”. Secondo i suddetti provvedimenti le vendite delle case agli inquilini si sarebbero dovute concludere entro il 31 dicembre del 2001.

Ad oggi risultano ancora non perfezionati i trasferimenti di un consistente numero di alloggi a favore di assegnatari che, fin dal 1995, avevano formalmente espresso la volontà di procedere all’acquisto. Inoltre, nel corso degli anni successivi all’adozione del provvedimento di alienazione degli immobili, così come raccontano gli inquilini nel corso delle assemblee, l’Istituto Case Popolari, prima, e l’ATER poi, hanno fornito talvolta formalmente, talvolta verbalmente, notizie diverse e discordanti ai soggetti interessati all’acquisto, provocando confusione , disorientamento e ponendo gli stessi inquilini in posizioni diverse rispetto ad analoghe richieste di acquisto, differenziando, senza alcuna spiegazione plausibile, inquilini ed inquilini. La parte soccombente chiaramente si scarica su quella fascia di inquilinato più debole e meno garantita. Il lungo tempo trascorso, senza che l’ATER provvedesse all’invito ufficiale dei locatori alla predisposizione della documentazione necessaria per la stipula, ha provocato inoltre varie modifiche alle rendite catastali con conseguente aumento del prezzo degli alloggi e con il corrispondente peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie che vi abitano. Tenuto conto che nella maggior parte dei casi gli assegnatari degli alloggi per i quali non è stata perfezionata la pratica di acquisto sono attualmente persone anziane e percettrici di pensioni spesso minime, è del tutto evidente ed improcrastinabile un incontro chiarificatore (ormai richiesto dal sindacato da circa un mese), da parte dell’ATER affinché renda nota l’esatta situazione relativa alle vendite, così come prevedeva il piano deliberato nel 1994,al fine di valutare se vi siano le condizioni per concludere al più presto i procedimenti con le stipule dei relativi atti pubblici. Per CGIL, CISL e UIL, SUNIA, SICET e UNIAT i tempi sono fondamentali poiché il passare delle settimane e dei mesi finirebbe per provocare ulteriori aggiornamenti delle rendite che penalizzerebbero maggiormente chi da tanti anni aspetta di acquistare l’alloggio in cui risiede ormai da 30 anni. Pertanto, anche se sono trascorsi circa 12 anni dalla data in cui l’inquilinato aveva dichiarato la propria disponibilità a comprare, ora, gli errori, i ritardi, le sottovalutazioni e la sciatteria dei vari consigli di amministrazione che si sono succeduti non possono essere fatti pagare agli assegnatari. Ecco perché il sindacato insiste per aprire un tavolo di confronto (ad oggi negato) con l’ATER così da valutare insieme, l’applicazione nella nostra realtà della recente Legge regionale in merito alla sanatoria e agli acquisti degli alloggi al fine di salvaguardare meglio diritti e regole >>.